La noia Antoniana

Michelangelo Antonioni un nome segnato tra i maggiori cineasti italiani. Egli fu regista, sceneggiatore, montatore, scrittore , pittore e critico cinematografico.

I sui film segnano gli anni 60 , anni del boom economico e della rivoluzione cinematografica segnata dal cinema d’ autore, un periodo di unicum nella storia del cinema italiano.

Alienazione ed incomunicabilità le parole chiave per descrivere il cinema di Michelangelo, mostro del tempo e nuovo atteggiamento morale difronte alla realtà sono i tratti salienti della sua trilogia dell’ incomunicabilità: L’avventura 1960, La notte 1961, L’eclisse 1962.

Il ritmo narrativo è molto lento, le ambientazioni sono cittadine come a voler mostrare la forte spinta economica di quel periodo, gli edifici che riempiono l’ inquadratura sono geometrici tipicamente fascisti.

Un mondo moderno in cui ognuno vive solo, in cui sono messi a nudo i rapporti intersoggettivi uomo-donna.

Le pellicole sono in bianco e nero , Monica Vitti viene sempre vista protagonista , i personaggi sono nuovi , hanno un senso di vertigine che nasce dai grandi mutamenti storici dell’ età moderna, un nuovo tipo di sensualità, non più le bellezze opulente dei primi anni 50 ma una donna di classe, distinta e borghese.

La borghesia è la classe rappresentata in tutte le sue pellicole: (…) -La borghesia di l’ Avventura ha invece ormai vinto: ha conquistato il “sociale” ed il “politico”, è classe indiscutibilmente al potere (…) eppure, o forse appunto per questo , essa è come naufraga-.

I generi con cui gioca sono il giallo alla rovescia ,tipico del film l’ Avventura, ed il noire. Nella fine dell’ Eclisse però abbiamo un qualcosa di fantascientifico.

I film sono lenti, mostrano la quotidianità, il vuoto, l’ oscurità , la solitudine ed il silenzio, la lentezza dello scorrere del tempo , quella solitudine che per chi viene dalla povertà può sembrare un elemento di coolness, appunto la così detta trilogia dell’ incomunicabilità.

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