Eventi Culturali intervista Marina Piranomonte, direttore delle Terme di Caracalla

Un grande complesso polivalente, un insieme di edifici legati dal bisogno molto romano di esaltare la cura del corpo, lo sport e la cultura. Le Terme di Caracalla non sono soltanto acqua, intesa nel senso moderno del termine “termae”: Frigidarium, Laconica, Caldarium e Natatio, ma anche palestre, biblioteche, luoghi d’incontro ed esercizi commerciali. Un vero e proprio piccolo mondo, una cittadella attiva e aperta gratuitamente al popolo di Roma. Noi di Eventi Culturali abbiamo avuto il privilegio di visitare le Terme di Caracalla in compagnia del direttore di questo importante sito, la dottoressa Marina Piranomonte, per parlare di archeologia, tutela dei beni culturali e anche qualche curiosità.

“Custode dell’antichità”: in questo modo la dottoressa si autodefinisce, affrontando quotidianamente il gravoso compito di direttore di un sito archeologico di tale importanza. Un singolo tassello nel grande mosaico dei beni culturali di una città come Roma: un impegno vissuto con passione, forza ma anche umiltà. Al centro, sottolinea la dottoressa Piranomonte, la necessità di far parlare l’archeologia per renderla accattivante per le nuove generazioni ed offrire modi sempre nuovi di raccontare i monumenti e i grandi uomini del passato. Attenzione, siete avvertiti: mai dimenticare la cura delle fonti e l’attenzione all’attendibilità storica. In questo mondo sempre più Instagram e anglicizzato, è necessario che almeno i custodi dell’antichità utilizzino i termini latini e greci, non abbandonandosi ad una esagerata semplificazione che ha il risultato finale di appiattire la conoscenza. Quanto detto, si può osservare grazie al percorso in realtà virtuale, un viaggio in 10 tappe con ricostruzioni filologiche curate per la parte scientifica da Marina Piranomonte. Un cammino che, passeggiando tra le vestigia lasciateci dai Severi, permette di vedere con i propri occhi, tramite i visori smartphone, le terme al momento della loro inaugurazione, nel 216 d.C.: l’Apodyterium (lo spogliatoio), la Natatio (la grande piscina scoperta), le palestre e il percorso sotterraneo. Altro aspetto interessante è la possibilità, grazie alle ricostruzioni digitali, di conoscere la storia di alcune statue e apparati decorativi che un tempo adornavano le terme e che oggi rappresentano i pezzi forti di importanti collezioni al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e alla Reggia di Caserta.

“Sensibile Ambientale” di Mauro Staccioli e “Caracalla: sogno di una notte di fine estate”: arte contemporanea che dialoga con i grandi spazi delle terme e visite serali al chiaro di luna. L’estate si è da poco conclusa ed ha visto le terme protagoniste grazie a questi eventi. E’ tangibile nella direzione di Piranomonte la necessità di rendere un sito archeologico di questa importanza vivo e accessibile ad ogni tipo di visitatore, rinnovandosi continuamente e offrendo sempre proposte fresche.

La dottoressa Marina Piranomonte ci spiega poi che l’archeologia deve sapersi muovere anche in mancanza di fonti certe, costruendo ipotesi direttamente dallo studio del sito archeologico. Si tratta di un discorso molto interessante, che trova un suo esempio pratico nei ritrovamenti di via Capoprati a Ponte Milvio, presentati al pubblico lo scorso luglio. Un lussuoso pavimento in opus sectile, una grande aula absidata di periodo imperiale, due strutture circolari e un’area di sepoltura. Non siamo in possesso di testi, riferimenti o iscrizioni che ci aiutano a decifrare il sito, che rimane così di difficile interpretazione. Le ipotesi al vaglio parlano di una ricca villa suburbana oppure di un luogo di culto cristiano. Sicuramente una stratificazione archeologica eccezionale, situata in una

posizione dove probabilmente non sarà possibile estendere gli scavi. Stiamo parlando di un tratto posizionato, infatti, praticamente sotto il trafficato Lungotevere Maresciallo Diaz. Un luogo assolutamente non privo di importanza storica: proprio a due passi dal sito, nel 312 d.C., si è svolta la Battaglia di Ponte Milvio. Considerando tale fatto, la dottoressa Piranomonte, direttore scientifico dello scavo, non esclude l’affascinante possibilità che si tratti dei resti di un monumento posto a memoria della battaglia combattuta appunto tra Massenzio e Costantino I, fondamentale per la futura diffusione del Cristianesimo a Roma e in tutto il mondo allora conosciuto. Una chiave di volta per l’impero Romano e per l’epoca tardo antica. Un edificio celebrativo simile quindi negli scopi a quello di Malborghetto, l’arco tetrapilo, poi divenuto nel medioevo una fortezza, eretto nel luogo dove le truppe di Costantino I si accamparono in attesa dello scontro con Massenzio.

Si tratta senza dubbio di una suggestione ricca di fascino che si unisce anche geograficamente ad un’altra notizia che vede la dottoressa Piranomonte impegnata in prima linea, in questo caso come responsabile scientifico: la riapertura al pubblico, dopo un lungo restauro, dei Mausolei di Saxa Rubra, nel dettaglio quello dei Nasoni scoperto nel 1674, e quello di Fadilla venuto alla luce solamente nel 1923 e conservato perfettamente. Gli importanti ritrovamenti di Via Capoprati a Ponte Milvio e la riapertura dei Mausolei di Saxa Rubra permettono così una riflessione: anche se nell’immaginario collettivo la via Flaminia, antica via consolare che collegava l’Urbe a Rimini, oggi sembra ben lontana dai fasti della monumentale via Appia, in realtà la sua importanza in epoca romana non era inferiore alla più celebre Regina Viarum. L’ingrandimento della città verso Nord, la speculazione edilizia ed una minore attenzione al patrimonio storico in quest’area, hanno nel dopoguerra in larga parte nascosto la ricchezza archeologica della via Flaminia. Notizie di questo tipo quindi servono anche a far conoscere ai cittadini di Roma un patrimonio archeologico spesso nascosto alla vista e situato al di sotto delle abitazioni odierne, ma non per questo di secondaria importanza.

Spostandoci su un piano più personale, abbiamo poi chiesto al direttore di raccontarci un suo sogno nel cassetto. La dottoressa ci ha parlato così della sua passione per la scrittura, naturalmente di taglio storico-archeologico. Per il futuro il desiderio di dedicare tempo alla stesura di saggi su alcuni argomenti da lei preferiti: come il culto di Mitra e Anna Perenna, o più in generale sul periodo storico più amato, quello tardo antico. Un epoca di transizione e mescolanza di religioni e culture, a cavallo tra fine dell’Impero Romano e Regno longobardo, culti orientali e fasti bizantini. Un epoca ricca di fascino e per alcuni tratti ancora poco conosciuta: mentre le concezioni figurative ellenistiche stavano scomparendo e il cristianesimo non aveva ancora avuto il sopravvento finale, il mondo allora conosciuto stava cambiando ed era interessato da un grande sincretismo culturale.

Concludiamo la nostra piacevole conversazione con un monito: nei siti archeologici italiani abbiamo bisogno di più donne come Marina Piranomonte. La sensibilità e la precisione femminile è in grado di vedere cose che gli uomini talvolta tralasciano, una vitalità diversa in grado di lasciare il segno in un sito come le Terme di Caracalla. Noi di Eventi Culturali siamo rimasti positivamente impressionati dalla forza della dottoressa Piranomonte: una donna al servizio dell’archeologia

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