Fiorella Mannoia si racconta Padroni di niente è il suo ultimo album

Padroni di niente viene descritto come un album figlio di un periodo storico ben preciso, di pensieri e riflessioni scaturiti da un evento eccezionale e fuori da ogni previsione, evento che nessuno avrebbe mai pensato o immaginato di poter vivere.

Fiorella Mannoia, attraverso le canzoni che canta e le storie che racconta, pone l’attenzione sull’uomo e sulla nostra “umanità”, quella da cui bisognerebbe ripartire per non ritrovarci, appunto, “Padroni di niente”.

La copertina dell’album, ispirata al quadro “Viandante sul mare di nebbia” è di Caspar David Friedrich.

Come nel precedente disco, Personale, anche in Padroni di niente torna la formula della “canzone sospesa”. Fiorella Mannoia, infatti, anche questa volta decide di condividere il proprio spazio con un’artista emergente, in questo caso si tratta della cantautrice Oliva XX (all’anagrafe Arianna Silvestri), che duetta con Fiorella in “Solo una figlia”.

Il disco è stato prodotto da Carlo Di Francesco che lo ha anche mixato presso Farafina Studio (ad eccezione di “Padroni di niente” e “Si è rotto” mixati da Renato Cantele presso Morning Studio.)

Fiorella Mannoia cominciamo dalla copertina: un riferimento alla cultura romantica rivisitato in chiave moderna.

Cosa pensa di ciò che guarda in quella copertina?

“Questa è una copertina ispirata al quadro di Caspar David FriedrichIl viandante sul mare di nebbia”, quadro molto famoso dell’epoca romantica. Il protagonista della copertina guarda a ciò che l’uomo ha costruito, a ciò che è riuscito a fare ma anche a ciò che non riesce a fare che è risolvere il problema: combattere la povertà. E’ questo il contrasto che c’è in questa copertina”.

L’album è nato durante i mesi di lockdown. Fiorella Mannoia quanto ha influenzato questo particolare periodo storico la creazione del disco?

“E’ stato un disco concepito completamente durante il periodo del lockdown, le canzoni sono state scritte tutte in quel periodo per cui hanno riflesso il sentimento che c’era in noi in quel periodo. Abbiamo tutti fatto delle riflessioni molto profonde in quel periodo, sulla nostra fragilità di esseri umani, sulla fragilità del nostro mondo, soprattutto quello occidentale. Pensavamo di essere padroni di tutto compresa la salute perché la scienza fa sempre passi avanti, e invece questa microscopica entità biologica ci ha messo in ginocchio.

E allora ci siamo fermati tutti, sospesi, come il tempo sospeso vissuto in casa isolati dagli altri, siamo riusciti a volare alto con i nostri pensieri sulla nostra condizione di esseri umani, su dove stiamo andando, abbiamo riflettuto sull’essenzialità di quello che in realtà ci serve, sulla società dei consumi, sulla natura e su come in quei mesi si è ripresa i propri spazi. Pensavo che queste riflessioni sarebbero durate e invece appena siamo tornati alla normalità delle nostre vite ci siamo dimenticati di tutto.

Spero che quando tutto sarà finito qualcuno voglia tornare là con i pensieri e capire che l’uomo vada messo al centro dei pensieri”.

Padroni di niente” è il titolo della canzone che apre l’album, oltre che titolo dell’album stesso, perché hai scelto proprio questo titolo?

“Nella canzone,che fa riflettere molto, ci sono molti riferimenti al periodo storico che stiamo vivendo col Covid-19 ed è per questo che l’ho scelta come nome del disco”.

Alcune nuove collaborazioni, penso a quella con Ultimo e la giovane cantautrice Olivia XX. Ultimamente ti abbiamo visto collaborare con Achille Lauro. Fiorella Mannoia è una conferma che nella musica non esistono barriere generazionali?

“Non esistono, sono tutte invenzioni, perché in realtà le canzoni non hanno ne tempo ne età. Quando le canzoni esprimono qualcosa, quando vogliono raccontare, mettono d’accordo tutti. A me non interessa chi scrive ma cosa scrive.

Quando ho conosciuto Ultimo ci siamo ritrovati, seppur così distanti a livello generazione, a farci le stesse domande, a raccontarci le nostre esperienze.

Con Achille Lauro ho scoperto che ha molto da dire che va aldilà della musica stessa”.

Nell’album non mancano storie di figure femminili, come le canzoni “Insogna” o “Sono una figlia”. La tua attenzione verso le donne è sempre stata molto alta, in questi anni in cui ti sei esposta e battuta per loro hai visto qualche tipo di cambiamento?

“Noi donne tante conquiste le abbiamo ottenute, però siamo in un momento storico pericoloso perché stiamo tornando indietro. Sento tante dichiarazioni che non avrei mai pensato di dover sentire ancora. Stiamo ancora a combattere per i diritti, in generale, cosa che quando io ero giovane non pensavo che ci saremmo ritrovati a fare, non avrei mai immaginato che mi sarei ritrovata ancora a fare a appelli ad andare in piazza. Purtroppo stiamo vivendo un periodo di involuzione invece che di evoluzione. Eravamo molto più liberi,moderni,al passo coi tempi negli anni 70’ rispetto a oggi, mi sembra che stiamo tornando indietro in maniera molto pericolosa.

