LA TARGA DI AMLETO CATALDI…SPAZZATA DAL VENTO

Sono trascorsi già oltre sei anni dacché l’assessora alla cultura di Roma dell’epoca Signora Barca ed altre autorità capitoline nonché un folto pubblico di cultori e interessati e amici nonché il sindaco e una numerosa schiera di cittadini del paese di origine dell’artista assistettero allo svelamento della targa ‘Largo Amleto Cataldi’. In realtà lo scultore Amleto Cataldi (1882-1930), di lui si sta parlando, presente a Roma con decine di opera significative sia nei palazzi istituzionali quali il Quirinale, il Senato, il Campidoglio, la Banca d’Italia sia presso la Galleria Nazionale e la Galleria Comunale sia in giro per la città, per esempio i gruppi maestosi di atleti nel Villaggio Olimpico o il monumento alla Guardia di Finanza in Viale XXI aprile o negli spazi della Sapienza il Monumento agli studenti Caduti, era il solo personaggio a risultare assente nello stradario cittadino! E il Comune di Roma Capitale, dietro iniziativa dello scrivente, il 9 maggio 2014 dedicava all’artista, il ‘Largo Amleto Cataldi’ davanti alla Casina Valadier, sul Pincio, a pochi metri dalla balconata su Roma antica, il luogo più prestigioso e pittoresco: questo è infatti il posto felice dove nel 1913 anche il grande sindaco di Roma Ernesto Nathan, volle inaugurare la ‘Fontana della Ciociara’ nota erroneamente come ‘l’Anfora’ opera in bronzo di estremo significato di Amleto Cataldi. L’intestazione della targa in argomento fu anche l’occasione idonea a rimettere in funzione la fontana ma soprattutto a restaurare con competenza, da parte della Romana Soprintendenza, il dito medio della scultura che un qualche malato di mente aveva spezzato anni prima.

Ora apprendiamo che quasi tre anni fa un ‘colpo di vento’ ha ridotto in frantumi la targa in marmo! L’ufficio comunale competente è intervenuto a rimuovere i frammenti e… a mettere un punto alla nuova situazione: infatti fino ad oggi nulla è mutato: la targa è svanita né sostituita! Ci sono state sollecitazioni ripetute agli uffici competenti, tra i quali all’assessorato alla cultura che, quale civico italico costume, non ha mai dato segno di vita. In aggiunta resta pertanto arduo a spiegare come mai tra tutte le targhe presenti a Villa Borghese, il bizzarro figlio di Eolo, il vento, prese addirittura le sembianze di un autentico e violento uragano americano, abbia rivolto le sue attenzioni distruttive proprio verso quella di Amleto Cataldi!

Mettendo da parte ipotesi e supposizioni, in merito a tale prestigioso contesto scultoreo ai piedi della Casina Valadier, si inviterebbe l’ufficio competente a menzionare anche la fontana di Cataldi sulle targhe informative di Villa Borghese, essendo tra l’altro la sola scultura monumentale nei luoghi e, in aggiunta, possibilmente a mettere in opera un qualche segnale specifico considerato che la ‘Fontana della Ciociara’ si leva nel recinto privato della Casina Valadier, perciò poco visibile e accessibile a seguito degli orari di gestione degli operatori della Casina medesima. E si metta da parte la infelice nonché errata denominazione di ‘Anfora’ o ‘Fontana dell’anfora’ al cospetto di un contenitore, quello in mano alla ragazza, un’umile e modesta tina ciociara o abruzzese, che non ha nulla che vedere con una antica prestigiosa anfora greca.

E’ certo che lo scultore di Roma, tale è Cataldi, stranamente non gode di particolari attenzioni: le opere presenti alla Galleria Nazionale si trovano in deposito da anni: è esposta la ‘Portatrice d’acqua’ ma nella caffetteria, senza una etichetta; la Galleria Comunale invece, dove le tre opere in dotazione sono ben esposte, ogni qualvolta però organizza una qualificata iniziativa espositiva sugli artisti del Novecento presenti in Galleria sistematicamente dimentica Cataldi; inoltre negli spazi della Sapienza, a pochi metri dalla facoltà di giurisprudenza, si leva un monumento in bronzo ‘Agli studenti caduti in guerra’ ivi posto in opera nel 1920 alla presenza del Re e del Ministro Salandra nonché del corpo accademico, a sottolinearne il valore e la validità, da allora mai goduto di un atto di attenzione e di manutenzione: completamente ricoperto di ossidazione e la epigrafe sulla base in marmo illustrativa dell’evento, illeggibile ormai. Si auspica che il nuovo rettorato voglia aprire gli occhi su questo autentico capolavoro così trascurato presente sul suolo della Sapienza.

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