Siviglia, appunti notturni sulla città

Ci sono luoghi che lasciano un segno indelebile nell’animo delle persone che li visitano. Siviglia è certamente uno di questi. La città racchiude infatti l’essenza stessa dell’Andalusia e forse di tutta la Spagna. Camminando per le strade del centralissimo Barrio de Santa Cruz, dove si trovano i monumenti simbolo come la Cattedrale, la Giralda e il Real Alcázar, si respira un’atmosfera davvero suggestiva, laddove sono evidenti i segni della complessa stratificazione storica e culturale della città. Bisogna entrare notte tempo nel dedalo di vicoli della Judería, ovvero l’antico quartiere ebraico, per scoprire la Plaza Doña Elvira: un piccolo gioiello urbanistico di forma rettangolare, popolato di aranci e caratterizzato dalla presenza di panchine ricoperte da meravigliosi azulejos, vale a dire le piastrelle di ceramica smaltata e decorata molto diffuse anche in Portogallo. Nel cuore della notte, risalendo per Calle Mateos Gagos, dove ci si può fermare per gustare qualche tapa e un bicchiere di vino de naranja (vino di arance) in uno dei tanti locali ancora aperti, si può raggiungere La Carbonería, lo storico locale di Flamenco situato in Calle Céspedes. Diversamente da altri locali apparentemente simili ma destinati ai turisti stranieri, per entrare alla Carbonería non c’è da pagare un biglietto, non c’è l’obbligo della consumazione e, anche quando si prende da bere, i prezzi dei drink sono molto convenienti. Gli artisti che danno vita agli spettacoli cambiano quasi ogni sera. Si tratta di veri cantanti e ballerine/i di Flamenco. Con le note delle struggenti canzoni di amore nel cuore – canzoni rese ancora più vivide dal roteare di corpi che danzano generosamente per il pubblico – bisogna recarsi dall’altro lato della città, sull’altra sponda del fiume Guadalquivir, passando per il Puente de Isabel II, per raggiungere Triana. Il quartiere, reso celebre anche dall’omonima canzone di Miguel Bosé, rappresenta una sorta di città nella città, a sua volta ricchissimo di ristoranti, tapas bar, caffetterie, ecc., collocate per lo più in Calle Betis e in Calle de la Pureza. Merita certamente una visita la splendida Real Iglesia de Santa Ana, la prima chiesa costruita a Siviglia dopo la cosiddetta “Reconquista” (la riconquista dei domini arabi nella Penisola iberica da parte degli eserciti cristiani). Chi scrive ha una particolare propensione per le passeggiate serali e notturne e dunque, per visitare la chiesa, si è dovuto muovere con discrezione, poiché era in corso la messa serale. L’ora non proprio ortodossa ha costituito una chance inattesa per cenare in un piccolo ristorante nelle vicinanze, Las Golondrinas dove ogni dettaglio, dall’arredamento al cibo fino alla cordialità del personale di sala, esprime perfettamente la poesia insita nelle pieghe più profonde dell’anima di Siviglia. Al mattino, preferibilmente di buon mattino e dopo una colazione abbondante presso l’elegante caffetteria La Campana, bisogna prendere un autobus ed uscire dalle antiche mura cittadine per dirigersi verso il Monasterio de la Cartuja (La Certosa), che dà il nome all’omonimo quartiere, per apprezzare tra le altre cose la capacità delle amministrazioni locali di ripensare e ricostruire uno spazio ormai destinato all’abbandono attraverso una riconversione nella destinazione d’uso. Ospita infatti lo splendido Centro Andaluso di Arte Contemporanea (CAAC), uno spazio luminoso all’interno del quale si avvicendano mostre temporanee di arte contemporanea di grande valore artistico e culturale.

Foto tratta da andalunet.com

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