MASSIMILIANO FUKSAS: ARCHITETTO, URBANISTA, DESIGNER.

“La mia architettura si può definire interstiziale… Non sono mai appartenuto a grandi movimenti, a grandi schieramenti di pensiero. Ho sempre vissuto in una forma di spazio ritagliato per me”.

Tali parole, riportate da una dichiarazione del 2011, sono probabilmente la più adatte per caratterizzare lo stile di uno dei più celebri rappresentanti del panorama architettonico odierno: Massimiliano Fuksas.

Egli non è all’interno dei maggiori schieramenti di pensiero della progettazione contemporanea, ha asserito infatti di essere un artista e, specialmente, un “architetto libero”.

Massimiliano Fuksas è uno dei più grandi protagonisti italiani e internazionali degli ultimi decenni, architetto di formazione, il suo lavoro si rivolge anche ai settori della progettazione urbana e del design.

Nasce a Roma il 9 gennaio 1944 da padre ebreo lituano e da madre romana di origini franco-tedesche. A soli 6 anni perde il padre, spentosi improvvisamente per trombosi celebrale, va a vivere dalla nonna materna a Graz, in Austria, dove resta per tre anni per poi ritornare nella Capitale e cominciare il liceo.

Lungo questo periodo frequenta personalità della cultura italiana come lo scrittore e regista Pier Paolo Pasolini (1922-1975), il critico letterario Alberto Asor Rosa (1933) e il poeta Giorgio Caproni (1912-1990).

La conoscenza di Giorgio Castelfranco, storico dell’arte e collezionista, gli consente di avvicinarsi all’illustre Giorgio de Chirico (1888-1978), basilare personaggio della carriera artistica della pittura metafisica e dell’architettura dipinta. Massimiliano Fuksas ne rimase affascinato ed ebbe l’enorme vantaggio di esercitare nel suo studio a Piazza di Spagna nella Città Eterna, venendo così influenzato dalla sua pittura, fondamentale per la sua formazione culturale.

Durante tali anni acquisisce le nozioni della storia della città, trascorre giorni a studiare le straordinarie architetture del passato, la Roma barocca: i capolavori di Francesco Borromini, di Bramante, di Michelangelo.

Decide di iscriversi alla Facoltà di Architettura, all’Università La Sapienza di Roma, eliminando percorsi accademici di formazione umanistica.

Vive con emozione gli anni delle contestazioni studentesche, in cui è in prima linea, durante le manifestazioni del 1968 contro una dottrina troppo conservatrice e poco vicina alla realtà e ai giovani. Massimiliano Fuksas nonostante ciò segue i corsi dei professori più autorevoli e vicini agli studenti, importanti nomi dell’architettura dell’Urbe come Bruno Zevi e Ludovico Quaroni.

Ma il giovane architetto non è soddisfatto delle lezioni e dell’insegnamento accademico, è intollerante alle loro regole, e caratterizzato infatti da un carattere irrequieto e curioso va all’estero per esplorare realtà nuove.

Giunge a Londra per esaminare l’attività dello studio di architettura Archigram, rappresentante in tale periodo di architetture puramente utopiche che realizzavano un peculiare sunto tra la cultura pop inglese e le nuove tecnologie riferite alla società.

A Barcellona vede i progetti di Gaudì (1852-1926), a Copenaghen le architetture di Arne Jacobsen (1902-1971), nei Paesi Bassi le opere dei maestri olandesi del Novecento quali Gerrit Thomas Rietveld (1888-1964)

e Jacobus Johannes Pieter Oud (1890-1963). In Danimarca lavora per un periodo breve nello studio di Jorn Utzon (1918), il progettista dell’Opera House di Sidney.

Nel 1967 fonda il suo primo studio, Granma, insieme alla prima moglie Anna Maria Sacconi. La loro collaborazione non è molto lunga, circa due decenni, svolgendo la loro attività soprattutto nell’Italia centrale.

All’inizio quindi del suo percorso professionale, Massimiliano Fuksas è accanto alla sensibilità delle avanguardie dell’epoca oltre che all’embrionale movimento decostruttivista.

Comincia tra gli anni Ottanta e Novanta il secondo ciclo della sua professione, nel 1988 scioglie Granma e nel 1989 fonda con la seconda moglie Doriana O. Mandrelli, Studio Fuksas, con sede principale a Parigi (1989) e a Vienna (1993), nel 2002 a Francoforte e sono attivi nel 2020 anche gli uffici di Shenzhen e di Roma.

