Domenico Cialone: un’artista “Vero”.

Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima (George Bernard Shaw). Una frase davvero toccante, profonda, la sintesi di quella massima espressione che ogni artista ricerca nelle sue opere, spesso “mezzi” per tirare fuori quel non detto, che dentro urla e fuori placa attraverso l’estasi. A questo arriva Cialone, esprimendo la sua arte, rappresentata in più forme, e tendente ad evocare il suo mondo interiore.

Possiamo definire Domenico, un prodigio, visto che all’età di 6 anni, già manifestava il suo profondo amore per l’arte, spinto in questa sua attitudine dai suoi genitori Lupo Maria e Cialone Luigi che lo hanno sempre spronato verso questa sua passione per la pittura, ma solo dopo alcuni anni e la perdita di entrambi, nel dolore, l’artista ha avuto la fortuna di conoscere la sua musa ispiratrice Boi Tiziana, attuale compagna. Lei come i genitori ha creduto in Cialone, ha risvegliato quel tepore ormai radicato, ridandogli quella esplosione di colori che giaceva da qualche parte nel subconscio, capace di far nascere un artista dalle ceneri.

La pittura per Domenico è un modo di esprimere le sue emozioni e di comunicare con il mondo. Attraverso i colori e le forme, riesce a trasmettere ciò che prova e ciò che vede. Ogni pennellata è un pezzo di se che si materializza sulla tela, creando un’opera unica e personale.

Adora osservare i dettagli e riprodurli con precisione, ma allo stesso tempo lascia spazio alla sua creatività e alla sua interpretazione personale.

Un esempio di ciò è il suo quadro “Campo di papaveri”. In quest’opera è rappresentato un meraviglioso prato fiorito, con colori vivaci e forme sinuose. Un quadro nel quale si è cercato di trasmettere la sensazione di serenità e armonia che si prova stando a contatto con la natura. Ogni fiore è stato dipinto con cura e attenzione, cercando di rendere ogni petalo e ogni foglia il più realistico possibile.

E questa profonda passione di Cialone per l’arte lo ha portato a partecipare a numerose mostre e a esporre le sue opere in gallerie d’arte. Ha avuto la fortuna di ricevere apprezzamenti e riconoscimenti per il suo lavoro ma ciò che conta davvero per il grande artista, è la gioia che prova nel dipingere e nel condividere le sue creazioni con gli altri.

All’età sedici anni realizzò la sua prima tela ad olio, raffigurante la chiesa della Madonna Della Libera, Cattedrale del 1800 DC. Un debutto artistico che non passa di certo inosservato, e che lo porterà a frequentare due grandi maestri come Marco Iacovella e De Marco Antonio, quest’ultimo amico di Salvador Dalí. E un lungo ed importante percorso artistico, che lo decreterà membro dell’Accademia Italiana dell’Arte e della Letteratura, nonché Effettista, gruppo d’élite creato a Roma, prettamente per alcuni tipi di artisti.

Cialone incarna il vero artista, che non conosce schemi mentali che lo orientano, ma solo emozioni, che stimolate lo portano a rappresentare tutto quello che evoca in lui un qualche cosa di importante e rilevante. Paesaggi, motivi floreali o gli intensi ritratti, sono le diverse tematiche da lui dipinte, ognuna fonte di un pathos interiore che ha trovato nella raffigurazione, la sua esternazione e concretizzazione.

L’arte di Domenico rientra nel filone del Verismo paesaggistico, dove la natura è interpretata con un’ottica che non è soltanto visiva, ma di compartecipazione emotiva quasi onirica, in cui la realtà si rivela, tramite una raffinata lettura simbolica che manifesta, l’essenzialità in una forma soavemente allusiva del reale. Un verismo rintracciabile, anche nelle scelte cromatiche dei colori, molto verosimili, dati dai variegati verdi della natura, dagli azzurri tersi dei cieli e

delle acque, e dai fiammeggianti rossi dei tramonti. Un sapiente uso del colore, al quale si accosta una capacità straordinaria di saper cogliere il giusto punto luce, quella gradazione esatta di tono, quella precisa vibrazione dell’aria, che nei suoi dipinti si fa poesia.

E se il verismo è rinvenibile in ciò che viene raffigurato e nell’uso del colore, la modalità rappresentativa utilizzata da Cialone, si accosta, invece, all’Impressionismo francese, che tende verso una dimensione quasi fantastica, caratterizzata dalle emozioni interiori che vanno a disvelare una realtà quasi metafisica.

Nelle opere di Cialone, c’è un fare arte che unisce rappresentazione e raffigurazione, ed è questo che caratterizza la sua pittura. Il suo stile, è in grado di saper rappresentare un fatto che diventa storia, nei connotati e nei simboli, capace di imprimergli anche la riflessione ed il travaglio di chi sta guardando e vivendo un determinato evento attuale, già perdutosi nei meandri della corta memoria umana. Così, Domenico raffigura il suo sentimento, come fosse sulla scia di Gèricault o di Delacroix. Ma mentre Delacroix raffigurava Marianne che guida il popolo lasciandosi alle spalle una Notre Dame coperta dal fumo della rivolta, Cialone raffigura una donna che, invece, dà le spalle all’osservatore e guarda verso la storia passata, l’arco di trionfo, e quella che si sta svolgendo con le due ali di folla, che senza paura, vanno verso la rivolta ed il tumulto. Le fiamme si spegneranno ed il tricolore sventolerà, ancora, al vento della libertà (Prof. Alberto D’Atanasio, storico dell’arte).

Nel tempo, poi, Domenico sviluppa anche un nuovo e singolare concetto dell’arte, definito OPERE MATERICHE SU LEGNO, che realizza scolpendo ed intagliando le creazioni, dove la cornice diviene parte integrante dell’opera d’arte. Una riappropriazione dell’espressione figurativa, nella quale è ben distinta, l’impostazione impressionista.

http://www.scultarte.com

 

Foto Simone Paris

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