“ATTRAVERSO LO SPECCHIO” LE CREAZIONI DI ANTONIETTA RAPHAEL MAFAI NELLA NUOVA MOSTRA DELLA GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI ROMA.

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha inaugurato il 17 novembre la nuova mostra di Antonietta Raphael Mafai, “Attraverso lo specchio”, aperta sino al 30 gennaio 2022.

“Attraverso lo specchio” si riferisce alla predisposizione dell’artista a convertire la sua attività artistica in oggetto di analisi sul proprio mondo interiore, ed a celebrare dimensioni oniriche e immaginifiche in cui l’immagine femminile è protagonista. Lo specchio, inteso come autorappresentazione, sdoppiamento, soglia da attraversare, costituisce perciò il motivo di un itinerario che ripercorre le ingenti creazioni di Antonietta Raphael, con una serie di nuclei tematici individuati dalle curatrici.

Sculture e disegni, sono accompagnati da documenti, foto di famiglia, lettere e pagine di diario, che si riferiscono al profondo elemento autobiografico nelle opere di Antonietta. Completa l’esposizione, una selezione di composizioni di Mario Mafai, compagno di vita, insieme ad un video documentario inedito realizzato per la rassegna.

Lo specchio è identificato appunto attraverso la rappresentazione della figura femminile, sempre o quasi protagonista: si tratti di se stessa, delle amatissime figlie (Miriam, Simona e Giulia) o delle eroine bibliche, emblemi di indipendenza, come Giuditta e Tamar. L’artista infatti, si serviva dello specchio come allegoria e filo conduttore della sua poetica. Partendo dal “narcisismo” della Raphael ricordato da Alberto Moravia, l’esposizione tratta i vari aspetti speculari della vita e della produzione di quest’artista eccezionale per mostrare un ritratto sfaccettato che da risalto all’originalità e all’attualità soprattutto riguardo alla auto rappresentazione femminile.

La mostra è curata da Giorgia Calò e Alessandra Troncone e promossa in collaborazione con l’Istituto Lituano di Cultura e l’Ambasciata di Lituania a Roma. Nell’evento di presentazione hanno partecipato la Direttrice Cristiana Collu, l’Ambasciatore di Lituania in Italia Ricardas Slepavicius, le curatrici Giorgia Calò e Alessandra Troncone, gli storici dell’arte Giuseppe Appella, Giovanna Coltelli, Giedrè Jankeviciutè, Federica Pirani e Ariel Mafai Giorgi. L’esposizione ha il patrocinio del Primo Ministro di Lituania Ingrida Simonytè.

Una rilevante retrospettiva che ripercorre la poliedrica vita artistica e personale della Raphael di origini lituane, fra le fondatrici della Scuola romana, la corrente artistica di grandi attitudini espressionistiche che, nata circa nel 1930, con il proposito di opporsi al convenzionalismo del Novecento attraverso indagini cromatiche principalmente sul piano della relazione colore spazio, che ebbe un profondo ascendente sui tonalismi italiani.

“Siamo di fronte a una figura che ha vissuto una vita intensa, piena, operosa e devota all’arte. Nelle diverse sale, tra sculture, dipinti, fotografie e carteggi c’è la storia di un’artista che ha detto la verità, in modo olimpico, senza illusioni, con ferocia e determinazione, quella che ha speso nelle lotte dei suoi incubi (sempre definiti sogni) e quella che ha profuso per plasmare la materia, dura come quella della pietra e del palissandro o tenera come l’argilla o la pasta di colore sulla tela. Raphael è una fenice che ha saputo rinascere più volte, superando anche il dramma delle leggi razziste e della persecuzione. Periodo buio che aveva peraltro presagito e rappresentato nei suoi lavori. Un simbolo internazionale di emancipazione femminile in un’epoca in cui l’eguaglianza di genere era lontana”. Spiega Cristiana Collu, Direttrice della Galleria Nazionale.

La rassegna alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ospita dipinti, sculture e opere su carta provenienti dalle più celebri collezioni pubbliche e private che si rivolgono a tutto il periodo della sua produzione, accompagnati, come già citato, da documenti, quali fotografie di famiglia, lettere e pagine dei suoi diari.

Il percorso della mostra, invece di prediligere un ordine cronologico, si svolge per sezioni determinate da temi specifici.

L’introduzione all’esposizione si incentra sulle origini lituane ed ebraiche di Antonietta che si rivelano attraverso gli intensi ritratti dei genitori: “Mio padre e Mia madre”, 1932 – 1958, e nel dipinto “Mia madre benedice le candele”, 1932.

