Di Maio contro la Francia: nient’altro che un’irresponsabile pièce teatrale

Oltre il danno, la beffa: sembrerebbe essere questo l’esito dell’ultima crociata di Luigi Di Maio, il tentativo di accordo con i gilet gialli d’Oltralpe che ha scatenato un incidente diplomatico assolutamente gratuito con la Francia. I leader della protesta, che da mesi infiamma le strade di Parigi, hanno infatti respinto la proposta di alleanza proveniente dal nostro ministro dello Sviluppo Economico. Viene così confermata, senza troppe sorprese, la volontà di non ingerenza politica – soprattutto straniera – da parte dei gilets jaunes. Vale a dire: il ministro Di Maio, a nome dell’Italia intera, ha messo a repentaglio i buoni rapporti con uno dei maggiori partner internazionali per nulla?

Ciò dipende dal punto di vista: nell’ottica del Movimento 5 Stelle, creare il caso mediatico attorno alla Francia era quanto di più contasse. Sebbene i toni artificialmente ricercati nel tendere a una mano ai protestanti ricordino molto l’organizzazione di un’Internazionale di sinistra, tale richiamo allusivo è il massimo che si possa rinvenire nel presente gesto. Il resto, come spesso avviene, è mera pubblicità: della situazione francese e dei rapporti con l’Italia se ne è discusso molto, e ancora molto se ne continuerà a parlare. L’attività populista, peraltro, ha sempre bisogno di nuovi nemici e nuove polemiche verso i quali porre attenzione – prima che qualche elettore inizi a chiedersi se la povertà sia davvero stata abolita, o se in realtà l’Italia sia oggi il fanalino di coda dell’economia europea e in piena recessione.

Come i migranti per Matteo Salvini, la pièce che vede coprotagonista forzata la Francia non è in effetti altro che una montatura: tanto che da parte francese è stata sottolineata più volte la volontà di disinnescare i toni smascherando la vicenda per quel che realmente rappresenta. Anche lo stesso Di Maio, conscio di non dover superare un certo limite, alterna dichiarazioni incoerenti di rispetto per Macron e di rivoluzionarismo fuori luogo. Oltre la finzione, però, i danni sono reali: Air France si svincola dalle trattative per Alitalia, probabilmente destinandola al definitivo fallimento, le relazioni tra i due Paesi sono ai minimi storici e c’è il rischio che vengano a mancare sintonia e buona disposizione per le prossime, importanti decisioni a livello europeo.

Quando l’Italia si risveglierà dalla parentesi populista, i cittadini si ritroveranno per le mani un numero enorme di incendi da spegnere. Incendi lasciati all’incuria nell’irresponsabilità, accesi di dolo solo per distrarre, per far vedere che si può brillare più ardentemente della ragione.

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