Giacomo di Thiene: «Turismo post-covid? Valorizziamo le dimore storiche e aiutiamone i proprietari, custodi di cultura e bellezza»

«La bellezza, la cultura e il turismo di qualità che punti a luoghi ben valorizzati, sono la chiave per far ripartire il paese in tempo di covid. Le dimore storiche italiane private, ma aperte al pubblico possono rappresentare una grande risorsa, che è giunto il momento di valorizzare nel modo migliore».

Giacomo di Thiene, discendente di un’importante e nobile famiglia veneta, è un affermato architetto, specializzato nella tutela e nel recupero del patrimonio storico-artistico e collabora con la Collezione Guggenheim oltre che con alcuni Padiglioni Nazionali per l’allestimento delle Esposizioni Internazionali d’Arte e Architettura de La Biennale di Venezia.

Il Dott. di Thiene è anche il presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane dal 5 giugno 2019, con un mandato che va a coprire il triennio 2019-2021 e che la ha portato, dunque, in questo 2020 a confrontarsi con la pandemia e con la difficile situazione ad essa collegata. “Ho fiducia nel ministro Franceschini, ma inizia ad essere un po’ in ansia perché non vedo atti concreti” ci ha rivelato in occasione della nostra intervista.

L’architetto di Thiene ha poi aggiunto: “Il patrimonio rappresentato dalle strutture private, quindi da quei beni culturali “soggetti a vincolo”, ovvero tutelati dallo Stato – che ne deve favorire la conservazione – ma affidati alla responsabilità dei proprietari, può essere il vero volano della ripartenza economica basata sul turismo, perché è affrancato sia dalla stagionalità che dalla presenza a tutti costi di visitatori dall’estero.”

Un patrimonio immenso ed estremamente differenziato che conta anche su musei, fondazioni ed altri luoghi di interesse in cui le dimore sono state riconvertite nel corso degli anni, ma anche semplicemente splendide testimonianze delle diverse epoche storiche tutte da ammirare, in cui le famiglie proprietarie ancora abitano.

Senza considerare anche tutte quelle splendide location utilizzate per eventi e cerimonie, luoghi incantevoli che possono essere visitati tutto l’anno e che, trovandosi quasi per l’80% del loro totale in campagne o zone di provincia, spesso non sono molto conosciute nemmeno dai corregionali.

L’ASDI è una “cabina di regia” che si occupa di favorire la consulenza e l’assistenza giuridica, amministrativa, tributaria e tecnica, di intrattenere rapporti con i competenti organi pubblici, di collaborare con analoghe associazioni nazionali e internazionali, in particolare con quelle europee aventi scopi similari (è infatti membro della HEH – European Historic Houses) e di promuovere studi, ricerche ed iniziative dirette al conseguimento dei fini sociali.

Castelli, ville antiche, palazzi e case storiche, cascine, dimore di charme sono anche un tesoro dal punto di vista del mondo del lavoro: sono quasi 30mila, infatti, i lavoratori che hanno rischiato il loro posto per il lockdown e con la riapertura ancora tante sono le cose da migliorare, che da anni i rappresentanti di settore chiedono a gran voce e ancora non riescono ad ottenere. 

«Quando ho ricevuto l’incarico, dopo 3 anni da vicepresidente e altrettanti da presidente regionale della sezione veneta dell’ASDI, per me è stato davvero un grande privilegio. Mio nonno, Gian Giacomo di Thiene, è stato uno dei fondatori di questo ente, che non ha fini di lucro, e ne ha ricoperto il ruolo di primo presidente nazionale, ma, al tempo stesso, ho subito sentito il peso della responsabilità. Essere guida e portavoce dell’Associazione che raccoglie i custodi di una parte così rilevante della storia del nostro Paese, e dunque della sua cultura, e contemporaneamente della sua economia, non è una passeggiata. Promuovere la conoscenza di queste realtà e la consapevolezza della complessità della tutela di questi beni culturali è arduo, ma al tempo stesso indispensabile, soprattutto in momento delicato come questo in cui il settore maggiormente colpito – per cause di forza maggiore – è quello del turismo». 

Gli immobili storici sono realtà caleidoscopiche che, se non sono musei, spesso non vengono classificati e considerati, ma in molti casi si tratta di realtà che meritano di essere promosse e conosciute, dando slancio ai territori che le ospitano e che spesso sono davvero poco conosciuti, dato che circa il 54% di queste dimore è situato in comuni con meno di 20mila abitanti e il 29% di questa quota è rappresentato da comuni ancora più piccoli, sotto i 5mila

Il presidente di ADSI continua ancora come segue: «Siamo i detentori del museo diffuso più importante del mondo. Sono poli d’attrazione, non solo per il loro valore intrinseco, ma anche per le variegate tipologie di eventi che possono ospitare, apportando così nei loro territori di riferimento delle ricadute di grande valore, anche in termini occupazionali».

Tuttavia, senza l’imprescindibile intervento e l’interesse dei Ministeri competenti in materia (il MIBACT in testa) tanti sono gli ostacoli che si frappongono tra il prezioso contributo dell’associazione e l’effettiva fattibilità dei suoi progetti. 

Un esempio delle esigenze richieste? «Semplificare il quadro normativo per aumentare le possibilità di recuperare e riutilizzare i beni immobili storici. Attuare incentivi fiscali per le attività di restauro e manutenzione straordinaria. Soprattutto, migliorare la promozione con iniziative di ampio respiro pensate ad hoc per questi luoghi. Noi proprietari delle dimore storiche non siamo soltanto imprenditori in ambito culturale. Sorvegliamo, vigili, sul passato del nostro Paese, su ciò che più ci rappresenta in tutto il mondo: la nostra storia. Ascoltateci».

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