LA CIOCIARA “VU CUMPRĂ”

Da certe statistiche professionali apprendiamo che ogni giorno circa cento milioni di visitatori entrano nei musei e gallerie del pianeta e si può essere certi che in numerose gallerie e pinacoteche si trova appeso alle pareti almeno un quadro che illustra il personaggio o una scena ciociari: in effetti solo cristi e madonne superano in quantità tali presenze! Però avviene che mentre tutti conoscono e riconoscono cristi e madonne, nessuno o quasi conosce il ciociaro…pur conoscendolo! Non è uno scherzo di parole poiché tale soggetto, noto a tutti i cultori d’arte, nei fatti nessuno ne conosce il nome o il luogo di origine: sulle etichette affianco alle opere trovano le connotazioni più varie talvolta bizzarre: italiano, campagnuolo, costume tradizionale, abruzzese, laziale, napoletano, zingaro, basco…Mai ciociaro! Lasciamo al lettore attento il tentativo di una risposta a tale assurdità, lesiva non tanto della dottrina del folklore quanto della immagine nazionale: tutti i costumi tradizionali europei trovano la loro visibilità e valorizzazione salvo quello più noto e conosciuto e celebrato! pertanto una risposta non ardua a rinvenire è, a mio avviso, disponibile alla costatazione che nella patria di questi personaggi che hanno fatto anche loro letteralmente la storia dell’arte europea in maniera quasi unica, di tali opere nelle pubbliche istituzioni non se ne troverà, imperdonabilmente, nemmeno una! Eppure qui in abbondanza macchinoni, villoni, palazzi, rotatorie che nemmeno nei paesi dei petrolieri si rinvengono di eguali….Qui ci arrestiamo.

Il personaggio in costume ciociaro conosciuto nelle spoglie del pifferaro, del pecoraio, della ciociarella, dello zampognaro, del brigante famoso, dell’organettaro, del bracciante fanno parte della iconografia realizzata dagli artisti europei per almeno centocinquanta anni, dalla fine del 1700 alle prime decadi del 1900, anche dai giganti quali Degas, Corot, Manet, Cézanne, Van Gogh, Picasso….Quindi una pagina gloriosa della Storia dell’Arte come pochissime, nota già dagli inizi del 1800 con quella celebre definizione data dagli artisti belgi: “pittura di genere all’italiana”. Invero fu la prima volta che nella pittura e non solamente nella pittura, gli ultimi della società assursero al primo piano.

Il ruolo significativo di queste creature era ben noto agli artisti europei primi tra tutti e anche tra quelli italiani ci fu un pittore, Telemaco Signorini, toscano, che già verso il 1860 rammentava in una rivista d’arte dell’epoca indirizzata agli artisti: “amici miei, se vogliamo continuare a vendere le nostre opere allora dobbiamo continuare a far vestire ai nostri personaggi gli abiti dei ciociari. E così avvenne che sul Lago di Como o sulle piazze della Liguria o in quelle toscane o a Reggio Calabria le donne e uomini dei quadri erano ciociari. I particolari di questi fatti incredibili in: IL COSTUME CIOCIARO NELL’ARTE EUROPEA DEL 1800 e CIOCIARIA SCONOSCIUTA.

Nei prossimi giorni va in vendita a Londra presso la Sotheby, il capolavoro pittorico di Vincenzo Cabianca (1827-1902), sia per le dimensioni sia per la qualità, “Sulla spiaggia di Viareggio” del 1866 dove vediamo chiaramente messi in pratica i consigli e le raccomandazioni di Telemaco Signorini. Infatti come si vede nella immagine, assieme alle eleganti ed aristocratiche signore che con ombrellini e cappellini passeggiano sulla spiaggia, si notano anche tre donne in costume ciociaro e una, a differenza delle altre due, in perfetta e folkloricamente accurata vestitura, addirittura in primo piano che con affianco il pescatore o marito offre agli sguardi delle ben vestite signore il contenuto del cesto sicuramente pieno di pesci appena pescati.

Trattandosi di un soggetto oltre che di grande qualità pur se con una quotazione molto elevata, lo scrivente ha ritenuto doveroso, a parte la eccezionalità dell’opera, portarla alla conoscenza del lettore a conferma del ruolo svolto dal costume ciociaro nell’ambito anche della pittura italiana,

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