La Bernstein School of Musical Theater di Shawna Farrell: da allievi ad artisti con studio, impegno e passione

Con oltre 25 anni di attività alle spalle, la Bernstein School of Musical Theater di Bologna è considerata ad oggi una delle più rinomate scuole di formazione di musical d’Italia. Sicuramente avere la sede operativa in una delle città più culturalmente vivaci e accademicamente valide dello Stivale ha fornito il giusto impulso, e ha messo in contatto questa prestigiosa scuola con realtà come il DAMS (il corso di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo più rinomato d’Italia) e con il Conservatorio di Musica “Giovan Battista Martini”. Ma è merito della mente empatica e imprenditoriale di Shawna Farrell, la fondatrice e tuttora direttrice della BSMT, che fin da subito ha lavorato per costruire un progetto che raggiungesse il massimo livello possibile e ha fatto in modo che la sua idea di scuola multidisciplinare per formare giovani talenti nell’ambito del musica theater diventasse, col passare del tempo, una vera e propria fucina di artisti. In un settore competitivo come quello dello spettacolo dal vivo, gli ex allievi della Bernstein riescono sempre a distinguersi con successo e a diventare professionisti affermati. Ma cosa ha spinto la Farrell ha fondare proprio qui la scuola e com’è cambiata negli anni la sua “creatura”? Lo abbiamo chiesto direttamente a lei…

«Sembra tanto tempo fa che abbiamo celebrato i nostri 25 anni di attività insieme a tutti i nostri allievi, a tantissimi ex allievi e alla città di Bologna. Bei ricordi. Perché ho incominciato? Ho visto che non esisteva niente di simile in Italia all’epoca e, dopo aver condotto una Masterclass di canto con una classe di giovani attori nel 1992, usando scene tratte da musical per il repertorio – cantato, ballato e recitato – tutti noi coinvolti abbiamo pensato che sarebbe stata un’ottima idea provare a istituire una “scuola di musical” (questo è stato anche il nome della scuola nel 1993, il primo anno). I cambiamenti sono stati tanti, ovviamente, siamo molto cresciuti e ormai abbiamo una sede bella e spaziosa. Gli allievi, che un tempo avevano dai 23 anni in su, adesso arrivano appena finito il liceo, per cui molto più giovani e senza esperienza di vita alle spalle. Questo fa sì che diventi più difficile per loro affrontare la scuola perché, non soltanto sono in un vortice di lavoro, ma per molti di loro è la prima volta che si trovano fuori casa, con tutti i problemi che questo comporta. Ma c’è un lato positivo: cominciando presto sono più malleabili e, finendo quando sono ancora abbastanza giovani, possono permettersi, volendo, di fare ulteriore training all’estero».

A chi sono rivolti i corsi triennali professionali e a chi quelli di Alta Formazione e qual è il loro scopo?

«Il corso triennale è rivolto a giovani talenti che vogliano formarsi con un giusto e intenso training per fare questo mestiere. Invece l’alta formazione è rivolta a persone che hanno già avuto un percorso formativo, come per esempio il nostro corso triennale o un training analogo. Oppure persone che sono già sul palco da tempo e che vogliano fare un periodo “rinfrescante” di ulteriore training. Comunque – per intenderci – è per persone con esperienza, non amatori o persone senza una formazione già intensiva».

Qual è il profilo dell’allievo “ideale” della BSMT? Quali sono le principali qualità richieste per essere selezionato e poi portare a termine il percorso di studi?

«L’allievo ideale è una persona con talento naturale o già con training in una o più delle tre materie (canto, danza, recitazione). Una persona forte fisicamente e psicologicamente, considerando le richieste di cui sarà “bombardato” sia durante i tre anni di formazione che nella vita artistica una volta fuori dall’accademia. Una persona che ama davvero quello che fa: senza questo ingrediente basilare sarà difficile fare tutto il resto».

Cosa consiglia ad un giovane che voglia intraprendere come professione uno dei mestieri dello spettacolo?

«Di amare alla follia lo “stare sul palco” e sentire una vera spinta che parta dalla pancia per essere “lì”. Questo conta, qualche volta, più del talento perché è ciò che dà lo stimolo ad andare avanti anche nei periodi più difficili, intensi o stressanti».

Come valuta i talent show televisivi che promettono alta formazione e fama?

«I talent show hanno la loro utilità se un ragazzo è già a un buon punto del suo training o è uno di quei talenti di così grande di natura che, comunque, “spacca” con o senza formazione (e ce ne sono). Così queste persone hanno una visibilità immediata ed enorme che altrimenti non avrebbero. Non sono d’accordo, invece, sui reality show che promettono formazione, che in verità non danno, per poi sfruttare i tanti meravigliosi talenti in cambio di un momento di gloria per i partecipanti. Purtroppo, per la maggior parte, questi ragazzi sono dimenticati quasi subito dopo aver finito la trasmissione e non hanno un vero percorso con cui andare avanti».

Qual è il suo rapporto con i social network – che molti artisti emergenti utilizzano per far conoscere i propri lavori – e secondo lei sono un mezzo efficace per farsi notare?

«Non sono molto “computer savvy” – sono assolutamente indietro con tutta la tecnologia di oggigiorno e, lo confesso, sono anche abbastanza intimidita da tutto ciò! Comunque mi rendo conto della grande importanza di utilizzare i social per promuovere “il prodotto” e che è necessario sfruttarli. La BSMT è molto attiva sui social e attualmente stiamo approfondendo l’argomento per utilizzarli ancora di più. Usati con intelligenza sono un’arma molto importante, basta non postare cose di cui un domani ci si potrebbe pentire e mi rendo conto che, sì, sono da utilizzare senza dubbio per i giovani speranzosi di oggi».

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