Jerry Lee disegna Franco

La prima volta che l’ho incontrato era spaventosamente bello. Scuro al punto giusto, profondo, espressivo, a tratti duro ma, dopo una frazione di secondo, tenerissimo: era un disegno a mano libera, raffigurante il volto di un attore famoso, ma, in fondo, era rappresentato lo spirito dell’artista romano, Franco Piratoni, in arte Jerry Lee.

Quando si è avvicinato all’arte?

“Fin da bambino ho sentito una forza interiore che mi spingeva a disegnare a matita per ritrarre oggetti, animali, volti di persone che suscitavano la mia attenzione e intensa curiosità. E tuttora trovo enorme soddisfazione continuare questa passione che ho dentro di me”.

Che cosa è per lei l’arte?

“Potrei dire, senza essere smentito, che l’arte rappresenta tutta la mia vita lirica, l’emozione interiore che passa attraverso l’anima, percorre la mente e si materializza, come una meravigliosa melodia, sul foglio.

Quanto della tua vita c’è nelle tue opere?

Direi pressoché tutto. A ben vedere, è come un percorso gioioso, un vissuto intenso e particolare dove le mie rappresentazioni si effondono nella mente come fossero ali di una farfalla che si posa su ciò che di bello c’è nella Natura. C’è sentimento, amore, sudore e infinita soddisfazione tra le righe dei miei componimenti a matita, pastelli e acrilici”.

Quale è la sua tecnica preferita?

“Chi ama l’arte attraversa diverse tecniche pur di rappresentare il suo mondo interiore. Nonostante io dipinga a pennello e spatola (ho intrapreso lezioni con il M° Internazionale d’Arte Mario Salvo), prediligo le matite a grafite su cartoncino nero o panna, compresi i pastelli ad olio”.

Quale è il suo colore preferito?

“Per uno che ama il carboncino e grafite si direbbe il colore nero (era evidente, osservando le sue opere, ma mi piace sentirglielo ripetere NdR), ma non disdegno affatto la gamma dei verdi nei paesaggi e l’azzurro per realizzare i miei cieli sempre diversi”.

C’è un messaggio nelle sue opere?

“Sicuramente l’amore e la passione come fosse una missione. Le opere che rappresento sono pezzi di me stesso, del mio cuore, e frutto di capacità acquisite in decenni di produzioni artistiche realizzate”.

Cosa pensa dell’attuale mercato dell’arte?

“Purtroppo si apre una piega scura che non rasserena il mio cuore e quello di tutti gli artisti. Oggi il mondo sembra non essere più attratto dalla cultura dell’arte e le attenzioni delle masse vanno verso altre dimensioni più social ma meno emozionali e, sicuramente, meno liriche. Complici anche le Istituzioni che hanno voluto spegnere le luci sull’arte contemporanea. Gli interessi sono proiettati verso altri settori”.

Quanto ha influito la pandemia sulla tua attività artistica?

“In effetti questa pandemia ha influito in modo riduttivo per l’afflusso dei visitatori, pertanto le già ridotte vendite ancor più compresse, quasi nulle. Ma ha anche dato modo a noi artisti di concentrarci ancor di più sulla qualità delle opere prodotte costringendoci a una maggiore riflessione su noi stessi, in un soliloquio costruttivo ed energizzante”.

Quale è il suo artista preferito del passato?

“Ne ho diverse di preferenze sui grandi maestri del passato. Michelangelo, Caravaggio, Leonardo e Piero della Francesca tra tutti. Personalmente però ho una forte preferenza ed attenzione particolare per Giotto”.

Quale è il tuo sogno nel cassetto?

“Qualsiasi artista ha i propri sogni da realizzare. Io continuo a dipingere con il massimo impegno e amore e non mi preoccupo dei mutamenti circostanti. Almeno in modo relativo. Spero soltanto che un domani io possa aver rappresentato un piccolo seme artistico a futura memoria”.

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