Alessandro Bonomo, uno chef a km zero.

Ogni inizio racchiude in sé la fatica del fare un qualcosa di nuovo, che solo la costanza, la pratica e la passione renderanno, nel tempo più facile, espressione di un talento che sarà piano piano emerso. Ed è stato proprio così l’inizio professionale dello chef Alessandro Bonomo, che si accosta alla ristorazione per caso. Quattordicenne, natio dell’isola di Pantelleria, vuole conoscere e vedere il mondo che c’è al di fuori, e decide di intraprendere la scuola di alberghiero a Casa Santa Erice a Trapani. Una formazione che lo impegnerà moltissimo, tra la scuola e le stagioni di pratica che svolgerà a Pantelleria. Un’esperienza, che lo porterà, soprattutto nei primi anni a fare turni in cucina di 12 ore, a pulire tonnellate di pesce, presso chef che insegnavano tanto, ma che nello stesso tempo pretendevano molto. Un gavetta, dunque, molto dura.

Le cose pian piano, però, prendono una piega diversa, verso i 17 anni, e al duro lavoro, prettamente esecutivo, si sostituisce la fase di creazione dei suoi primi piatti, la fase dei primissimi progetti di ristorazione.

Finita la scuola, e conseguendo il diploma di Tecnico di Servizi Ristorativi, Alessandro lavora un anno al ristorante la Risacca, a Pantelleria, per poi fermarsi un anno per il militare. Dopo un altro anno a Pantelleria come chef di cucina, decide di trasferirsi a Roma per cinque anni dove lavorerà presso ristoranti, come il Paris e il Retrò. Da lì, la voglia di fare sempre più esperienza, e di arricchirsi professionalmente, lo spinge ad andare fuori dell’Italia e specificatamente in Spagna, dove in un primo momento lavorerà presso location italiane, ma poi imparata la lingua, si cimenterà nelle realtà locali, per far sue la cucina internazionale e quella spagnola. Dopo questa esperienza molto formativa, sia a livello personale, perché lontano da casa, sia a livello professionale perché inserito in altre realtà culinarie, Alessandro decide di ritornare a Pantelleria. Qui la famiglia dispone di terre e vigneti che lo chef decide di estirpare e reimpiantare con 7.000 piante di zibibbo, per dare vita ad una produzione a km zero. Contemporaneamente apre il ristorante Zubebi all’interno di un resort. Qui Alessandro darà largo sfoggio della sua creatività e del suo attaccamento alla tradizione e ai prodotti della sua terra, che devono essere portati in tavola, seguendo la loro stagionalità, per avere sempre prodotti di alta qualità. Una cucina, dunque, a km zero rivisitata e molto curata. Ma l’animo di Bonomio è inquieto, alla ricerca di un qualcosa che lo faccia meglio identificare con la sua identità, che non riesce a stare nei canoni, pronto a cimentarsi in qualcosa sempre di diverso e stimolante. Sarà così che, dopo qualche anno approderà al suo nuovo progetto, un working in progress, che si chiama Udde, cucina itinerante, dove la cucina viene appunto portata in giro, a casa, per far provare a chiunque lo voglia delle esperienze culinarie a domicilio. Un progetto che parte dalla terra e si miscela con la cucina, per poterla trasmettere attraverso i piatti a tutti coloro che ne vogliono fare esperienza. Un modo, anche per poter raccontare l’isola nei suoi prodotti e nelle sue peculiarità.

uliarità.

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