Vivere il proprio tempo: oltre le crisi e gli slogan, per una visione d’insieme

La sfida dell’uomo politico, e dell’uomo in generale, è vivere il proprio tempo. L’azione, la scelta, sono sempre rivolte all’oggi, al momento attuale. Ciò suonerà scontato, eppure sembra che da un po’ si vada sbandierando immagini svuotate di senso, simboli morti, categorie inutili, magari trasposte maldestramente nel presente da un passato mitico in vista di un’idea di futuro vaga e confusa. Non mi riferisco soltanto alle ultime eclatanti esposizioni di simboli religiosi. Paradossalmente il vero dramma della politica attuale, nonostante il turbinio continuo di governi e colpi di scena compresa l’attuale crisi ferragostana, è il continuo stallo, dovuto a uno strutturale rifiuto del tempo presente, che è «alienato» e trasfigurato in sensazionali quanto sommari slogan o in vecchie e sbiadite ricette. Il tutto, appunto, nel segno di una alienazione, una astrazione dalla realtà concreta e vivente, in nome di un «punto di vista», di una parte, che pretende di detenere «la» soluzione, di incarnare l’Italia migliore.

Al contrario, appare ormai evidente per chi vuole leggere gli eventi con lucidità che il momento richiede un enorme sforzo di visione d’insieme, a livello nazionale e internazionale, visione che a sua volta non può prescindere da un passo indietro rispetto a faziose prese di posizione, una maggiore sensibilità e responsabilità rispetto al bene comune. Bene comune, cioè non quello che una parte ritiene sia il bene «generale», «dei più», o «dei migliori», ma ciò che è prioritariamente rivolto all’insieme, innanzitutto nel prendere le cruciali decisioni macroeconomiche e internazionali e nell’attenta revisione dei meccanismi democratici e dell’intervento dello Stato sul territorio.

Nel quadro attuale di alienazione generale della comunicazione politica, si pone dunque a tutti i cittadini che hanno a cuore la cosa pubblica e alle loro associazioni un compito particolare. Tale compito consiste nell’assumere quella visione d’insieme che riabiliti e rifondi la mediazione come stile fondamentale del fare politica, rilanciando un dialogo costruttivo fra tutte le forze ancora vive del Paese. Si sente la necessità di cambiare passo. Di decidersi per una visione condivisa quantomeno delle principali regole del gioco: delle riforme istituzionali, della visione di Europa, della legge elettorale e del senso dei partiti, del ruolo delle autonomie locali.

Questo compito è diretta conseguenza dell’eredità ideale della Costituzione, testo alla base della nostra Casa Comune, e non semplice allarmismo della contingenza. Occorre agire e compiere oggi ciò che naturalmente la nostra storia e il nostro convincimento ci suggeriscono.

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