La bellezza della poesia ermetica

Il termine Ermetismo è oggi usato dalla critica letteraria per indicare un gruppo di poeti legati da una comune poetica, attivi tra gli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta del Novecento soprattutto a Firenze.

Il termine Ermetismo venne usato per la prima volta in senso spregiativo dal critico Francesco Flora, che in suo saggio del 1936 appunto La poesia ermetica, accusava alcuni giovani poeti che si ispiravano al Simbolismo e a Ungaretti di coltivare una poesia oscura e complessa da risultare incomprensibile. L’aggettivo ermetico significa “chiuso” e, al tempo stesso, fa riferimento agli scritti ermetici.

Le prime raccolte che si possono collegare al genere letterario dell’Ermetismo sono Oboe sommerso di Salvatore Quasimodo e L’isola di Alfonso Gatto.

I poeti ermetici affidano alla poesia la ricerca delle più profonde verità spirituali dell’esistenza.

La poesia è per gli ermetici un’esperienza interiore e privata, nel tentativo di cogliere il mistero della vita e di svelare il suo senso segreto.

L’idea della poesia si accompagna negli ermetici al rifiuto dell’impegno politico e sociale e a una sostanziale indifferenza verso le vicende storiche contemporanee. Le poesie ermetiche si concentrano sull’individualità del soggetto, sui temi della memoria e dell’assenza e sull’evocazione di paesaggi indeterminati.

Questo tipo di poesia tende ad esprimersi in forme elaborate e complesse e si rivolge a un pubblico ristretto ed elitario. Sfruttando al massimo le potenzialità evocative del linguaggio, gli ermetici tendono a una forma espressiva sintetica, alla ricerca dell’essenzialità e della purezza nel tentativo di tradurre in parole verità inesprimibili.

Gli ermetici, riprendendo in parte la teoria della “parola pura” elaborata da Ungaretti, fanno uso di frequenti analogie, spesso di difficile interpretazione, come pure di sinestesie e metafore.

La loro ricerca espressiva si concentra sul singolo termine, isolato attraverso l’uso degli spazi grafici e l’abolizione degli articoli.

Sul piano metrico, i versi sono liberi ma spesso anche endecasillabi; lo schema delle rime non è vincolante, ma assai controllato è il gioco dei richiami sonori (come l’allitterazione) che assumono valore simbolico.

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