Nel 1982, Fuksas partecipa alla Biennale di Parigi con Toyo Ito e altri insigni protagonisti della sfera architettonica quali William Alsop.

L’architetto diviene consigliere di amministrazione all’Istitut Francais d’Architecture, il quale gli dedica l’esposizione personale “Haute Tension”, e accede nella commissione urbanistica di Berlino e di Salisburgo.

Dagli anni Novanta si rivolge ai problemi urbani delle grandi aree metropolitane: riqualificazione del centro storico di Allones nel 1991, ripristino di el Quartier Luth a Gennevillers nel 1992, il Piano urbanistico “FrankfurtHochVier” per Francoforte sul Meno nel 2008, e impernia la sua pratica professionale soprattutto sulla creazione di opere pubbliche.

Nel 2000 viene nominato direttore della VI Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, dal titolo: “Less Aesthetics, More Ethics”. Rivolge appunto la Biennale al tema della città contemporanea, in particolare mettendo al centro le megalopoli del XXI secolo.

Massimiliano Fuksas è stato Visiting Professor in molteplici università tra cui: la Columbia University di New York, l’Ecole Speciale d’Architecture di Parigi, l’Accademia di Belle Arti di Vienna, la Staatliche Akademie der Bildenden Kunste di Stoccarda.

Dal 2000 al 2015 è stato autore del giornale di architettura fondato da Bruno Zevi, del settimanale italiano l’Espresso, e dal 2014 al 2015, con la moglie ha curato la rubrica di design del quotidiano italiano La Repubblica.

Nella Capitale si occuperà nel 2004 di un allestimento al Colosseo denominato Forma. La città moderna e il suo passato, in cui un pezzo di tessuto di tre metri percorreva lo spazio del monumento mostrando le composizioni e proiettando immagini e testi.

Due anni dopo, sempre a Roma è inaugurata dal Maxxi una rassegna in suo onore che presentava i modellini e i plastici delle sue creazioni più note.

Massimiliano Fuksas ha ricevuto moltissimi premi internazionali tra cui il Vitruvio Internacional a la Trayectoria (1998), il Grand Prix d’Architecture (1999) e l’Honorary Fellowship del’American Institute of Architects (2002). Nel 2009 insieme alla moglie Doriana gli viene data la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana per la Zenith Music Hall di Strasburgo. Nel 2010 viene insignito della Legion d’onore, e nel 2011

ottiene il Premio Ignazio Silone per la cultura. Al momento è anche membro dell’Accademia Nazionale di San Luca dal 1999.

La sua produzione è rappresentata da una profonda carica visionaria. Attua la sua architettura attraverso imponenti apparati scenici, con una grande potenza scenografica: un’architettura in evoluzione, spettacolare e variabile, una linea fluente che si ritrae da uno stile geometrico predefinito; Fuksas pensa la sua architettura come costituzione di spunti geniali e con l’idea giusta per un dettaglio architettonico.

Egli esegue maggiormente edifici pubblici, spesso a scala geografica: i suoi progetti possono essere discreti o enfatici, però in tutti è sempre presente un segno ben distinguibile, un segno che ricalca la natura e spesso determina il nome del complesso medesimo.

“Un architetto deve costruire e l’architettura è un’arte”, lo porta a sostenere che vi sia necessità di contaminazione tra questa splendida arte e la società. La sua vivace narrazione architettonica è propria delle poetiche combinatorie delle acquisizioni linguistiche contemporanee, cultura che egli sviluppa superando le proprie posizioni del passato; Fuksas stabilisce nuovi traguardi, alla ricerca di audaci avventure spaziali.

Come architetto è interessato al “processo in trasformazione”.

Dichiara di essere “annoiato dalla linearità cronologica che dovrebbe fornire un risultato finale finito e statico. Questo sa di moderna era scientifica che è passata da tempo. Il nostro mondo si è trasformato in uno che ha molteplici input, che cambia in base ai dati scorre, imprevedibile come quello dell’acqua”.

