Roagna: artigiani del vino

Roagna, ha una lunga storia alle spalle, fatta di passaggi generazionali e di ampliamenti terrieri, che nel corso del tempo hanno contribuito a realizzare l’attuale realtà vinicola. Un’azienda familiare, immersa nel territorio, nel rispetto e nell’esaltazione delle caratteristiche che rendono sempre un qualcosa pregiato e rinomato per la sua unicità. E su questi indiscutibili punti fermi, si struttura tutta la linea produttiva e gestionale di Roagna, che per poter esprimere al meglio un certo terroir, decide di lavorare con viti vecchie, ricercando la posizione geografia più giusta, e caratteristiche del terreno più idonee per produrre un determinato vino. Una tipologia di vini rari, prodotti non in grandi quantità proprio per eccellere nella qualità, che deve essere controllata. Vini da intenditori, dedicati a tutti quei palati che sanno apprezzare l’unicità del gusto ricercato, e non la dozzinalità.

Ne sono un esempio il Crichët Pajé Riserva 2004, di cui ne sono state prodotte solo 360 bottiglie e 60 magnum, e il Barolo Pira Riserva Vecchie Viti 2006, di cui sono state prodotte meno di 2.400 esemplari.

Nel complesso, la proprietà Roagna si compone di 20 ettari, dei quali 15 vitati, mentre il restante è destinato a bosco. La Cantina è situata nella località Paglieri, all’interno del villaggio di Barbaresco, e i diversi vigneti sono coltivati all’interno di questa area, dove si trovano: Asili, un terreno di circa 2.000 metri quadrati, acquistato nel 1961, posizionato verso sud-ovest; Pajè, un terreno molto calcareo; Montefico, costituito da 0,24 ettari, di proprietà della famiglia dal 1929; Carso, possedimento nel quale si coltivano Chardonnay e Dolcetto; Pira, invece, è la proprietà familiare più grande, con 7 ettari più parte boschiva, i cui filari risalgono al 1937, dove si produce il Barolo. Una variegata strutturazione territoriale a cui fa capo, una determinata produzione d’eccellenza, raggiunta anche grazie al processo di vinificazione eseguita con macerazioni lunghissime, dai 30 giorni per il Dolcetto, fino ai 90 giorni per il Nebbiolo. E nel rispetto completo di una sostenibilità ambientale che non guarda assolutamente al momento, ma ad un futuro eco-sistemico che deve essere garantito per le generazioni future, e quindi salvaguardato, le vigne non vengono fertilizzate, e al loro interno non vengo utilizzati erbicidi o pesticidi. Il suolo è completamente inerbito, così da stimolare la biodiversità e i ceppi, presenti nei vigneti, derivano da legni di madri-viti della zona, così da mantenere una popolazione di piante il più possibile eterogenea. E a tutte queste diverse produzioni fanno capo due cantine: quella storica a Barbaresco, con i vari Cru annessi, e quella nella zona del Barolo a Castiglione Falletto.

Ad oggi, la gestione Roagna è nelle mani di Luca, un nuovo corso generazionale iniziato nel 2001, che sta portando avanti il lavoro svolto dai suoi predecessori, senza però precludersi scelte innovative che diano valore aggiunto a quel che già viene prodotto. Ne è un esempio, la sperimentazione di viti da seme iniziata nel 2012, realizzata seminando vinaccioli delle viti più vecchie per originare nuove piante-figlie e salvaguardare o addirittura aumentare la biodiversità del vigneto.

Per quel che riguarda, però la tradizione, la cura e l’attenzione verso certe accortezze e certe pratiche procedurali, rimane sempre fondamentale. La raccolta delle uve, ad esempio, avviene sempre, a perfetta maturazione fisiologica dell’acino. Pochi giorni prima della raccolta, avviene la selezione di alcune ceste d’uva per effettuare il pied de cuve, ovvero uno starter della fermentazione. Senza questa antica tecnica si lascerebbe al caso la fermentazione alcolica naturale, con non pochi rischi.

La vinificazione, invece, segue alcune consuetudini antiche come quella della steccatura, che si pratica chiudendo completamente l’apertura superiore dei tini di legno con assi di rovere disposti parallelamente. Si riempie poi completamente il tino, lasciando le bucce sommerse nel vino. Questa modalità, permette un passaggio molto più delicato delle sostanze nobili presenti nelle bucce. E dovendo rispettare l’identità di ogni vigneto, per ogni tipologia di vino sarà rispettata la sua tempistica di maturazione in legno, senza alcuna standardizzazione.

Il tutto per dare prodotti che siano realmente di grande qualità, ottenuti da un lavoro artigianale, dove si vanno eseguendo, con meticolosità, tutte le diverse fasi dalla selezione alla pigiatura, fino al confezionamento di ogni singola bottiglia. Ed ogni bottiglia di vino, viene presa in mano almeno sei volte da una persona della nostra famiglia prima di lasciare la cantina.

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