Calabria Pride 2014, orgoglio e molto altro!

Il Gay Pride è uno di quegli eventi ai quali ci siamo abituati. Le città italiane ospitano regolarmente le giornate dell’orgoglio omosessuale tra giugno e luglio per ricordare quando, nel lontano 1969, gli avventori del locale newyorkese Stonewall Inn si ribellarono alla continue perquisizioni della polizia. Durante gli scontri del 27 giugno nacque il movimento di liberazione omosessuale e con esso il concetto di orgoglio gay. A distanza di tanti per la prima volta anche la Calabria ha deciso di festeggiare i propri giorni dell’orgoglio. Il 19 luglio a Reggio Calabria c’è stata un’affollata Gay Parade – 5000 i partecipanti, secondo le stime degli organizzatori – che ha attraversato tutto il centro cittadino. L’evento è stato anticipato da una serie di iniziative durate una settimana. Ad organizzare il tutto, l’Arcigay reggina I due mari e il suo Presidente Lucio Dattola, coadiuvata dai coordinamenti territoriali Kaleidos di Catanzaro e Eos di Cosenza. Noi ci siamo ora i diritti!, questo lo slogan scelto per la manifestazione e che campeggiava in testa al corteo. Con il Calabria Pride si è scelto tra l’altro di chiudere l’Onda Pride del 2014. Si è visto sfilare insieme alle bandiere arcobaleno anche il Gonfalone della città. Tra i partecipanti c’erano Flavio Romani, Presidente dell’Arcigay nazionale, Vanni Piccolo, calabrese e decano della battaglia di liberazione lgbt, Porpora Marcasciano, Presidentessa del MIT (movimento identità transessuale). Il significato di quest’evento, tanto più pregnante perché in Calabria una cosa del genere non s’era mai vista prima, travalica le tradizionali e irrisolte rivendicazioni dei movimenti lgbt italiani. Come hanno dichiarato diversi attivisti a giornali e televisioni, si è voluto chiaramente dire al mondo che la Calabria non è solo quella Regione d’Italia dove, durante le processioni religiose, le statue della Madonna fanno l’inchino davanti alle case dei boss. La Calabria, spesso dipinta come una realtà arretrata e pervasa dalla malavita, ha voluto dar prova di essere un luogo dove si può portare in piazza la propria diversità. “Finalmente”- ha detto Vanni Piccolo – “stiamo scrivendo una pagina importante di storia, non solo calabrese, che metterà la parole fine alla solitudine, alla clandestinità, alla paura di essere riconosciuti che da sempre mortifica la nostra gioia e la nostra libertà di essere.” Parlare di diritti negati in una regione dove è proprio lo Stato di diritto che fatica ad imporsi di fronte alla violenza della ‘ndrangheta rappresenta senza dubbio uno straordinario passo avanti. Rappresenta anche un segnale che tutti – partiti politici, Governo, Chiesa cattolica – dovrebbero cogliere e saper leggere nell’ottica di una richiesta di modernizzazione e di legalità che, partendo dalla rottura del muro di silenzio e di ignoranza, può finalmente minare l’omertà e la paura di cui la criminalità organizzata si alimenta. La chiusura della manifestazione, che ha avuto luogo nella splendida Arena dello Stretto, è stata affidata alle parole degli organizzatori che si sono dati appuntamento per l’anno prossimo. L’auspicio è che presto si intervenga sul piano legislativo riconoscendo diritti dei singoli e delle coppie che già esistono in tutta la realtà nazionale.                

 

 

Pasquale Musella

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