LA MOSTRA A PALAZZO BRASCHI IN ROMA: “KLIMT. LA SECESSIONE E L’ITALIA”.

Al Museo di Roma in Palazzo Braschi è presente la straordinaria arte di Gustav Klimt con una mostra che attraversa la vita e la produzione artistica del pittore austriaco; un’esposizione unica che incanta, in cui i visitatori si troveranno ad ammirare la grande bellezza dei suoi capolavori, dal 27 ottobre al 27 marzo 2022, camminando fra le sale che accolgono appunto ”Klimt. La Secessione e l’Italia”.

“Chi sa vedere le cose belle è perché ha la bellezza dentro di sé”, affermava l’artista, inconfutabile amante della bellezza in ogni suo aspetto.

Donne fatali, un quasi ossessivo desiderio di esplorazione del cosmo femminile attraverso una visione tutt’altro che pudica, idoli della sua stessa arte, sono le protagoniste di questa eccezionale epoca in cui la vita fu spettacolo e lo spettacolo fu vita. Mezzo secolo, a cavallo fra Ottocento e Novecento, di meravigliose conquiste, sintesi tra arte del passato e linguaggi innovativi, raccontate con agile precisione nei quadri di Gustav Klimt, fra ori, donne sensuali, dipinti perduti e nelle composizione di altri artisti.

Dopo 110 anni dalla sua partecipazione all’Esposizione Internazionale d’Arte del 1911, Gustav Klimt, ritorna in Italia con due importanti rassegne che rievocano il percorso artistico di uno dei più grandi rappresentanti della Secessione viennese, mettendo in evidenza rispettivamente la sua dimensione pubblica e privata.

La prima mostra, appunto a Palazzo Braschi, evidenzia infatti il ritorno in Italia di alcuni dei suoi capolavori pervenuti dal Belvedere Museum di Vienna, dalla Klimt Foundation e da collezioni pubbliche e private come la Neue Galerie Graz. Una rassegna che ripercorre i momenti della totale vita artistica di Gustave Klimt, (attraverso uno stile raffinato, l’uso dell’oro e con dettagli che entusiasmano l’osservatore), il suo aspetto pubblico e oltre a mostrare il ruolo di cofondatore della Secessione Viennese, per la prima volta, si sofferma sulla relazione dell’artista con l’Italia, descrivendoci i suoi viaggi e i suoi successi espositivi.

La seconda mostra, nella Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi a Piacenza, si inaugurerà martedì 5 aprile 2022 “Klimt intimo”, in cui si analizzeranno gli avvenimenti più personali del Maestro.

Quindi due città congiunte in questo straordinario progetto, celebrando il percorso artistico del pittore austriaco mettendo in rilievo appunto sia la sua dimensione pubblica che privata, spegnendosi egli a soli 52 anni a causa di un ictus e una polmonite (la Spagnola).

Tre i curatori della mostra romana: Franz Smola, curatore del Museo Belvedere, Maria Vittoria Marini Clarelli, sovrintendente capitolina ai Beni Culturali e Sandra Tretter, vicedirettore della Klimt Foundation di Vienna.

Nel 1862 Gustav Klimt nasce a Baungarten, quartiere di Vienna, secondo di sette figli di una modesta famiglia. Dalla manualità precoce e geniale in virtù del padre orafo e incisore, sin da giovane studia i metalli e il mosaico, quel mosaico pieno d’oro che si ripresenterà con frequenza nei suoi lavori e che riscoprì a Ravenna dove lo sfarzo dei mosaici bizantini lo coinvolsero completamente. Si inscrive infatti alla Kunstgewerbeschule, la scuola di arti applicate legata al Museo per l’Arte e per l’Industria dove studia pittura, grafica, oreficeria e intaglio. Una grande passione e attitudine donano all’artista un succedersi di commissioni che gli consentono una sicura tranquillità economica: dalle allegorie del Palazzo Sturany di Vienna, 1880, ai pannelli teatrali del Burgtheatre realizzati con il fratello Ernst e l’amico Franz von Matsch. E’ il 1892, quando la vita di Gustav Klimt viene caratterizzata da gravi lutti: prima la morte del padre poi quella del fratello Ernst. In quel periodo l’artista conosce Emile Floge, sua amante e musa che, malgrado le molteplici relazioni dell’uomo, (si calcolano almeno 14 figli), è accanto a lui sino alla morte.

