Appunti Musicali dal Mondo, l’emozionante viaggio di Tosca nell’umanità ancora capace di amare

Ha momentaneamente sospeso il suo viaggio l’ultimo progetto della regina italiana del teatro-canzone, Tosca. Ma è solo un arrivederci, perché l’artista romana ha già annunciato succulente novità a partire dal prossimo ottobre che trarranno ottima linfa da tutte le tappe di questo fortunato tour in giro per il globo. “Appunti Musicali dal Mondo” ha chiuso Domenica 26 Maggio la rassegna dell’associazione “SenzaTempo” di Avellino, un recupero di uno stop forzato a causa di una brutta febbre che colpì in gennaio la cantante, la quale si è decisamente fatta perdonare l’attesa, regalando uno spettacolo indimenticabile.

Bastano le poche iniziali note del brano Efige to traino, cantato in lingua greca, per emozionare il pubblico in sala. L’intensa voce di Tosca passa direttamente dalla pelle al sangue, dall’ascolto al battito del cuore. Serve un attimo per comprendere che qualcosa di unico sta per accadere. E le aspettative sono pienamente mantenute.

Tosca regala al pubblico due ore di grande musica ed emozioni, portando gli spettatori insieme a lei in un cammino che tocca la Francia (Comme s’il en pleuvant), l’Africa (Nongqongqo) e il Brasile (Cha de panela); passa per le strade di Napoli (Secondo Coro delle Lavandaie), Roma (Nina Nina la voce dorme) e la Lucania (Cubba Cubba); parla in rumeno (Dumbala Dumba), yiddish (Melache Meluche) e creolo capoverdiano (Scutam ess morna). E non solo…

Vivono sul palco, grazie a lei, amori belli o tormentati, personaggi che riempiono piazze e botteghe, versi che regalano filosofie e strumenti che evocano porti lontani.

Il tutto è tenuto insieme dalle parole di Fernando Pessoa e da alcuni dei più salienti passaggi del suo capolavoro incompiuto, “Il libro dell’inquietudine”: «Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo, o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti, sempre uguali e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi. Se immagino, vedo. Che altro faccio se viaggio? Soltanto l’estrema debolezza dell’immaginazione giustifica che ci si debba muovere per sentire. […] È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo, se li creo esistono; se esistono li vedo come vedo gli altri. A che scopo viaggiare? A Madrid, a Berlino, in Persia, in Cina, al Polo; dove sarei se non dentro me stesso e nello stesso genere delle mie sensazioni? La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo». Racchiuso in queste frasi lo scopo del progetto: invitare alla conoscenza, ad aprire la mente verso le altre culture, alla bellezza della diversità, non per necessità di uno spostamento ma per splendore della condivisione, partendo da ciò che unisce a tutte le latitudini, la musica.

Eccezionale l’ensemble di talentuosi musicisti che l’accompagna sul palco e che si diletta, a turno, in assoli: le nuove scoperte, le sorelle Fabia Salvucci (voce e percussioni) e Alessia Salvucci (percussoni); gli storici collaboratori Massimo De Lorenzi (chitarra) e Giovanna Famulari (pianoforte, violoncello e voce).

Il gruppo si concede per un richiestissimo bis, in cui c’è spazio anche per “Vorrei incontrarti tra cent’anni”, il più popolare brano a cui è legato il nome di Tosca con il quale ha vinto, in coppia con Ron (autore) il Festival di Sanremo nel 1996, e al quale è stato dato «un vestito nuovo», dice, ovvero un nuovo arrangiamento musicale, che ha restituito alla conosciutissima canzone freschezza ed empatia.

«Il mondo è un posto bellissimo, e chi si trincera dietro idee di chiusura non vuole capirlo – afferma l’artista al termine del concerto – Non è mai facile la vita di chi lascia il proprio paese, ogni storia di abbandono ha le sue ragioni e le sue disperazioni. Mia nonna, ad esempio, è stata un’emigrante al contrario. Una donna come ce ne sono state tante ma delle quali si racconta poco, partita per cercar fortuna e, non avendola trovata, rientrata in Italia e allontanata dalla sua comunità d’appartenenza perché considerata una “traditrice”. Si salvò la vita per caso. Per giorni aprì la porta e sfamò dei soldati tedeschi poco più che adolescenti i quali, un giorno, le dissero di non farsi trovare in casa il giorno dopo, e lei li ascolto. Grazie a

quell’avviso, io adesso sono qui. Ve lo racconto per dimostrarvi come dietro le grandi storie ci può sempre essere un po’ di spazio per le scelte delle singole persone e che quando ci si aiuta, quando c’è l’amore, si è più forti anche di cose orribili come la guerra».

È questo che “Appunti Musicali dal Mondo” vuole essere: un gesto d’amore. Verso i paesi che si uniscono con l’arte e verso quelli che ne ospitano il racconto ma, soprattutto, verso gli uomini e le donne disposti ad accogliere suoni, lingue, parole e colori lontani solo in apparenza. «Il Mondo non si è fatto perché noi pensiamo a lui – recita Tosca citando sempre Pessoa e la sua splendida poesia “Il mio sguardo è nitido come un girasole” – (pensare è un’infermità degli occhi), ma per guardarlo ed essere in armonia con esso… Io non ho filosofia: ho sensi. Se parlo della Natura, non è perché sappia ciò che è, ma perché l’amo, e l’amo per questo perché chi ama non sa mai quello che ama, né sa perché ama, né cosa sia amare… Amare è l’eterna innocenza, e l’unica innocenza è non pensare».

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