I RESTAURI DEL PARCO ARCHEOLOGICO DEL COLOSSEO: LA COLONNA TRAIANA

“Più lo si contempla (il Foro di Traiano), più sembra un miracolo: chi sale all’Augusto Campidoglio scorge un’opera che è al di sopra del Genio umano”. Così Cassiodoro (varia, VII, 6) e in effetti da sempre ci si interroga sull’ingegno, la sapienza e il lavoro degli uomini che resero possibile quel mirabile monumento che è la Colonna Traiana, per la cui realizzazione fu cavato il marmo dalle Alpi Apuane, furono trasportate tonnellate di blocchi sulle navi marmorarie da Luni al porto di Traiano e poi furono scaricatì, movimentati, lavorati e messi in opera i blocchi fino a più di 40 metri di altezza dal suolo. La Colonna Traiana è un monumento innalzato a Roma per celebrare la conquista della Dacia (attuale Romania) da parte dell’Imperatore Traiano inaugurato nel 113 d.c.: rievoca infatti tutti i momenti salienti di quella espansione territoriale 101-106 d.c.. Si tratta della prima Colonna coclide mai innalzata. Era collocata nel Foro di Traiano, in un ristretto cortile alle spalle della Basilica Ulpia. Fu una novità assoluta nell’arte antica e divenne il punto di arrivo più all’avanguardia per il rilievo storico romano. Nella Colonna Traiana si assiste, per la prima volta nell’arte romana, a un’espressione artistica autonoma in ogni suo aspetto, anche se culturalmente in continuazione con il ricco passato. La valenza dei rilievi della Colonna investe profondamente oltre l’aspetto tecnico e formale anche il contenuto, segnando uno dei capolavori della scultura di tutti i tempi. Le figure nei rilievi storici romani, dalla pittura repubblicana nella necropoli dell’Esquilino ai rilievi dell’Ara Pacis, sono formalmente corrette e dignitose, ma prive di quella vitalità che le rende inevitabilmente compassate. Nemmeno il vivissimo plasticismo dei rilievi dell’Arco di Tito si era tradotto in un superamento della freddezza interiore delle raffigurazioni. I 200 metri del fregio istoriato continuo si arrotolano intorno al fusto per 23 volte, come se fosse un rotolo di papiro o di stoffa e recano circa 100-150 scene (a seconda di come si intervallano) animate da circa 2500 figure. Un ritmo incalzante, d’azione, collega tra loro le diverse immagini il cui vero protagonista è il valore, la Virtus dell’esercito romano. Note drammatiche, patetiche, festose, solenni, dinamiche e cerimoniali s’alternano in una gamma variata di toni e raggiungono accenti di particolare intensità. Traiano compare 59 volte nei rilievi della Colonna. La sua realizzazione è sempre realistica ed esprime, con gesti misurati, con sguardi fissi e composizioni ben architettate, la sua attitudine al comando, la sua saggezza, la sua abilità militare; non è però mai ammantato di significati retorici, di capacità sovrumane o attributi adulatori; la sua è una rappresentazione dalla quale scaturisce oggettivamente la levatura morale, senza artifici. L’alto basamento della Colonna Traiana è ornato su tre lati da cataste d’armi. Sul fronte, un’epigrafe sorretta da Vittorie, commemora l’offerta della Colonna da parte del Senato e del popolo romano. Agli angoli del piedistallo 4 aquile sorreggono una ghirlanda di alloro. Sotto l’epigrafe si trova la porta che conduce alla cella interna, dove vennero collocate le ceneri di Traiano e forse della consorte Plotina. La realizzazione del monumento richiese una tecnica complessa e un’avanzata organizzazione e coordinamento tra le maestranze che lavoravano nel cantiere. Si trattava infatti di sovrapporre blocchi di marmo del peso di circa 40 tonnellate e di farle combaciare perfettamente, tenendo conto sia dei rilievi, probabilmente già sbozzati e successivamente rifiniti in opera, sia della scala a chiocciola interna, che doveva già essere stata scavata ne rocchi prima della collocazione. Il Parco Archeologico del Colosseo parte dai restauri dei monumenti del Tempio di Vesta, dell’Arco di Tito e appunto della Colonna Traiana. Prodigio di ingegneria e architettura “la Colonna Traiana è ora al centro di un complesso intervento di restauro e indagine, ma anche di sistemazione in sicurezza con l’obbiettivo di aprirla al pubblico per piccoli gruppi contingentati con visite guidate a partire dal 2021”, racconta il Direttore Alfonsina Russo. “I lavori riguardano tutto il monumento, compresa la straordinaria scala a chiocciola – continua – abbiamo restaurate le facciate del basamento e stiamo intervenendo nella struttura della scala che avrà un nuovo sistema d’illuminazione”. “La Colonna Traiana si percepisce, che è stata vissuta nei secoli: si leggono graffiti e scritte di nomi e date, abbiamo ritrovato anche la firma di Antonio da Sangallo, l’architetto che ha realizzato la chiesa della Madonna di Loreto di fronte alla Colonna”, spiega l’archeologa Federica Rinaldi. Il prototipo della scala? “Un’ipotesi è che l’ispirazione sia la macchina idraulica di Archimede che serviva per irrigare i campi – avverte ancora la Rinaldi – un altro riferimento è l’architetto Erone di Alessandria, attivo alla metà del I secolo d.c., che in un trattato descrive una gru composta da un albero intorno a cui è avvolta una fune che serve da scalino per gli operai”. Il restauro esterno è da vertigine, condotto con il braccio meccanico e una gru a un’altezza di oltre 30 metri. Commuove la bellezza del rilievo di pochi millimetri della Colonna Traiana e proprio l’estrema raffinatezza delle decorazioni è in parte motivo del suo degrado perchè la lavorazione così dettagliata e delicata ha portato a delle micro fessurazioni invisibili. Per questo l’intervento è altamente sofisticato. Si è intervenuti infatti con delle micro stuccature volte a preservare i dettagli millimetrici, come a voler ricucire con un filo di malta questo ricamo millenario. I lavori di restauro del basamento sono appunto diretti da Federica Rinaldi e Barbara Mezzara con Angelica Pujia, Antonella Rotondi e Alessandro Lugari. La Colonna Traiana fu una novità assoluta nell’arte antica e divenne il punto di arrivo più all’avanguardia per il rilievo storico romano con un’espressione artistica autonoma in ogni suo aspetto anche se culturalmente in continuazione del ricco passato. Nel 1787 Goethe durante la sua lunga permanenza a Roma racconta di essere salito sulla Colonna Traiana e di aver visto da lì il panorama della Capitale: “Salii verso sera sulla Colonna Traiana, da cui si gode un panorama incomparabile. Visto da lassù al calar del sole, il Colosseo sottostante si mostra in tutta la sua imponenza; vicinissimo è il Campidoglo, più addietro il Palatino e il rimanente della città. Poi, a tarda ora, tornai a casa passeggiando lentamente per le vie. Un luogo straordinario è la piazza di Monte Cavallo con l’Obelisco”.

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