C’era una volta a… Hollywood; il nono film di Quentin Tarantino

Debutta ufficialmente oggi in tutti i cinema italiani il nono fim di Quentin Tarantino intitolato C’era una volta a… Hollywood.

In questa nuova pellicola (nel vero senso della parola, il film è sato girato in pellicola Kodak 35 mm) il regista sceglie come ambientazione la Los Angeles della fine degli anni Sessanta, in cui la città riversa nel pieno del fervore della rivoluzione hippy. I protagonisti della vicenda sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), un noto attore ex-protagonista di uno show televisivo western seguitissimo, e la sua controfigura (ma anche miglior amico e autista tuttofare) Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno affrontando la fase di declino della carriera nel (vano) tentativo di accettare il proprio destino.

Parallelamente a questa storia, si sviluppa una delle vicende più tragiche e indimenticabili della storia americana – non provenienti dalla mente del regista – quella degli omicidi di Charles Manson e della sua Family. Roman Polański e sua moglie Sharon Tate sono infatti da poco diventati i vicini di casa di Rick, che però non li ha mai formalmente conosciuti. Il film segue la loro storia principalmente dal punto di vista della donna, mostrando gli eventi che hanno portato al cruento epilogo.

La spettacolarizzazione che conosciamo di Tarantino molto spesso ci porta fuori strada. Perché? Semplicemente ci fermiamo davanti all’estetica dell’immagine, del “bello” in quanto risultato di soluzioni formali. Stavolta non è così. Con questo film l’autore apre le porte della cultura degli anni Sessanta, analizzandola da ogni punto di vista, soprattutto quella dell’industria cinematografica e televisiva.

Tarantino prende prende per mano lo spettatore e lo accompagna in un viaggio lungo (molto vicino alle tre ore) prendendosi tutto il tempo necessario per far entrare il pubblico nel mood americano e soprattutto nelle storie che sembrano non toccarsi per nulla finché non accade qualcosa.

In questo film non manca la violenza, la volgarità, lo stile di Tarantino, il foot fetish. Nonostante tutto è un film diverso, innovativo e soprattutto il più personale del regista. E’ un omaggio al cinema italiano, a Sergio Leone, specialmente Sergio Corbucci. Da sempre Tarantino è stato interessato agli spaghetti western all’italiana, all’horror e si, anche ai piedi. In questo film troviamo quasi 10 minuti di inquadrature in cui figurano piedi (perlopiù scalzi e sporchi).

C’era una volta a… Hollywood è un atto d’amore puro verso il cinema in generale, verso l’America, verso la libertà. Questo è uno di quei film che rimarranno impressi nella Storia del Cinema di cui sentiremo ancora parlare per molto, molto, molto tempo. Grazie a Tarantino per questo atto d’amore.

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