Velocipede o velociraptor?

Finito il lockdown, le strade hanno ricominciato a recuperare la loro originaria funzione, cioè quella di essere percorse da veicoli da trasporto ornati, generalmente, con un minimo di due rotondi cilindri di gomma… I monoruota, infatti, sono veicoli relegati ai ricordi d’infanzia degli spettacoli circensi, quando tanta impressione facevano gli altissimi equilibristi con un solo punto di contatto con il sacro terreno. E a proposito di sacro, mi chiedevo dove tali acrobati attingessero tutto il coraggio necessario a proteggere nelle loro esibizioni il corrispondente osso…

La triste riduzione delle attività lavorative post Covid19 ha di fatto ridimensionato il traffico cittadino anche della città di Roma, che ha sempre sofferto per la lentezza della mobilità. La scorrevolezza delle strade, però, si è dovuta confrontare presto con un nuovo pericolo, la presenza sull’asfalto di strani, piccoli e variopinti trabiccoli a una o più ruote che trasportano un ominide, al confronto, grande e grosso. Sto parlando, anzi, scrivendo, dei monopattini elettrici, equiparati ai “velocipedi” dalla L. 160/2019. Occorre, a tal punto della trattazione, fare chiarezza sui mezzi ai quali si fa riferimento, altrimenti i miei tre lettori potrebbero pensare che il sottoscritto sia preda di transfert allucinatori…

Velocipede: veicolo a due o più ruote a propulsione muscolare o a pedalata assistita, definizione liberamente tratta dal nuovo Codice della strada del 1992. La vecchia bicicletta, insomma, la cui pedalata è agevolata all’occorrenza da un piccolo motorino elettrico.

Monopattino: strana tavola di legno con due ruote che suscitava una smorfia annoiata quando i miei nonni lo ricordavano come il regalo natalizio più ambito della propria infanzia.

Segway: monopattino apparentemente intelligente perché, dotato di motore elettrico, consente di variare il verso di marcia, grazie ai movimenti ondulatori del corpo dell’ominide trasportato, ed eseguire cambi di direzione con un manubrio, dal quale è possibile regolare anche la velocità.

Hoverboard: come un segway dal quale è stato eliminato il manubrio. Quindi anche l’ulteriore punto di appoggio, per altro già malfermo, viene meno e la mobilità è affidata al solo motorino elettrico e agli ancheggiamenti ispirati al rock di Elvis Presley…

Nel momento in cui gli ultimi tre mezzi (e non è una frazione impropria, altrimenti ne potremmo ottenere, unendoli, almeno uno sicuro e affidabile… ndr) vengono equiparati al velocipede dalla L.160/2019, ottengono l’autorizzazione a circolare per le strade e a concorrere (termine non casuale, visto che possono raggiungere velocità fino a 50 km/h) con biciclette, ciclomotori, motoveicoli, automobili, furgoni, camion, tir e…pedoni! Ebbene, non è raro imbattersi in questi trabiccoli che spuntano da ogni dove, talora anche dalla tua stessa corsia di marcia ma in senso contrario… Non essendo dotati di targa, infatti, determinano per il conducente una sorta di immunità dal rispetto del Codice della strada che si traduce, poi, nell’impunità per mancanza di attribuzione di responsabilità certa. E in un Paese in cui si fatica ad attribuire responsabilità persino ai responsabili…

Il nemico principale per tali mezzi non è tanto, nel caso delle strade della capitale, il traffico quotidiano, ormai ridimensionato dal virus, quanto i sanpietrini, blocchetti di pietra lavica che dal 1725 lastricano le strade del centro. Basta che uno assecondi la sua natura eruttiva, ergendosi rispetto agli altri compagni, per costituire un pericoloso ostacolo all’integrità del sistema ruota e, di conseguenza, all’equilibrio del veicolo stesso. E tanto più sono piccoli gli pneumatici, tanto più alta è la loro vulnerabilità…

Altri ostacoli alla loro circolazione sono anche i pedoni, che hanno il vizio di occupare i marciapiedi costruiti appositamente per monopattini e affini. Devono finire queste passeggiate abusive sui marciapiedi di mamme, bambini in passeggino, anziani ma anche lavoratori pendolari salutistici! Cambieranno anche le abitudini dei consumatori, che, onde favorire la fluidità dei marciapiedi per i trabiccoli, sceglieranno gli articoli non già entrando nei negozi ma ordinando dall’automobile e, nel caso di capi d’abbigliamento, provandoli all’interno della stessa. Pagamento on line ovviamente, in ossequio anche alla dematerializzazione del denaro… In tal modo monopattini & co. avranno le loro autostrade, liberi di sforare qualunque limite e di evitare collisioni con eoni più grossi…

Il quadro, carente sia sotto il profilo della sicurezza stradale che per la regolamentazione della copertura assicurativa, trova la sua apoteosi nell’incentivo governativo previsto per l’acquisto dei trabiccoli, in base alla L. 77/2020 (conversione del cd. “Decreto rilancio”). Una misura governativa e parlamentare ecologica per favorire l’energia rinnovabile? O per favorire il distanziamento sociale in risposta alla recente pandemia? O/e una velleitaria misura per risanare l’economia del Paese?

L’unica certezza è che il passo da velocipede a velociraptor dell’asfalto è breve e dopo 70 milioni di anni assistiamo a corsi e ricorsi storici… pardon, a corse e ricorse inutili…

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