L’ARTE DI RAFFAELLO NEI SEGRETI DI VILLA FARNESINA

Villa Farnesina a Roma, in via della Lungara nel cuore di Trastevere una delle più nobili e armoniose realizzazioni del Rinascimento italiano, in gran parte affrescata da Raffaello gli dedica due mostre per i 500 anni dalla sua morte. La prima: “Raffaello e Agostino Chigi, i capolavori nati da un’amicizia” dal 6 ottobre 2020 al 6 gennaio 2021 porterà alla scoperta dei segreti della fastosa residenza romana dell’importante banchiere Agostino Chigi,committente ed amico dell’artista urbinate. Le Storie di Amore e Psiche tra i festoni di fiori e di frutta, zucche e melanzane in un tripudio di verde, melograni succosi tra bianche rose carnose, una flora e anche una fauna che agli ospiti di allora, la buona società amica del banchiere proprietario di casa, dovevano evocare la meraviglia e lo stupore di un mondo arricchito da continue scoperte. Agostino Chigi, amico e mecenate di tanti artisti, collezionista dotato di occhio e intuito tanto da mettere insieme una stupefacente collezione di antichità greco-romane, è stato insieme ai due Papi Giulio II e Innocenzo X, un committente importante di Raffaello. Ma anche un amico, tanto che il giovane pittore marchigiano frequentava la sua casa abitualmente, già prima di essere chiamato ad affrescarla e a progettare le scuderie (un edificio che non c’è più, abbattuto nel 1808 dopo decenni di abbandono) e per questo ne conosceva palmo a palmo le ricchezze artistiche che pure furono in lui una fonte di ispirazione. Raffaello artista incaricato di eseguire il celebre affresco nella Loggia di Galatea e decorare la volta della Loggia di Psiche, ammirava e studiava le collezioni antiquarie che il banchiere andava raccogliendo nella villa e nei suoi giardini (non solo statue, ma rilievi, medaglie e spettacolari cammei), modelli autorevoli per le invenzioni che l’urbinate con la sua scuola e altri artisti diffondevano attraverso dipinti, arazzi, stampe, vasellami. Il destino poi fece morire i due amici a cinque giorni di distanza l’uno dall’altro, il 6 aprile del 1520 il grande pittore, l’11 aprile il brillante banchiere. Nelle sale di villa Farnesina, al bravo Baldassarre Peruzzi, che ne era stato l’architetto ma si era occupato anche delle decorazioni pittoriche (anche quelle sulle facciate esterne che purtroppo sono andate perdute) Chigi affiancò Raffaello, decorando appunto la loggia con la storia a suo modo ammiccante del matrimonio tra Amore e Psiche, mentre Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, si occupava della stanza nuziale al primo piano e un altro grandissimo talento, il veneziano Sebastiano dal Piombo allievo di Giorgione, lavorava accanto a Raffaello nella sala resa celebre dal Trionfo di Galatea. Ma nel giro di pochi anni dopo la morte del banchiere e di sua moglie Francesca Ordeaschi nel 1579 quella villa così speciale passò ai Farnese dai quali prese il nome con la quale la conosciamo oggi, dal 1944 sede dell’Accademia dei Lincei. Dopo i restauri che in anni recentissimi hanno riportato all’antico splendore la loggia raffaellesca ma anche la deliziosa camera nuziale con il matrimonio di Alessandro Magno e Rossane, la mostra consentirà per la prima volta al grande pubblico di apprezzare i disegni sull’intonaco scoperti negli anni 70 sotto al Polifemo di Sebastiano del Piombo e al Trionfo di Galatea di Raffaello. Ad aiutare la visita ci sarà comunque un sistema interattivo, recentemente messo a punto, che permette di godere da vicino tutti i dettagli delle pitture sulla loggia (a occhio nudo sono distanti otto metri) e anche di distinguere fiori e frutti degli opulenti festoni che lo incorniciano. Dal primo ottobre al 10 gennaio 2021 una seconda mostra “Raffaello e l’antico nella villa di Agostino Chigi”, curata da Alessandro Zuccari e Costanza Barbieri, riguarderà la collezione di statue, sarcofagi, rilievi, cammei e monete antiche messe insieme da Agostino Chigi. Approfondite indagini permettono oggi di ricostruire in modo più circostanziato quelle magnifiche raccolte, disperse dopo la morte del banchiere senese e trasmigrate in altre grandi collezioni romane ed europee. Grazie a importanti prestiti di opere provenienti dal Museo Nazionale Archeologico di Napoli, dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, dai Musei Capitolini e dal Museo di Palazzo Altemps di Roma, dallo Staatliche Kunstsammlungen-Skulpturensammlung di Dresda, dal Kunsthistorisches Museum di Vienna e dai Musei Vaticani, è stato possibile riallestire, almeno in parte, la collezione dei Chigi nel suo luogo originario e avere piena comprensione di quanto sia stato fonte d’ispirazione per lo stile classico di Raffaello e della sua scuola, di Peruzzi, di Sebastiano del Piombo e del Sodoma, contribuendo allo sviluppo del pieno Rinascimento. Finito il lockdown, Roma ritrova i suoi musei e riparte da Raffaello, di cui il 2020 è il grande anno della sua felice e meritata commemorazione.

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