Oh, ditelo che non c’è niente di peggio di quando viene proibito di fare qualcosa e quel “qualcosa” diventa per noi, improvvisamente, un bene, un desiderio, un “bisogno essenziale”.
Non è forse così?
Capirete quindi perché scrivere questo articolo, in questo momento, con le terme chiuse….è stato un “atto di eroismo”!
Personalmente, adoro le terme!
E, immagino, considerata la grande affluenza che “in tempi normali” vedevo, di non essere l’unica.
Ne parliamo quindi con Marco Maggia, Vicepresidente nazionale dell’Associazione Federterme (il Presidente è Massimo Caputi), per il quadriennio 2020/2024. Diciamo subito che il suo mandato non è iniziato nel migliore dei momenti.
Decisamente no.
Per tutte e tutti, beninteso.
Originario di Abano Terme (e di dove se no?) Marco Maggia è il proprietario dell’Ermitage Bel Air Medical Hotel di Abano Terme, premiato come l’albergo più accessibile d’Italia per 4 anni consecutivi. Tutte le persone con limitata autonomia motoria possono avere accesso a tutti i servizi disponibili nell’Hotel senza alcun problema.
Aspetto non secondario, considerato che l’albergo si occupa anche di Medicina preventiva: persone sane che vedono nelle terme il luogo dove trattare dolore, malattie e stress, in un hotel di alto livello. Si eseguono, ad altissimo livello, check-up cardiovascolari e la prevenzione delle diverse patologie. Con la possibilità di fare elettrocardiogrammi, analisi del sangue, etc. Servizi medicali completamente integrati con le terme e collocati all’interno dell’albergo.
L’ospite dell’Ermitage gode di trattamenti all’interno di una struttura medica e può portarli in detrazione come spese mediche.
Le persone che, invece, hanno problemi fisici, possono venire in questo hotel per trovare le cure necessarie, in una forma residenziale di tipo alberghiero, circondate da persone “sane”, quindi in un ambiente aperto a tutte e tutti, non solo a coloro che si trovano a vivere una situazione di disagio fisico. Chi ha bisogno, può trovare l’infermiere/a, il/la fisioterapista, il/la fisiatra, il/la neurologo/a etc, avendo accanto famiglie, giovani, turiste/i etc. Essere inclusivi dà infatti garanzia di qualità e di buona riuscita della cura, perché non si vive l’emarginazione della malattia.
L’albergo si compone di 24.000 metri di proprietà, 3 sorgenti termali. Oltre alle competenze mediche e al meglio della tecnologia, sono stati integrati nell’offerta anche i fanghi ed altre attività volte ad accrescere il senso di benessere della persona.
Insomma, un resort termale che supporta i pazienti dal punto di vista preventivo e fino alla riabilitazione.
“Chi ha paura della disabilità e non la vuole vedere, qui da noi non è il benvenuto” dice Marco Maggia. Questo è un centro benessere con una specializzazione medica.
Per questo, è partner istituzionale delle principali compagnie assicurative.
“Curarsi in un ambiente inclusivo e bello da vivere, con nuclei familiari interi che non vengono separati”, ci tiene a rimarcarlo.
E lui, purtroppo, conosce da vicino, per esperienza personale, le difficoltà della disabilità (vedasi www.ilsognodieleonora.it, l’Associazione no profit da lui fondata, con responsabilità sociale a beneficio di bambini/e e ragazzi/e disabili. Eleonora era una bambina che nel 2012 è morta per una malattia genetica rara).
Appunto “Responsabilità sociale”.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che “il bene che facciamo agli/alle altri/e, se sostenibile, fa bene a tutti/e. Il recupero della vocazione naturale delle terme, come luogo deputato alla salute di tutti e tutte, non solo degli adulti, è fondamentale: i centri termali sono diversi dai centri benessere. Recuperare la vera identità del mondo termale è importante anche dal punto di vista economico, perché esiste tutta una fascia di persone over 65 con disponibilità economica e tempo libero: con questo taglio, ho ottenuto una azienda che funziona bene, con clienti che mediamente trascorrono più tempo rispetto alle SPA”, approfondisce Maggia.
Il termalismo con tempistiche ampie permette anche di poter assumere i professionisti e le professioniste migliori, che possano lavorare tutti i giorni e non solo 2 o 3 giorni a settimane come in altri ambiti.
Purtroppo, il 20-25% delle strutture recettive italiane, nel 2021, chiuderanno, perché il Governo non ha definito strumenti in grado di aiutare veramente il settore.
Peccato.
Un’enorme perdita: economica, sociale, lavorativa e di cura. Proprio mentre il tema della salute e della prevenzione avranno un ruolo sempre più centrale nella vita delle persone.