Nel 1897, insieme ad un collettivo di 19 artisti, fonda la Secessione viennese (Wiener Sezession), corrente artistica che vuole rompere con la tradizione accademica attraverso una fusione di arti plastiche, design e architettura. Quello della Secessione viennese era un progetto completamente rivoluzionario, sostenendo che l’arte doveva essere propria del suo tempo ed espressione della ricerca del bello, perciò libera da ogni imposizione, così come da ogni programma ideologico. E Klimt fu l’anima passionale e incontrastata di questo movimento che si rivolgeva al futuro allontanando un pensiero ed una realtà ormai terminati. Erano gli anni della psicoanalisi di Freud, l’epoca delle teorie di Einstein, era il periodo avventuroso e folle in cui il futuro veniva guardato come una avvincente e seducente sfida, una grande promessa, ma che culminarono nella Seconda Guerra Mondiale.

L’esplosione purtroppo della guerra, determina il periodo maturo di Klimt con l’allontanamento dei bagliori aurei e delle eleganti linee dell’Art Noveau. Decisivo, in questi anni, l’incontro con la pittura espressionistica di Egon Schiele e quella impressionistica di Claude Monet. La pittura di Klimt prodotta è più spontanea, meno sofisticata, ma anche più colorata, piena di accesi cromatismi. Nel 1911, l’artista vince il primo premio all’Esposizione di Arte a Roma con Le Tre Età della Donna. Di ritorno da un viaggio in Romania l’artista muore l’11 gennaio 1918.

Gustav Klimt guarda al nuovo secolo, ne respira l’aria, percepisce la sensazione di vertigine di quell’epoca e la ritrae con enorme raffinatezza e contemporaneamente rompe con tutto quello che rappresentava il passato. Rivoluzionario era anche il suo modo di dipingere le donne viennesi di quel periodo, attualissimo spesso ossessivo, angelico e altre volte sensuale, così da emozionare i sensi per immergersi in un’estasi senza precedenti.

Nell’esposizione vi sono in totale 55 opere autografe del Maestro viennese, di cui 16 dipinti, 37 disegni e due litografie originali, affiancate da altri 150 lavori, sia di artisti del suo ambiente, sia di pittori e scultori italiani che comunque furono influenzati dal nuovo linguaggio artistico che Klimt concorse ad inventare. Oltre quindi 200 opere, prestate eccezionalmente dal Museo Belvedere di Vienna e dalla Klimt Foundation, tra i più rilevanti musei al mondo che conservano l’eredità artistica klimtiana e da collezioni private e pubbliche coma la Neue Galerie Graz. L’esposizione mostra opere notissime del Maestro come la celeberrima Giuditta I, 1901, Signora in bianco, 1917-1918, Amiche I (Le Sorelle), 1907, e Amalie Zuckerkandl, 1917-1918. Sono stati anche concessi prestiti unici come La Sposa, 1917-1918, che per la prima volta si allontana dalla Klimt Foundation e Ritratto di Signora.

Accanto ai ritratti di Gustav Klimt vi sono dipinti e sculture di artisti come Josef Hoffman, Koloman Moser, Carl Moll, Johann Victor Kramer, Josef Maria Auchentaller, Wilhelm List, Franz von Matsch ecc.. Oltre a ciò, Palazzo Braschi, ha messo a confronto le composizioni del pittore di Baungarten con quelle di artisti italiani, come Galileo Chini, Giovanni Prini, Enrico Lionne, Camillo Innocenti, Arturo Noci, Ercole Drei, Vittorio Zecchin, e Felice Casorati.

L’esposizione si articola mediante 14 sezioni, ognuna delle quali descrive un momento esatto della parabola artistica di Gustav Klimt.

Si comincia dalla prima sezione riguardante Vienna della seconda metà dell’Ottocento e dei suoi edifici realizzati con criteri moderni; per arrivare poi nella seconda con le composizioni della Compagnia di artisti Kunstler che Klimt fonda insieme al fratello Ernst e il compagno di studi Franz Matsch, presso la Scuola di Arti e Mestieri di Vienna.

Si entra nella terza sezione dedicata alla Secessione Venniese, nella quale il pittore fonda l’associazione degli artisti austriaci.

La quarta sezione, sempre relativa alla Secessione viennese, riguarda specificatamente l’ambito del design, cioè la relazione di quel periodo fra le belle arti, l’architettura e il design.

La quinta sezione tratta i viaggi di Klimt in Italia con Cartoline autografe, nazione che il pittore visita spesso durante la sua vita e dove conosce, come già citato, l’arte dei mosaici bizantini. La medesima Italia che, con Roma e il lago di Garda, ispirò alcuni dei suoi paesaggi. Gli studiosi hanno infatti ricostruito ben otto viaggi nel nostro Paese dell’artista, fra impegni di lavoro e itinerari di piacere a Venezia, Ravenna, Firenze, Trieste, Pisa, Ravenna e appunto il lago di Garda e Roma. Viaggi importanti per l’evolversi della sua ricerca creativa e che accrebbero il suo influsso su artisti italiani, con opere poste accanto alle sue composizioni.

