Le città vuote come quelle di De Chirico

Esci di casa, ti guardi intorno e non vedi nessuno, qualche cane e il suo padrone che passeggiano intorno al palazzo, qualche signore solo, spaesato e spento . E’ aprile e sulle città il sole è alto ma non l’ umore, ormai sempre più basso e sconsolato.

La tristezza riempie i cieli e l’ aria è tesa. Gli scatti dei fotografi che in questi giorni, stupiti hanno colto l’ attimo in cui in tutta Roma e nelle più grandi piazze d’ Italia non passeggia nessuno nonostante il cielo limpido.

Viviamo in delle città svuotate .

Cosa ci ricordano queste? Infondo certi scenari quasi onirici fanno pensare a dei dipinti metafisici.

La città vuota e l’ onirismo sono propri di Giorgio de Chirico , egli nacque nel 1888 è stato un pittore scrittore italiano esponente della corrente metafisica.

Le sue opere erano definite enigmatiche. I suoi oggetti erano caratterizzati dalla luce del giorno e dalle città mediterranee, egli si rivolse gradualmente alle architetture classiche. Soprattutto tra il 1915-1925 i suoi lavori erano caratterizzati da architetture essenziali proposte in prospettive irreali.

“De Chirico, pittore accurato, prende in prestito dal sogno l’ esattezza dell’ inesattezza, l’ uso del vero per promuovere il falso”.

Influenzato da Nietzsche e Schopenhauer, che per primi insegnarono il significato del NON senso della vita, iniziò a tramutare questo in arte. Sono tanti i dipinti che rappresentano città vuote dove l’ influenza delle luci, quasi sempre crepuscolari, fanno nascere in noi un senso di malinconia.

LA TORRE ROSSA (1913)

Fa parte della serie di dipinti rappresentanti le piazze tipicamente italiane. Torino, “la città quadrata dei re vittoriosi, delle grandi torri e delle piazze soleggiate”. Piazze con tipiche facciate classiche, simbolo di italianità ed introdotte da portici , si trasformano in un palcoscenico vuoto pronto per la rappresentazione di drammi invisibili. Tutto è molto geometrico , i toni caldi fanno pensare che il sole stia per tramontare in primavera.

LA NOSTALGIA DELL’ INFINITO (1913)

Una grande torre bianca è colpita da una luce angolare, cerando così al suolo delle ombre altrettanto geometriche. Anche qui sovrasta il senso di vuoto, il suolo di terra marrone caldo fa pensare alla conclusione di una giornata qualunque , solo due sagome con le rispettive ombre si ergono al centro del paesaggio quasi onirico in una città vuota nell’ ora pomeridiana.

MISTERO E MALINCONIA DI UNA STRADA (1914)

Qui l’ arte è malinconica, la tela è anche chiamata bambina con cerchio. La stessa corre in questa strada, emergendo dal margine sinistro del quadro , va verso la piazza centrale in cui si erge una statua della quale vediamo solo l’ ombra proiettata sul suolo poiché è coperta da spigolosi edifici, questi così geometrici ed imponenti fanno da padroni nell’ immagine e intorno alla bambina si erge un’ aria di mistero.

Questi sono alcuni esempi, quelli più noti, di dipinti in cui le città sono vuote, Giorgio è noto e caratterizzato proprio da questo nel mondo dell’ arte, si può ascoltare dalle tele il silenzio, ad oggi queste tornano attuali come fosse stata una predizione. Le piazze italiane desoerte e il sole caldo di questi giorni ci hanno proiettato in un dipinto metafisico.

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