Branchetti dirige una piéce di Manfridi Nuova sfida registica per Francesco Branchetti, questa volta alle prese con un testo di Giuseppe Manfridi Una stanza al buio.

Un testo che esplora il noir con humor e ironia, rivisitato dall’attore e regista fiorentino, da sempre amante delle produzioni di Manfridi. Nel ruolo dei due personaggi la scelta è ricaduta su Alessia Fabiani e Claudio Zarlocchi, chiamati a interpretare una donna misteriosa e piena di sé (Alessia Fabiani) e un introverso scultore ansioso (Claudio Zarlocchi). A fare da cornice, una garconnière che diventa il luogo del delitto e spazio scenico che da vita a situazioni che oscillano tra il comico e il grottesco. Il regista non fa altro che restituire a questo testo il piacere di godere di due personaggi a loro modo complicati che si accompagnano in un viaggio fuori dall’ordinario.

Branchetti, che nel suo percorso artistico ha collezionato numerosi premi e vanta collaborazioni teatrali importanti, in cantiere ha diversi progetti, oltre questo spettacolo, come si evince da questa breve chiacchierata.

Come nasce la tua passione e come l’idea di questo spettacolo?

“La mia passione per il teatro di Manfridi ha una lunga storia, ho messo in scena tantissimi testi di Giuseppe da “Ultrà” a “Corale dell’attesa”, “Il persecutore”, “Tommy”, “Shakespeare Family”.“Una stanza al buio” l’ho incontrato per la prima volta quasi 20 anni fa e lo scorso anno abbiamo deciso di riportarla in scena. Mi auguro che finalmente quest’anno possa avere il successo e la lunga vita che tutti quanti ci auspichiamo; è un testo che ho amato per la sua complessità, per la perfezione drammaturgica e per la creazione di due protagonisti straordinariamente originali”

Complimento ricorrente?

“Spesso mi viene detto che riesco a costruire in maniera estremamente credibile personaggi apparentemente complessi e molto sfaccettati; credo sia il complimento più ricorrente oltre, forse, a quello molto gradito da me, di dare ai miei spettacoli tratti da testi contemporanei lo stesso respiro di quando porto in scena dei classici cosa a cui ambisco sempre”.

Progetti futuri?

“Sto lavorando a tre progetti che mi auguro possano vedere la luce prima dell’estate: due di matrice classica e uno tratto da un testo contemporaneo”.

Come vedi oggi cambiato il teatro ?

“Trovo che il teatro sia molto cambiato per quanto riguarda le istituzioni e l’attenzione che danno ad esso. Per quanto riguarda le produzioni, sono sempre più attente al mercato di quanto lo fossero prima. Credo che essenzialmente il teatro sia cambiato perché non ha più la libertà che aveva fino a 20 anni fa, per tutta una serie di motivi anche molto concreti; purtroppo deve confrontarsi con il mercato e in una maniera fortemente condizionante. Talvolta tutto questo rende molto difficile lavorare nella direzione di un teatro d’arte e di ispirazione sincera”.

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