Ogni vino porta con sé la storia del territorio da cui proviene e degli uomini che, con il proprio lavoro, ne hanno permesso la realizzazione; tutto questo assume un peso ancor più rilevante soprattutto quando ci si accosta a realtà blasonate, il cui nome riecheggia nell’anima e nel cuore di ogni amante del vino.
Biondi Santi è uno di questi nomi e Jacopo Biondi Santi è il rappresentante più autorevole di questa nobile casata.
Un brand prestigioso, con oltre 200 anni di esperienza nel Brunello, che oggi si esprime in un territorio di circa 5.000 chilometri quadrati, nel sud della Toscana, al confine con l’Alto Lazio, nella Maremma.
La prima menzione del vino Brunello risale al 1869, quando Clemente Santi si aggiudica ben due medaglie d’argento per il “vino scelto rosso (Brunello) del 1865” alla fiera agricola di Montepulciano.
Alla fine del XIX secolo la fillossera arriva in Europa a devastare i vigneti del Vecchio Continente, ma nei possedimenti di famiglia restano ancora alcune annate straordinarie: la 1888 e la 1891, su tutte. Fortunatamente, la fillossera non attacca tutti i vigneti in contemporanea: è quindi possibile passare dal piede franco all’innesto su piede di barbatella americana, permettendo la sopravvivenza di alcuni cloni di Sangiovese e, quindi, del vigneto stesso.
Premi importanti, ottenuti da uomini importanti lungo tutto il XX secolo, fino a giungere alla storia contemporanea, con l’acquisizione, nel 1995, di Castello di Montepò, un luogo magico, simbolo di un’azienda che segue la linea dell’innovazione. La famiglia Biondi Santi, legata da sempre alla storica azienda “Il Greppo”, recentemente ceduta al gruppo francese EPI, mantiene comunque nelle sue mani il prestigio di chi, da sempre, può associare il proprio nome al Brunello di Montalcino.
Oggi tutta la storia di famiglia continua con una linea nuova, in Maremma, ma sempre con la varietà clonale BBS/11 (Brunello Biondi Santi 11), di proprietà della famiglia da diversi lustri. “Oggi facciamo vini più piacevoli ed armonici e sperimentiamo con Cabernet Sauvignon e Merlot, oltre a vinificarli anche in purezza – ci spiega Jacopo, che aggiunge – All’interno delle stesse vigne vi sono differenze, dovute al microclima ed al contenuto idrico del terreno, ma quando si stappa una bottiglia è solo il vino che deve parlare.”
Non ci resta, dunque, che immergerci in un panorama di colline, vigneti e storia, abbandonandoci al piacere di una bottiglia di grande vino rosso, dal fascino senza tempo: Castello di Montepò, la casa del vino.