Il Veneto nel cinema degli ultimi 20 anni

“La giusta distanza. Il Veneto nel cinema. Foto di scena dal 2000 al 2020”: così è intitolata la mostra a cura di Marco Segato e Massimo Calabria Matarweh allestita nelle sale del Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme e visitabile nella cittadina termale di Abano, in provjncia di Padova, fino al prossimo 9 novembre. Le protagoniste, si legge nel comunicato stampa, della mostra sono le foto di scena alle quali, proprio come nel cinema, si applica la regola della “giusta distanza”. Un duplice sguardo, in sintesi, «Uno teso a cogliere, nell’atto stesso della messa in scena, la forma dell’intenzione quale si manifesterà appieno al momento della proiezione. E uno teso a fissare, a documentare le cose reali con le quali si fabbrica la finzione filmica: la macchina produttiva, il set, i corpi degli attori, i costumi, architetture e arredi», come spiega nel suo saggio critico Antonio Costa.

Il parallelismo prosegue anche con il tema della rassegna, anch’esso dalla duplice valenza: Il cinema che si fa nel Veneto e dentro il territorio e i film nei quali il legame con la regione è di tipo esclusivamente territoriale, ovvero girati in Veneto ma capaci di offrire importanti spunti e di proiettare la mostra in un contesto più ampio e prestigioso, di carattere nazionale. «L’appuntamento a Villa Bassi Rathgeb – sottolinea nel comunicato stampa Cristina Pollazzi, Assessore alla Cultura di Abano Terme – accende i riflettori sul nostro territorio e sulle sue ricchezze artistiche, architettoniche e culturali, portando in luce le sue tradizioni e le sue peculiarità. Un’occasione davvero unica per far conoscere non solo agli abitanti del luogo ma soprattutto a tutti gli italiani che ancora non sono venuti in Veneto e ai numerosi turisti stranieri che del nostro paese apprezzano il patrimonio storico e geografico, le nostre città e nostri paesi, invitandoli così alla scoperta e a toccarne con mano l’ospitalità».

Un viaggio quindi che si muove tra cinema e fotografia, popolato da registi e fotografi di scena che hanno segnato la storia del cinema italiano ma anche da autori più giovani, che pure evidenziano una personalità ben definita. Uno spazio particolare è inoltre, dedicato ai registi e dai fotografi veneti il cui sguardo ha visto negli ultimi anni un avvicendarsi generazionale particolarmente dinamico. Se i nomi dei registi sono generalmente noti, le grandi firme che hanno segnato il panorama della fotografia di scena non godono della stessa, meritata, fama. D’obbligo dunque ricordare i nomi di spicco presenti in mostra quali Philippe Antonello, Chico De Luigi, Sergio Variale, Fabrizio Di Giulio, Monika Bulaj e con loro i padovani Giovanni Umicini, storico collaboratore di Carlo Mazzacurati, Massimo Calabria Matarweh e Simone Falso, entrambi attivi con Jolefilm.La scelta del titolo, quella “giusta istanza” che di primo acchito sembrava quasi una forzatura, ora è del tutto chiara. Non solo vuole essere un dichiarato omaggio al cinema di Carlo Mazzacurati, ma vuole anche evidenziare l’attenta scelta delle opere selezionate. Film che attraverso la ricerca costante di una prospettiva di racconto e della calibratura dello sguardo – ora più vicino, ora più lontano – hanno disegnato luoghi, storie e vicende capaci di parlare con il Veneto e del Veneto, dando vita un cinema che ha saputo trovare una propria voce, forte e personale, in grado di superare i confini territoriali.

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