Cantine Astroni: i vini dei Campi Flegrei al centro. Una storia di famiglia nella Campania Felix

Nel cuore dell’antica Campania Felix romana, la fertile terra produttrice – allora come oggi – di una grande varietà quantitativa e qualitativa di vini all’interno di un altrettanto grande diversità di ambienti, sorge l’azienda vitivinicola Cantine Astroni. Siamo fra Napoli e Pozzuoli, all’interno dell’area dei Campi Flegrei, che Johann Wolfgang Goethe, nel suo “Viaggio in Italia” definiva «la regione più meravigliosa del mondo», dove «sotto il cielo più puro» si trovava «il terreno più infido», e dove, ancora oggi, si vive in una atmosfera che combina la vista del vicino Mar Tirreno, il calore ribollente del fuoco sotterraneo cui la zona deve il suo nome, e un passato remoto a metà tra storia e mito (è in quest’area che si trova, ad esempio, il Lago Averno, fin dall’antichità ritenuto uno degli ingressi agli Inferi).

È in un contesto simile, e precisamente sulle pendici esterne del cratere degli Astroni, un tempo riserva di caccia borbonica ed oggi oasi naturale del WWF Italia, che si trova la sede centrale dell’azienda, che qui ha anche una delle sue quattro vigne, anch’essa denominata “Astroni” e affiancata dalle vicine vigne Camaldoli, Imperatrice e Jossa, tutte produttrici di Falanghina e Piedirosso dei Campi Flegerei, le varietà autoctone su cui si concentra in particolare l’attività dell’azienda.

Quella di Cantine Astroni, merita sottolinearlo, è anche la storia di una famiglia, la famiglia Varchetta, che nell’arco di un secolo e di quattro generazioni di viticoltori, dal 1892 al 1999 – anno di fondazione dell’azienda nell’attuale assetto – e da Vincenzo Varchetta e suo figlio Giovanni ai figli e nipoti di quest’ultimo, ha saputo crescere costantemente, puntando, come si accennava in parte in precedenza, alla valorizzazione della Falanghina e del Piedirosso dei Campi Flegrei, sui quali si investe anche in quanto, per così dire, “ambasciatori” del territorio dal quale nascono. Di questi vini, in Cantine Astroni si punta, di annata in annata, a cercare margini qualitativi sempre più elevati e ad esprimere potenzialità inespresse, anche grazie all’applicazione consapevole delle più aggiornate tecniche enologiche.

A tutto questo si sono aggiunte, nel progetto di Cantine Astroni, almeno altre due tendenze: da un lato un lavoro sulla vite e sui vini pensato in modo tale da dare il proprio contributo alla tutela del territorio e dell’ambiente, tramite, ad esempio, la tutela della biodiversità vitivinicola; dall’altro lato, in linea, si potrebbe dire, con il progressivo affermarsi del cosiddetto “turismo esperienziale”, progetti più ampi di enoturismo, tali cioè da fare del passaggio in azienda del visitatore – l’”enonauta”, come lo definisce l’azienda medesima – anche un’occasione di approfondimento didattico dell’arte della viticoltura e della vinificazione, attraverso vere e proprie visite guidate che, partendo da un’introduzione storica relativa al territorio in cui sorgono le Cantine, passino dall’osservazione diretta del lavoro vero e proprio sulla materia prima – tanto in fase di allevamento dell’uva quanto di operazioni che si effettuano in cantina – e giungano fino alla

degustazione di diversi set di vini prodotti in azienda – alternati secondo quattro possibili combinazioni – nel contesto della quale, peraltro, gli stessi ospiti sono incoraggiati, sempre nell’ottica immersiva ed esperienziale di cui si diceva, a dare un loro giudizio sulle caratteristiche organolettiche del vino e sulle memorie olfattive e gustative che questo sollecita in loro.

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