L’arrivo a Roma nel 1925, coincide con l’incontro con Mario Mafai, appunto suo compagno di vita, ma anche fondamentale interlocutore per il continuo confronto fra i due artisti. Verranno eseguiti moltissimi reciproci ritratti, come “Ritratto di Mario”, 1928, nel quale Antonietta Raphael dipinge Mario Mafai assorto nel realizzare un ritratto, o “Lezione di piano” di Mafai, 1934, che sottolinea la rilevante funzione della musica nella vita di Antonietta. Mario Mafai, la raffigura ancora in abito da sera nel suo studio di scultura “Antonietta nello studio di scultura”, 1934, mentre Raphael, subito dopo la sua morte, lo omaggierà con un dipinto ritraente il pittore nel suo studio intento a riprodurre una natura morta : “Mafai nel suo studio”, 1966.

E mediante i molteplici autoritratti in cui Antonietta si autorappresenta come donna, madre e artista, focalizza nella sua opera il tema dell’identità. Lo scambio epistolare con Mario è celebrato in “Autoritratto scrivendo una lettera a Mario”, 1942, mentre il suo lavoro è ben evidenziato ad esempio in “Autoritratto in tuta blu” degli anni Quaranta.

Iniziando dalla famosa affermazione di Antonietta Raphael nel suo diario che asserisce: “Due cose mi tormentavano da piccola: la religione e il sogno”, composizioni come “La sognatrice”, 1942 – 1945, “Poltrona verde: l’incubo”, 1950, e “Io e i miei fantasmi”, 1961, si basano su un immaginario onirico in cui ancora una volta è presente come protagonista la figura femminile.

Sono mostrate anche molte rappresentazioni allo specchio le quali, tramite il riflesso, si pongono come momenti di riflessione sullo sdoppiamento rivolto alla donna in quanto creatrice e creatura, come nella scultura: “Riflesso nello specchio”, 1945 – 1961. Femminilità e maternità sono nelle sue opere concetti determinanti, in cui nei suoi scritti associa la donna a Dio. L’episodio della procreazione è il fulcro del dipinto “Il parto”, 1968, mentre si ripresenta in versione più autobiografica e personale nei molteplici ritratti delle figlie: “Le tre sorelle” a cui è intitolata la scultura in cemento del 1936, già parte della collezione permanente del museo.

La composizione è stata scolpita in un momento di intimità: Myriam la più grande, di dieci anni, legge un libro ad alta voce e le sue sorelle, Simona di otto anni e Giulia di sei, l’ascoltano con attenzione. E appunto, l’ultima Giulia, ha stabilito di donare la versione in bronzo al Museo Ebraico di Roma, alla memoria delle bambine ebree mai più tornate dai campi di sterminio.

La religione è il tema di numerosi lavori fra dipinti e sculture, che si riallacciano alle sue origini ebraiche, ad esempio tramite le immagini di Giuditta e Tamar, eroine bibliche, donne emancipate e tenaci, capaci di modificare con i loro comportamenti un ambito caratterizzato da dinamiche patriarcali. Sono esibiti in questa sezione dipinti come: “Yom Kippur, nella sinagoga”, 1931, “Il quarto giorno della creazione”, 1963,

“Il trionfo di Giuditta”, 1960 – 1961, “Er e Tamar”, 1967”, insieme alle sculture: “Re David piange la morte di Assalonne”, 1947 – 1969, e “Salomè”, 1969.

In conclusione, nell’ultima sezione sono custodite i ritratti dei compagni di strada di Antonietta Raphael: Scipione, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Katy Castellucci, Helenita Olivares, ma anche mecenati e collezionisti che hanno sostenuto la sua attività artistica: dal “Ritratto della Signora della Ragione”, 1939, al “Ritratto di Giuseppe Berti”, 1961, rappresentato sulla medesima poltrona verde dell’omonimo dipinto del 1950. Cominciando da quest’ultima parte di opere, la rassegna crea un riferimento diretto con la collezione permanente della Galleria Nazionale nelle sale in cui le opere degli artisti hanno condiviso il suo percorso artistico o ne hanno ispirato le composizioni, fra cui Mario Mafai, Scipione, Ettore Colla, Renato Guttuso, Giacomo Manzù e Amedeo Modigliani.

In mostra anche dieci disegni che sottolineano come la produzione grafica sia stata elaborata parallelamente con quella scultorea e pittorica.

Al tema è stata realizzata nel 2017 un’esposizione a cura della stessa Giorgia Calò: “Antonietta Raphael Mafai – CARTE”, nel Museo Carlo Bilotti a Roma, seguita nel 2019 da “Raphael i segni e il segno” a cura di Cesare Terracina nella Galleria Aleandri di Arte Moderna sempre a Roma.

Tra le carte nella rassegna c’è anche un autoritratto ad acquarello del 1930, che viene dalle collezioni del Museo Ebraico di Roma, parzialmente coperto da una mano.