Scrive nel suo saggio “Caos sublime”: “Edward Norton Lorenz, l’autore della famosa frase “il battito di ali di una farfalla in Brasile può scatenare un tornado in Texas”, ha impiegato anni e anni di studi approfonditi (…) per tentare di individuare il sistema perfetto di previsione dei cambiamenti climatici. Poi ha capito che era impossibile: basta un particolare, un decimale in più o in meno, per cambiare tutto. E’ imprevedibilità. E’ la sua teoria del caos deterministico. Questo concetto cambia il modo di progettare. E’ il giudizio stesso dell’esistenza. Il caos diventa elemento del sublime e quindi di poesia. Convivere con l’imprevedibilità non è necessariamente una condizione negativa. Anzi. Rimette in discussione le nostre povere certezze”.

Ha progettato gli store di Armani a New York, Tokyo, Hong Kong e Milano.

Nel 1970, un dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione commissiona all’architetto il progetto del Palazzetto dello Sport di Sassocorvaro, in provincia di Pesaro. Il progetto, disegnato molto rapidamente, è il prodotto della collaborazione con il pittore Aldo Turchiaro, che rappresenta in altorilievo sulle pareti impressioni naturalistiche destinate al Cile e a Salvador Allende.

Il prospetto, saldato al suolo assume lo spessore plastico di un tempio moderno. Esso genera il passo delle travi inclinate di copertura che, seguendo l’andamento del terreno, prendono quota allontanandosi e in questo modo creano movimento nello spazio interno riducendo, contemporaneamente, l’incombenza del volume a pianta rettangolare nell’ambiente determinato dalla campagna e dal minuto tessuto edilizio di Sassocorvaro.

La palestra del Comune di Paliano è del 1976 ed ha una facciata inclinata e indipendente dalla struttura dell’edificio, che gioca con l’elemento del bilanciamento e dell’equilibrio delle forme una logica di rottura. La sensazione che provoca la facciata è alterata e confonde, seguendo la metodologia e la filosofia del postmodernismo e del decostruttivismo.

Fra il 1985 e il 1990, esegue con la prima moglie Anna Maria Sacconi la nuova sede comunale di Cassino, attraverso il progetto di una struttura nel tessuto compatto di un centro abitato. A livello stradale il prospetto edificato mostra un’immagine definita mediante un colonnato alto cinque livelli frontistante una parete strutturata in modo rigorosamente cartesiano.

“In un mare rosso come un tramonto tre isole in omaggio alle tre montagne di Salisburgo creano un vuoto dove i flussi e le traiettorie dei visitatori e dei cittadini scrivono le note di una musica che cambia di giorno in giorno, di attimo in attimo”.

E’ tramite tale concetto che Massimiliano Fuksas, tra il 1994 e il 2005, progetta l’Europark di Salisburgo, abbandonando la tipologia classica ed eseguendo una grandiosa copertura ondulata su un’ampia superficie, così da attuare l’incanto di un paesaggio artificiale enfatizzato attraverso il colore. La grande griglia ondulata di metallo che poggia su degli esilissimi pali di sostegno, riveste sia il parcheggio che la costruzione annessa, sembra infatti galleggiare nell’aria, in un effetto di smaterializzazione e di discontinuità fra i numerosi elementi. Si genera contrapposizione netta tra la superficie scultorea e irregolare della copertura e la parete esterna, totalmente lineare ed orizzontale, rivestita da una doppia pelle di vetro blu, liscio e trasparente, che determina stupefacenti giochi di luce.

Nel 1983 a Vienna, gli viene affidata la costruzione di un complesso di due grattacieli da realizzare nel decimo distretto, vicino al Wienerberg. Dopo un attento studio dell’ambiente circostante, ha origine il Vienne Twin Towers famoso al mondo come “il doppio grattacielo”, ad utilizzo residenziale e aziendale. I lavori iniziarono nel 1999 e si conclusero nel 2001, dando vita a due torri alte una 127 metri e l’altra 138 metri. All’interno della struttura vi sono un multi-cinema con dieci sale, vari bar e ristoranti, un centro conferenze e un parcheggio, che accoglie fino a 2000 macchine.

Il Peres Center for Peace di Giaffa è tra gli esempi più realistici del nuovo modo di interpretare l’architettura, distante dalla progettazione di edifici solo riferiti ad affari e business, ma sempre più caratterizzati da valori etici e morali. Il centro fu all’inizio fondato da Shimon Peres, ex Primo Ministro e Capo di Stato di Israele, e anche vincitore del Premio Nobel per la pace nel 1996. Lo scopo di tale progetto era quello di dare una visione di serenità in un ambito difficile come quello del Medio Oriente. Una pace che si incentra sulla cooperazione socio economica e sullo sviluppo del territorio. Fuksas viene scelto perché costruisse un complesso che fosse un punto di riferimento del luogo, collocato in un quartiere molto povero, interpretato come una specie di simbolo di riscatto sociale.