Nella sesta sezione vi è la tela iconica Giuditta, con la quale Gustav Klimt omaggia il fascino dell’erotismo femminile. Una componente rilevante per l’uso di un linguaggio artistico con una forte astrazione simbolica, oltre che un utilizzo massiccio dell’oro, con una profonda esaltazione della femme fatale crudele e seduttrice.

La settima sezione ospita i ritratti dell’artista austriaco; i soggetti per lo più donne evidenziano la bravura del pittore nel passare da una tecnica all’altra, rendendo ogni rappresentazione irripetibile. Presente Ritratto di Signora, opera sottratta dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza, con un sistema che le ricerche, ancora in corso, non riusciranno mai a chiarire del tutto. Dopo un affollamento di sedicenti informatori, medium, tentativi di estorsioni e confessioni ambigue, il quadro riappare 23 anni dopo, il 10 dicembre 2019, con modalità addirittura più misteriose di quelle del furto. Fu infatti ritrovato in un piccolo vano, chiuso da uno sportello senza serratura, all’interno di un sacchetto di plastica, lungo il muro esterno dello stesso museo piacentino, durante alcuni lavori di giardinaggio.

L’interno dell’ottava sezione è caratterizzata dai tre famosi dipinti della Facoltà: La Medicina, La Giurisprudenza e La Filosofia, allegorie realizzate da Klimt fra il 1899 e il 1907 per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna e rifiutate da essa perché considerate scandalose. I quadri, distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale, rinascono nella rassegna con le foto in bianco e nero, ma anche in virtù della collaborazione del Museo di Roma con Google Arts & Culture Lab Team, nuova piattaforma di Google dedicata all’approfondimento delle arti e il Belvedere di Vienna; con una ricostruzione digitale dei pannelli a colori. Tutto ciò è stato realizzato non solo dalla Machine Learning, ma anche dalla consulenza del dottor Franz Smola; l’esperto ha utilizzato le descrizioni che i giornalisti e gli studiosi del precedente periodo avevano compiuto sui tre dipinti.

Nella nona sezione si può contemplare l’omaggio di Gustav Klimt a Beethoven della “Nona Sinfonia” nel Fregio, un murale lungo più di 34 metri, che si estendeva per un’altezza di circa due metri su tre pareti di una stanza laterale. Dopo svariate vicissitudini nei decenni, negli anni Settanta il Fregio murale viene acquistato dalla Repubblica d’Austria, restaurato e custodito nel Palazzo della Secessione Venniese dove è ancora oggi sotto vincolo di inamovibilità. Quello dell’esposizione a Palazzo Braschi, per quanto fedelissimo e di eccezionale fattura, è infatti una copia.

La decima sezione è dedicata ai paesaggi spesso idealizzati, fondamento artistico di Klimt insieme alle allegorie e ai ritratti, in cui la tela Le Amiche, viene affiancata da una scabrosa Bisce d’acqua II.

L’undicesima sezione è per l’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma, mentre la dodicesima ci mostra le composizioni che hanno determinato l’esperienza della Biennale di Venezia, tra cui il celebre dipinto Amiche I (Le Sorelle).

La tredicesima sezione, è probabilmente, quella che può essere denominata “eredità di Klimt” attraverso la Secessione in Italia.

Per concludere la quattordicesima sezione è riferita al quadro incompleto dell’artista viennese: La Sposa, infatti nel 1918 Klimt si spegnerà. Tra le opere ancora in lavorazione, questo dipinto racchiude in modo straordinario il tema dell’amore e del desiderio. Si tratta di un quadro fra i più grandi mai creati dal Maestro, in cui la carica sensuale onirica e disturbante raggiungono l’apice.

“Klimt. La Secessione e l’Italia” è una mostra promossa da Rome Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, coprodotta da Arthemisia che ne cura anche l’organizzazione con Zètema Progetto Cultura, in cooperazione con il Belvedere e in collaborazione con la Klimt Foundation di Vienna, con un costo di 1,7 milioni di euro.

L’esposizione dedicata a Gustav Klimt, è senza dubbio uno degli appuntamenti più importanti e grandiosi dell’anno e della stagione artistica, un evento espositivo eccezionale e coraggioso a causa del Covid -19, assolutamente da visitare.

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