Matrix Resurrections: pillola blu o rossa?

Quando fu annunciato il sequel della saga, laddove eravamo convinti che la storia fosse finita, l’esito dubbio dell’operazione era quasi scontato. Ho affrontato la visione in sala con l’indecisione: pillola blu e rimpiangerò la scelta di essere venuta al cinema o pillola rossa e la Wachowsky mi sorprenderà?

Prima di dare una risposta, voglio fare una premessa: rivedere Keanu Reeves vestire i panni di Neo è stata un’emozione (si perché certi personaggi diventano miti e di fronte a questo, ogni età anche la più veneranda improvvisamente svanisce). Con Neo torniamo nella tana del Bianconiglio. Lo abbiamo lasciato in Matrix Revolution che aveva concluso la sua missione sacrificando se stesso per dare agli uomini la libertà di scegliere se continuare a vivere nel mondo virtuale di Matrix o meno. In Matrix Resurrections Thomas Andrerson è un programmatore di giochi, sopravvissuto a un tentativo di suicidio e in cura da uno psichiatra che cerca di fargli gestire i suoi tormenti e gli incubi tra una seduta di analisi e le pillole blu. Già dalle prime sequenze, Lana Wachowsky ha dimostrato che una storia poteva non essere scontata e banale attingendo alla realtà e agli episodi passati della saga, un excursus fantascientifico ma logico che ha permesso di entrare nuovamente in quell’universo meraviglioso creato oltre vent’anni fa. Non è opportuno svelare la trama per lasciare al pubblico il piacere di vedere la pellicola (rigorosamente su grande schermo) senza condizionamenti o giudizi.

Quello che si può dire è che tranne Neo e Trinity (Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss) lo spettatore troverà nomi familiari ma non i volti associati, confermerà che l’amore vince su tutto, che la regia di Lana Wachowsky è convincente e che per trovare il gusto delle scene d’azione del più famoso cyberpunk della storia cinematografica bisogna andare oltre la spettacolarità: i tempi sono cambiati, i personaggi sono invecchiati (bene) e di questo non si fa mistero, manca il carisma di Laurence Fishburne e viene dato un valore diverso al tempo. La presenza di un forte richiamo LGBT guardando all’arcobaleno come direzione per superare il ‘sistema binario’chiude questo capito, forse per sempre o forse no. Per questo motivo rispondo alla domanda e scelgo la pillola rossa; mi dispiacerebbe non vedere più Keanu Reeves nei panni di Neo ma la speranza di assistere ai cambiamenti in questa umanità che purtroppo cade sempre negli stessi errori, completerebbe il senso di questa saga.

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