“La fiera è una cittadella che vive di scorci dove un visitatore è sempre nelle condizioni di osservare quello che succede da un’altra parte, spesso attraverso il gioco riflesso creato dall’acqua, dal vetro e dall’acciaio inox dei padiglioni”.

Nel 2000, Massimiliano Fuksas attua il progetto di Fiera Milano a Rho. Il polo fieristico milanese di Rho-Pero, commissionato dalla Fondazione Fiera Milano, è stato costruito sulla grande area dell’ex raffineria Agip in appena trenta mesi. Il progetto si riferisce non solo alla necessità di ampliamento dei passati spazi espositivi e di riutilizzo di una zona dismessa, ma anche al bisogno di realizzare ambienti idonei per l’incontro tra persone e per lo scambio di idee innovative, prodotti e culture.

La struttura architettonica ha otto padiglioni, due dei quali a due piani per un totale di 350 mila metri quadrati espositivi all’interno e altri 60 mila metri quadrati all’esterno.

Tale progetto è intimamente legato al territorio entro il quale si sviluppa, integrandosi con esso. La forma ondulata della grande copertura in vetro del corridoio centrale riprende infatti il profilo delle Alpi. Tante

sono le aree verdi e le vasche d’acqua. L’elemento liquido e il richiamo alle forme naturali, con il fattore luminoso e il consistente utilizzo del vetro, sono caratteri dominanti della sua poetica architettonica, insieme alla sostenibilità, al risparmio energetico e alla vivibilità dei suoi progetti.

Una nuvola traslucida all’interno di un parallelepipedo trasparente: questa è l’immagine per chi giunge nel nuovo Centro Congressi progettato dall’architetto nel quartiere Eur di Roma, tra i palazzi di Piacentini e le architetture razionaliste degli anni Trenta, che sembrano uscire dai dipinti di Giorgio de Chirico. Il nuovo Centro Congressi appare essere sospeso nella sua leggera trasparenza costituita da vetro e diaframmi impercettibili, ma tutto il complesso è essenzialmente statico.

Nel sogno di Massimiliano Fuksas si combinano saggiamente stabilità delle strutture e creatività delle forme. L’ampio complesso parallelepipedo alto trenta metri, in vetro e travertino, materiale propriamente romano, fa scorgere la “nuvola”. Essa copre 3500 metri quadrati, ed è sostenuta da elementi in acciaio con copertura in teflon.

La nuvola è sospesa a mezz’aria su una specie di gigantesca piazza coperta che è lo spazio favorito per le mostre. Tale enorme struttura ha un’ampiezza di 55000 metri quadrati ed è formata da tre elementi principali: la teca, la nuvola e l’albergo. Il progetto ospita la parte interrata in cui sono presenti le sale meeting, lo spazio fra le due entrate, il parcheggio, i punti di ristoro, e i servizi adiacenti; la teca, ossia l’auditorium da 1850 posti; la lama, un hotel che ha 440 camere.

Parliamo di un complesso che di sera emana tutta la sua magnificenza e trasparenza in virtù delle bellissime luci multicolore, ammaliando i passanti per la sua imponenza.

L’opera è stata inaugurata nel 2016, dopo ben quindici anni di cantiere aperto, tantissimi rallentamenti, molte le polemiche e i reclami del Maestro che ha perfino intimato di togliere la sua firma al progetto.

Naturalmente sono numerosissime le costruzioni dell’archistar, citiamo ancora: Shenzhen Bao’an International Airport, Terminal 3, Shenzhen, in Cina; Archivi Nazionali di Francia, Pierrefitte sur Seine-Saint Denis a Parigi; CBD Cultural Center a Pechino; Moscow Polytechnic Museum a Mosca.

Massimiliano Fuksas si posiziona con chiarezza nella cultura mondiale, idioma e punto di riferimento per la moderna architettura e protagonista indiscusso dello scenario artistico contemporaneo mediante l’espressività delle sue opere e la profondità del suo pensiero

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