Per cui la mia attenzione verso le donne, verso le minoranze in generale è sempre attiva, qualsiasi richiesta mi facciano sono sempre pronta a dare il mio contributo”.

Nel brano “La gente parla” sottolinea quanto la gente voglia dire la propria su tutto, parlando spesso a sproposito e giudicando con molta cattiveria gratuita. Fiorella Mannoia come sta la gente oggi?

“Incattivita. Un po’ per il periodo storico che stiamo vivendo che è veramente un periodo molto delicato perché siamo nella bruttissima e terribile condizione di dover scegliere tra salute e lavoro.

Giorni fa ho scritto un post che diceva che siamo tutti una grande Taranto, in quando questa città vive da tempo nel dilemma dello scegliere tra la salute e il lavoro.

La cattiveria che vedo nei social, che esiste da prima del covid-19, con questa vicinanza nel poter dire qualcosa a chiunque la propria opinione sentendosi in diritto di giudicare la vita altrui, esprimendo giudizi in maniera sprezzante e cattiva.

C’è anche la mania ossessiva del maledetto like, e pur di averlo le persone sono disposti a dire qualsiasi cosa senza pensare alle conseguenze.

I social da una parte potrebbero essere delle conquiste, ma dall’altra purtroppo mettono in luce molta cattiveria della gente”.

Ci puoi raccontare a livello musicale che direzione è stata presa per questo disco?

“Io e il mio produttore con questo disco abbiamo risentito della necessità di ritornare all’essenziale. Cosa sia veramente importante nella nostra vita e quanto ci sprechiamo nelle cose superflue che non servono. Il disco, a parte i contenuti, è essenziale anche nella musicalità perché non abbiamo chiesto aiuto alla tecnologia”.

Dovrai aspettare maggio 2021 prima di poter tornare sul palco ed emozionare nuovamente il tuo pubblico. Come stai vivendo questo momento e quanto desideri tornare sul palco?

“Sono in preda in questo momento ad una grande nostalgia. Ho sempre fatto molti concerti, ho lavorato tutti questi anni senza fermarmi mai. Ringraziando Dio non ho mai avuto problemi, ho sempre avuto i teatri pieni, sempre tanta affluenza di pubblico. Davo tutto per scontato, nel senso che postavo i miei video e non mi riguardavo, mentre adesso mi ritrovo a guardarli e a pensare a quanto diamo per scontato le cose. Mi mancano gli abbracci e i baci del pubblico, e questa mancanza mi commuove”.

Il mondo sta affrontando una delle sfide più strane della storia recente. Come percepisci tutto questo nelle persone?

“In questo momento c’è tanta paura, tanta incertezza,preoccupazione.Mentre durante il lockdown eravamo sospesi e liberi nei nostri pensieri perché pensavamo di potervene liberare presto, non ci era mai capitato di essere obbligati a stare chiusi in casa, e quindi questa situazione ci ha portato alla testa tanti pensieri tutti positivi, forse malinconici, ma positivi. Nel senso che dobbiamo rivedere noi stessi, dobbiamo essere più comprensivi gli uni con gli altri. Adesso che è arrivata la seconda ondata la gente comincia ad essere preoccupata per il proprio futuro, per le proprie attività, per la propria salute. C’è tanta incertezza, non sappiamo quando finirà per cui adesso c’è tanta preoccupazione collettiva”.

I social e la tecnologia sono venuti in aiuto per avvicinarci quando non era possibile farlo di persona. Sei pro o contro tutto questo? Fiorella Mannoia qual è il tuo rapporto col mondo virtuale?

“Non sono ne pro ne contro, nel senso che questo teoricamente è una conquista straordinaria. Se pensi che noi qualsiasi cosa vogliamo sapere basta che la cerchiamo e vengono fuori tutte le notizie inerenti all’argomento che stai cercando. Questo è qualcosa di inimmaginabile fino a poco tempo fa. Avevamo le enciclopedie, oggi con un click riusciamo a metterci in contatto con il mondo intero, e quella notizia viene sviscerata in tante teorie, per cui possiamo scegliere la teoria che riteniamo più giusta, possiamo analizzare le notizie,possiamo capire se sono vere o false.

Potrebbe essere in teoria una cosa meravigliosa,poi dopo noi ci riduciamo a postare sciocchezze, o a farci i fatti degli altri. Ho sempre detto che la rete è come il cervello umano: lo usiamo solo al 10% delle nostre possibilità. A volte sprechiamo questa grande opportunità che ci viene data per usarla in maniera impropria,stupida,cattiva perché nel web c’è tanta frustrazione e cattiveria. Quando ai creatori dei social, delle chat, degli smartphone è stato chiesto: “A tuo figlio lo fai usare lo smartphone.” La risposta è stata:”No.” Non dico nient’altro”.

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