“La mano che sorregge il volto dell’artista gioca un ruolo fondamentale. Quelle rappresentate da Antonietta sono mani che compiono precise azioni, dal gesto più intimo e domestico come pettinare, a quello più sacrale della benedizione”. . Afferma Giorgia Calò, che ha l’opportunità di far riflettere sul ruolo della donna nel lavoro dell’artista. “Sono donne indipendenti e volitive, in grado di declinare la loro grazia e bellezza in forza e combattimento, rivendicando la propria identità e il proprio ruolo”.

L’inaugurazione della mostra del 17 novembre è stata un’importante occasione per celebrare Giulia Mafai, spentasi a 91 anni lo scorso 25 settembre, che ha profondamente voluto questa esposizione e la cui supervisione scientifica è stata fondamentale lungo tutte le fasi del progetto. Giulia Mafai, costumista e scenografa del grande cinema italiano, era sorella della giornalista e scrittrice Myriam e della senatrice comunista Simona, tutte e due scomparse precedentemente.

La città di Cosenza ospita il corpus di sculture più considerevoli di Antonietta Raphael, costituito da sei opere monumentali, di cui sfortunatamente soltanto due sono collocate lungo Corso Mazzini nel MAB, (Museo all’Aperto Bilotti). Esse sono: “Le tre sorelle”, in marmo rosso vaticano e la “Grande Maternità” in pietra peperino che manifesta la drammaticità del tentativo della madre di difendere il figlio durante il rastrellamento del ghetto di Kaunas, episodio che l’artista aveva vissuto essendo la figlia di un rabbino, in cui è insita tutta l’angoscia di un’epoca buia e di un’esperienza personale problematica. Le sculture di proprietà del comune, presenti ancora in deposito, sono: il “Toro morente”, in marmo nero marquinia, “Uomo in bagno”, in marmo grigio bardiglio, “Missione segreta” o “Venere e Cupido”, in marmo nero marquinia e la “Leda e il cigno”, in marmo statuario di Carrara. Ci auguriamo che la nuova amministrazione di Cosenza riesca a valorizzare i capolavori artistici di cui è proprietaria e possa rapidamente esporre le composizioni.

Antonietta Raphael nascein uno shtetl a Kovno, oggi Kaunas, piccolo paese della Lituania, nel 1895, ultima di undici figli di un rabbino. Nel 1905, dopo la morte del padre, si trasferisce insieme alla madre Chaja

Horowitz a Londra, distante dai pogrom zaristi, dove visse per venti anni. Appassionata di musica, si diplomò pianista concertista alla Royal Accademy of London. Successivamente, dopo la morte anche della madre, cominciò a viaggiare e dopo un breve soggiorno a Parigi, nel 1925 si stabilì a Roma, che divenne la sua seconda patria. Entrata all’Accademia delle Belle Arti della Capitale, intreccia la sua vita artistica e sentimentale con Mario Mafai. Un lungo ed importante legame, a volte difficile, da cui nasceranno le sue tre figlie e da cui avrà origine artisticamente, con Scipione, quella che Roberto Longhi denominò “Scuola di via Cavour” : dalla loro residenza partirà infatti un linguaggio espressionista che condizionerà generazioni di artisti nella città di Roma. E’ definita dalla critica anticipatrice, antesignana delle più innovative correnti artistiche come la Transavanguardia (Achille Bonito Oliva). Le opere di Antonietta Raphael sono all’interno delle collezioni permanenti dei maggiori musei italiani, tra cui: il Museo del Novecento di Milano, il Museo di Brera di Milano, il GAM la Galleria di Arte Moderna di Torino, il Museo Comunale di Genova, nella Villa Torlonia a Roma, nei saloni principali del GNAM la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

“Attraverso lo specchio”, lo specchio che riflette se stessi e che restituisce un doppio, da un lato i colori saturi propri della sua pittura dall’altro i vuoti e le sottrazioni di sculture compatte e intospettive. E’ infatti anche su questo che si articola l’antologica dedicata ad Antonietta Raphael. Lo storico e critico dell’arte Roberto Longhi, in virtù di tutte le suggestioni ebraiche nella sua produzione la definì: “la sorellina di latte di Chagall”, in cui si identifica anche per i suoi lavori onirici e per i caldi e intensi colori con cui è riuscita a infondere le sue emozioni, la sua passionalità, e mediante i sogni l’artista ha cercato indagare e di rendere manifesto il suo imprevedibile inconscio.

“Questa mostra, restituisce i frammenti di un corpus di opere molto articolato, ….. racconta di un’artista che ha detto la verità, in modo olimpico, animale senza illusioni, con ferocia e con determinazione, quello che ha speso nelle lotte dei suoi incubi (sempre definiti sogni) e quella che ha profuso per plasmare la materia, dura come quella della pietra e del palissandro o tenera come l’argilla o la pasta di colore sulla tela”. Illustra Cristiana Collu.

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