“HE ART MUSEUM COURTESESY HEM”. L’ARCHITETTURA DI TADAO ANDO

Il vocabolo “He”nella lingua cinese vuol dire armonia, con la connotazione di equilibrio e fortuna. Un’armonia in cui l’architetto Tadao Ando fa riferimento alle antiche teorie di cosmologia e filosofia cinese, principio per il nuovo complesso museale “He Art”, un reale omaggio alla tradizione del Paese in stile moderno. Il museo, più conosciuto con l’acronimo “Hem” è situato a Shunde nella provincia di Guangdong ed è aperto al pubblico dall’1 ottobre scorso. Nell’He Art Museum Tadao Ando presenta una raffigurazione emblematica delle manifestazioni artistiche della cultura Lingnan, appartenenti alla regione omonima, il cerchio interpreta nell’edificio il rapporto yin e yang, forze complementari e opposte, ma richiama anche la pianta dei padiglioni prospicienti sugli specchi d’acqua dei giardini. Inoltre il cilindro centrale del museo si sviluppa nei quattro volumi sfalsati che corrispondono ai piani dell’edificio. La sovrapposizione delle quattro circonferenze di cemento di dimensioni crescenti verso l’alto porta alla realizzazione di una spirale che rimanda alla memoria il Guggenheim di New York, qui rappresentato in chiave regionale. La forma si ripete ancora nel piccolo bacino del luogo e si disperde nei segni delle parti che scandiscono il parco che lo circonda. Nel suo sviluppo il museo presenta un secondo volume elementare il parallelepipedo in cui si sovrappongono altre aree espositive open space; al centro un ampio lucernaio illumina la scala a doppia elica, forse l’elemento maggiormente distintivo e scenografico. Il lago artificiale rinfresca l’atmosfera mentre la luce solare diretta è filtrata dai brise – soleil posizionati in facciata. Il museo si sviluppa su una superficie di 16000 mq e ha uno spazio espositivo di 8000 mq, con la presenza di un caffè e di un book shop. Le collezioni di arte antica e contemporanea odierne sono garantite da una grande adattabilità della pianta libera, con un allestimento che raccoglie opere dei più celebri artisti cinesi, tra cui quella di Alexander Calder “rag with Yellow Boomerang and Red Eggplant”, uno dei capolavori del patrimonio storico dello Stato, e composizioni di Anish Kapoor. L’He Art Museum interpreta un architettura moderna e senza tempo del maestro Giapponese dove l’arte contemporanea cinese ed internazionale si identifica con la tradizione e il patrimonio storico del luogo.

Tadao Ando non è unicamente un architetto di enorme fascino e importanza ma un intellettuale completo che in oltre 50 anni di attività è stato una dell’elite culturali nel contesto internazionale del II novecento. Dagli influssi del modernismo, di Le Corbusier, nasce il suo pensiero tradizionale in particolare Zen, che è la vera fonte energetica di Ando. Le sue architetture richiamano il nostro vero io, l’eterno; nei suoi progetti gli strumenti sono l’uso prevalente degli assi, dei punti di luce, dei cerchi concettuali, del cemento. Ando utilizza il calcestruzzo per mettere in risalto la rigida omogeneità delle sue superfici più che il peso, per lui il cemento è il materiale più adatto “per realizzare superfici create dai raggi del sole (……) dove i muri diventano astratti, vengono negati e si avvicinano al limite ultimo dello spazio. La loro realtà viene meno, e solo lo spazio che essi richiudono dà la sensazione di esistere realmente”. Tadao Ando cresciuto nel Giappone della ricostruzione post bellica, prima di arrivare all’architettura da autodidatta, fa carriera come pugile professionista, mestiere che poi abbandonerà nel 1965. Nella sua visione di architettura con il suo modo originale di interpretare la natura, codifica un linguaggio essenziale e puro, rappresentazione della corrente minimalista, che contempla l’assoluto della bellezza e dell’eternità nella forma delle sue composizioni.

E il 2021 è l’anno di Tadao Ando per Domus, importante rivista di architettura, nuovo Guest Editor che guiderà e dirigerà i prossimi dieci numeri. Quarto protagonista del progetto editoriale, che vede alternarsi al comando di Domus dieci architetti di risonanza internazionale, per dieci numeri ciascuno e un totale di dieci anni. L’idea dell’eternità è il punto centrale del suo manifesto, per le riviste del prossimi dieci mesi, “Ogni cosa è destinata a sfiorire e sbriciolarsi. La storia dell’architettura è una traiettoria fatta di sfide che affrontano questa verità. Vorrei fare dell’Eternità, un’idea che l’uomo insegue da tempo immemorabile, il tema di Domus 2021. Con l’eternità qui non si intende la persistenza o la perpetuazione della materia o della forma fisica. E’ piuttosto l’Eternità legata all’intangibile, alle emozioni e ai ricordi che vivono nel cuore e nella mente di noi tutti. La natura universale dell’eternità non è innata, ma dipende dall’umanità”. Tadao Ando rivela come noi esseri umani siamo fragili, fatti di carne e ossa e siamo parte della natura. Attraverso Domus scriverà di eternità proprio perché nell’insicurezza del futuro ci si deve avvicinare a ciò che rimane invariato nell’architettura, ovvero i suoi valori primari “Quello di creare un habitat per lo spirito umano, mantenere vivi i ricordi e la storia, promuovere la cultura attraverso il paesaggio urbano”.

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