Dal primo turno al ballottaggio: il rebus delle alleanze siciliane

Quadro complesso, quello emerso lo scorso 28 aprile dal primo turno delle elezioni comunali in Sicilia. Saranno infatti cinque su sette i comuni dove il weekend elettorale si ripeterà con il ballottaggio previsto per il prossimo 12 maggio. Le ultime tornate amministrative, come in Abruzzo, Basilicata e Sardegna, avevano visto il ripetersi delle dinamiche nazionali, con una Lega in costante avanzata, spesso all’interno di un quadro di centrodestra dedito a prove tecniche di unione, il tutto opposto a un Movimento 5 Stelle in caduta libera e un centrosinistra che proprio non riesce a risalire davvero e tornare tra i protagonisti di primo piano.

In Sicilia la distinzione non è così netta, e sembra variare da comune a comune: qui la Lega affonda ma non sfonda, non riuscendo a imporsi davvero su una Regione che fino alle penultime elezioni politiche era considerata, dal partito di Salvini, alla stregua di parassita per l’Italia tutta. Molti siciliani non hanno dimenticato, da bersagli primari di un’ideologia partitica, l’antica natura della Lega (Nord), e ciò ancora si riflette nei risultati delle urne nonostante un innegabile rialzo delle preferenze nei confronti del ministro dell’Interno e soci. Difficile, data la complessità dei dati elettorali, dire se i recenti comizi di Matteo Salvini nei comuni siciliani siano serviti o meno.

I risultati sono estremamente variegati, diversamente – come si diceva – dalle ultime domeniche elettorali. I due comuni che non andranno al ballottaggio, Bagheria e Aci Castello, hanno visto la netta vittoria dei candidati di centrosinistra, rispettivamente Filippo Tripoli e Carmelo Scandurra. Al ballottaggio andranno invece Monreale, Castelvetrano e Caltanissetta (uscenti da un’amministrazione di centrosinistra e ora in bilico fra centrodestra e M5S o centrosinistra). Proprio nel caso di Caltanissetta, il candidato in vantaggio Michele Giarratana vede proprio mancare il supporto della Lega nella propria lista. Al ballottaggio anche Gela e Mazara del Vallo: la prima sembra voler abbandonare la precedente amministrazione pentastellata, facendo scontrare adesso Lucio Greco (centrosinistra + Forza Italia) e Giuseppe Spata (centrodestra); la seconda abbandona viceversa il centrodestra per scegliere tra Salvatore Quinci (centrosinistra) e Giorgio Randazzo (Lega).

Un quadro dalle geometrie elettorali strane e dalle alleanze (previste) ancora più situazionali: proprio in un momento in cui il centrodestra sembrava ricompattarsi sul piano nazionale, sembra ora profilarsi l’idea di un nuovo patto di convenienza giallo-verde; viceversa, i Democratici e Forza Italia sembrano propensi a quel che pare un Nazareno-bis. Il tutto con buona pace dei programmi ideologici che, in una fase di piena crisi in questo senso, sembravano dover rinvigorire i partiti – canonici e populisti – e dar loro reale ragione di esistere oltre quella del mero potere. Purtroppo, sembra che una simile dimostrazione di buona fede dovrà essere ulteriormente rimandata, a data da desinarsi: le elezioni in Sicilia stanno dimostrando come la politica italiana, oggi, sia sempre e solo questione di numeri.

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