I CAPRICCI DI MERION A TUORO LA NUOVA VITA DI UNA DIMORA DELL’OTTOCENTO

A Tuoro sul Trasimeno (Perugia), con vista sulle rive del lago e immerso nel cuore verde dell’Umbria, sorge I Capricci di Merion Resort & Spa, struttura ricettiva ospitata, dal dicembre del 2003, all’interno di una preesistente villa padronale del 1840, in cui visse la Merion eponima del luogo: una nobildonna del XIX secolo che, giunta in vacanza sulle sponde del Trasimeno, si innamorò di un barone locale, ne divenne l’amante e, appunto per un capriccio con il quale intendeva mettere alla prova l’amore del suo uomo, si fece regalare da quest’ultimo la villa che oggi torna, per così dire, a far rivivere la sua storia.

In effetti, ci sono voluti la passione e la determinazione di Arianna Fiorenzoni e di suo marito Stefano Santuari – i gestori de I Capricci – per rimettere in sesto, con tre anni di lavori di ristrutturazione a tempo pieno, la villa, comprensiva anche di orto – giardino, vigna e oliveto, che versava in stato di abbandono. Studi al conservatorio e passione per l’arte Arianna, innamorato della terra e per diversi anni proprietario di un agriturismo Stefano, i due hanno anche lavorato per un certo tempo insieme nella struttura di Stefano. Ed è stato nel corso della vana ricerca, nel territorio umbro, di una struttura ricettiva intima ed esclusiva in cui potersi rilassare nei giorni di chiusura dell’agriturismo, che i due si sono chiesti se non fosse il caso di essere loro ad aprirne una in prima persona. Così è stato, e la scelta della location è ricaduta appunto sull’antica dimora di Merion, rimessa a nuovo anche grazie al determinante aiuto del padre di Arianna, Gostantino – forma derivata da un errore nella registrazione all’anagrafe di quello che avrebbe dovuto essere il nome “Costantino”. Avendo trovato la villa completamente vuota, Arianna e Stefano l’hanno arredata cercando di ritrovare, girando nei mercatini dell’antiquariato, mobili coerenti con il periodo storico cui appartiene la villa.

Quanto agli alloggi offerti dai Capricci di Merion, questi ammontano a dieci, di cui nove camere – ognuna con un nome di un musicista, un pittore o uno scrittore a richiamare la passione per l’arte, e in particolare per la musica, di Merion, che amava suonare l’arpa – e una suite, la cosiddetta Queen Suite, che, dopo essere stata per sedici anni l’appartamento privato di Stefano e Arianna, è diventata, a partire dallo scorso dicembre, la stanza più prestigiosa del resort, con all’interno una sauna e una vasca idromassaggio a due posti a esclusivo uso degli ospiti della suite medesima.

La stessa Spa presente in villa, ricavata all’interno delle antiche cantine della dimora, ricalca un’analoga idea di esclusività, dal momento che i suoi servizi – dalla mini – piscina idromassaggio

con cromoterapia alla sauna, dalla doccia emozionale con aromaterapia ai trattamenti benessere – sono pensati perché ne possano usufruire, di volta in volta e su prenotazione, gli ospiti di una sola camera. L’offerta benessere de I Capricci di Merion è poi arricchita da una piscina all’aperto – immersa nel verde dell’oliveto e impreziosita dalla vista sul Trasimeno e dall’angolo idromassaggio – e – secondo un progetto da tempo avviato ma che, dopo la duplice chiusura dovuta all’emergenza sanitaria, vedrà la luce solo a partire dal mese di settembre – da una piscina coperta con solarium, ugualmente ricavata negli spazi dell’uliveto, e con pareti trasparenti che puntano a far sentire gli ospiti in piena comunione con la natura.

L’offerta gastronomica del resort, infine, prevede, accanto alla produzione in proprio dell’olio denominato “Nobilgoccia”, la possibilità di gustare, all’interno delle salette del ristorante o anche all’esterno – che sia in veranda, a bordo piscina o nella corte della residenza – la cucina dello chef poco più che trentenne Simone Mancini, originario di Tivoli e approdato sulle rive del Trasimeno dopo diverse esperienze in Italia e all’estero (l’ultima prima di Tuoro a Capri). Una cucina che, articolata su un menù alla carta e tre menù degustazione, di cui uno al buio, propone un elaborato e abile mix di tecnica, ricercatezza e predilezione per materie prime locali, di lago come di terra. Ideale e imprescindibile pendant della cucina di Mancini è poi, in sala, il lavoro del sommelier Luis, che ugualmente si muove tra promozione di vini di nicchia di produttori locali e proposte più ricercate e azzardate.

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