IL PROGETTO DEL NUOVO STUDIO DI RAI NEWS 24 DI RENZO PIANO E ALVISI KIRIMOTO

Renzo Piano e Alvisi Kirimoto disegneranno la nuova scenografia dello studio televisivo di Rai News 24, il canale della Rai che trasmette notizie nel decorso dell’intero giorno, presso la sede di Saxa Rubra a Roma.

Il progetto, la cui creazione è attesa per la fine del 2022, è una rivisitazione in stile contemporaneo, diretta a dare agli ambienti esistenti un nuovo aspetto totalmente funzionale ed a interpretare le necessità sempre più tecnologiche dei media. Gli interni si evolvono architettonicamente nell’odierno scenario multimediale e vogliono far sentire al pubblico, attraverso componenti semplici e materiali naturali, il lavoro dell’informazione, che sta dietro ad ogni notizia divulgata. Dinamici e flessibili, gli interni progettati da Renzo Piano e Alvisi Kirimoto, determinano gli studi di Rai News 24 come punto centrale nella sfera dell’informazione e della comunicazione. Lo studio si identificherà in un “laboratorio dell’informazione”, per usare l’espressione di Renzo Piano. Il luogo per conduttrice o conduttore del telegiornale sarà accanto a quello della redazione, che continuamente fornisce le notizie da illustrare e trasmettere ai telespettatori.

“La Rai si rinnova migliorando i suoi programmi, ma adeguare la televisione a un’epoca di innovazione tecnologica significa anche dotarla di spazi e studi televisivi all’avanguardia”, ha dichiarato Carlo Fuortes, Amministratore Delegato Rai.

Il progetto si incentra, infatti, sull’elemento primario dello specchio, il quale attraverso la sua semplicità, ha il ruolo di riflettere quello che generalmente viene nascosto agli occhi dei telespettatori. Il suo contorno, una scatola neutra totalmente rivestita in legno dai profili lineari ed essenziali, è teso ad ottimizzare gli strumenti e chi lavora nel mondo dell’informazione. La visuale preminente è verso la parete di fondo che da sulla newsroom individuabile solo mediante un vetro vicino lo specchio. Esso è collocato sul retro della scrivania multimediale, alle spalle dei giornalisti che presentano i notiziari, e può essere schermato da un Led wall scorrevole, che rende possibile la variazione delle inquadrature. Lo studio di Rai News, è grande circa 220 metri quadrati e comunica con una newsroom che ne misura 100. In relazione al progetto di Renzo Piano e Alvisi Kirimoto, nelle pareti saranno posti schermi appunto detti “Led wall” per 50 metri quadrati totali. Essi riprodurranno immagini coordinate da un sistema informatico, il mediaserver, 4K. In tutti e due gli spazi, l’illuminazione verrà somministrata da proiettori a led, circa 100 e le riprese saranno attuate da 6 telecamere di ultima generazione. Il Led wall, di fronte allo specchio, in formato 16:9, è attaccato in graticcia e controventato a terra con una guida nascosta nel pavimento, lo scorrimento si ha in virtù di un motore integrato al telaio. I Led wall laterali, invece, scorrono orizzontalmente su binari retrostanti la quinta di legno, e fanno intendere i due tagli sulla superficie delle pareti. La scrivania, un piano dal design minimal che si sviluppa in senso longitudinale, è formata da tre parti: la principale da cui si conduce il telegiornale, e due sezioni laterali mobili per ospiti e rubriche. Le tre parti sono state, in senso logico, disegnate tramite lo stesso idioma formale, con una struttura in ferro e il piano in legno; analoghi ai banconi di un laboratorio sono caratterizzate da ruote, che consentono l’adattamento alle svariate configurazioni ed esigenze del programma. Nel piano sono inseriti i monitor e tutte le apparecchiature e i dispositivi operativi dei giornalisti. Ma il fatto più rilevante, è quello che i conduttori saranno fisicamente più vicini alla redazione, che, come già detto, a flusso continuo fornisce le notizie.

“Uno studio televisivo è solo una piccola parte di tutto quello che c’è dietro. In realtà dietro c’è una redazione, ci sono centinaia di giornalisti che viaggiano per il mondo, che vanno a raccogliere notizie. L’idea è di fare sentire un po’ di più di questo mondo, dando un po’ di più l’aspetto di laboratorio, di luogo di lavoro. E’ importante che il luogo di lavoro somigli alle persone, c’è una bella simmetria, una bella somiglianza fra il luogo di lavoro e le persone che in quel luogo lavorano. I luoghi sono specchi delle persone che ci lavorano”. Asserisce Renzo Piano.

L’operazione sullo studio di Rai News 24, determina l’inizio di un adeguamento aggiuntivo per i bisogni di un’informazione che cambia la più ampia sede della Rai nella capitale italiana.

“Rai News è stato il primo canale nazionale all news. E’ un laboratorio della notizia, dove i giornalisti, la redazione e gli operatori che lavorano dietro le quinte, sono gli artigiani che confezionano i contenuti multimediali e li mettono a disposizione del pubblico. Quello che viene visto sullo schermo è solo un’infinitesima parte di ciò che c’è dietro una macchina creativa in costante attività. Per questo motivo, l’idea alla base delle scenografie per gli studi di Rai News 24 è quella di svelare ciò che avviene al di là della telecamera”. Chiariscono gli architetti Massimo Alvisi e Junko Kirimoto

Dopo dieci anni di collaborazione con architetti internazionali come Renzo Piano, Massimiliano Fuksas e Oscar Niemeyer, Massimo Alvisi e Junko Kirimoto, fondano nel 2002 l’ufficio di architettura Alvisi Kirimoto + Patners. Nel 2008 lo studio si tramuta in una società di Ingegneria a cui si associano Alessandra Spiezia e Arabella Rocca. Lo studio si dedica oggi al project management per lo studio OMA di Rem Koolhaas per il progetto di riqualificazione dell’area degli ex-Mercati Generali a Roma e per la Fondazione Prada a Milano e ha da poco concluso il project management per il progetto della cantina Rocca di Frassinello a Gavorrano (Grosseto), per lo studio RPBW di Renzo Piano. Tra i più importanti lavori in corso di realizzazione ricordiamo: la Spa -Tenuta di Carma a Civita di Bagnoregio e gli interni del nuovo Teatro Alexandrisky a San Pietroburgo.

Fra i più famosi e importanti architetti dell’età contemporanea, Renzo Piano, nasce a Genova nel 1937, da una famiglia di costruttori edili. Ottiene il Diploma di Maturità Classica, per poi laurearsi in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 1964. Ma già lungo gli anni della formazione, crea collaborazioni con Franco Albini, 1960-1964, rappresentante del Razionalismo italiano che lo avvia all’analisi scrupolosa del dettaglio architettonico, e Marco Zanuso. Finita l’esperienza nel capoluogo lombardo, Renzo Piano si trasferisce negli Stati Uniti e, tra il 1965 e il 1970, collabora con Louis Kahn a Filadelfia, realizzando nello stesso periodo stretti rapporti con l’ingegnere polacco, emigrato a Londra Zygmunt Stanislaw Makowski, pioniere nell’applicazione delle cosiddette “space structures”. L’esperienza seguente di Londra sarà decisiva per la sua formazione, in quanto gli viene conferito da Jean Prouvè l’incarico di presidente della commissione del progetto del Centro Georges Pompidou, per la sua costruzione con Richard Rogers e Gianfranco Franchini. Il progetto viene scelto fra centinaia di proposte di tutto il mondo, ed è ancora adesso un modello rivoluzionario e grandemente innovativo del movimento high-tech. Il sodalizio fra Renzo Piano e Richard Rogers, suo primo partner nella “Piano&Rogers”, si avrà dal 1971 al 1977. La loro collaborazione, infatti, si interrompe simultaneamente con la relazione che l’architetto genovese crea con l’ingegnere inglese Peter Rice durante la fondazione dell’”Atelier Piano&Rice”, 1977-1981, a cui segue l’apertura del “Renzo Piano Building Workshop”, ancora oggi nome del suo studio fondato a Genova nel 1985, con successive sedi a Parigi e Osaka, in cui sono presenti architetti, ingegneri e progettisti, per un criterio metodologico e progettuale condiviso e multiforme.

Dal Padiglione italiano dell’Expo ’70 ad Osaka, al già citato Centre Pompidou di Parigi, 1977, sono tantissimi i lavori più rappresentativi attuati con il suddetto studio, e molte delle sue opere sono in Italia: lo Stadio di Bari, 1989; il Lingotto di Torino, 1994; le stazioni della metro di Genova “Principe”; “Darsena”, “Brin” e “Dinegro”, 1983-2003; l’Auditorium Parco della Musica a Roma, 2002; la Chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, 2004; il centro Multiservizi “Vulcano buono” di Nola, 2007; e altre ancora. Ricordiamo inoltre la realizzazione del New York Times Building, progetto approvato nel 2001, sempre riguardante il tema della comunicazione, un grattacielo trasparente e aperto alla città, una presenza leggera e vibrante. Dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, nell’agosto del 2018, Renzo Piano ha donato alla sua città natale il nuovo progetto del nuovo ponte sul Polcevera, ora in costruzione. Fra i progetti più recenti: l’Istanbul Modern Museum, in corso di edificazione dal 2016; il Tribunale di Parigi, terminato nel 2018; l’Academy Museum of Motion Pictures a Los Angeles, il più grande museo del mondo riguardante l’arte cinematografica; il Whitney Museum di New York, l’ospice pediatrico di Bologna ecc.

Il celebre architetto è stato insignito dei più prestigiosi premi internazionali, egli è stato visiting professor alla Columbia University di New York, alla facoltà di Architettura di Oslo, al Central London Polytechnic e alla Architectural Association School di Londra.

Renzo Piano è inoltre il primo italiano inscritto nella rivista Time, nella sua nota classifica delle cento persone più influenti nel pianeta, 2006, è ambasciatore dell’Unesco dal 2007 e senatore a vita dal 2013.

In modo concorde la sua architettura non è riconducibile ad alcuna scuola, corrente o stile: la sua idea progettuale “non appoggia su una teoria, bensì su una maniera di porsi rispetto al progetto, con una costante interazione tra aspetti costruttivi (tecnologici, scientifici, produttivi) e contenuti poetici”. (Fiocchi)

Come ha avuto modo di dichiarare durante una lectio magistralis, Piano traduce l’architettura come: “l’arte di dare rifugio alle attività dell’uomo (…) l’arte di costruire la città e i suoi spazi, come le strade, le piazze, i ponti, i giardini. E dentro la città, i luoghi di incontro. Quei luoghi di incontro che danno alla città la sua funzione sociale e culturale. Ma naturalmente non è tutto. Perché l’architettura è anche una visione del mondo. L’architettura non può essere umanista, perché la città con i suoi edifici è un modo di vedere, costruire e cambiare il mondo”.

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