Il disastro di Kiska: Quando le operazioni militari hanno risvolti… comici

Durante la seconda guerra mondiale, più precisamente fra il 1942 e il 1943, si consumò per gli Stati Uniti e i loro alleati canadesi una delle disfatte militari più imbarazzanti della storia: quello dell’isola di Kiska, parte dell’arcipelago delle isole Aleutine (in territorio americano).

L’isola era stata invasa dai giapponesi il 6 giugno del 1942 e tale occupazione, vista l’importanza strategica dell’arcipelago e la vicinanza dell’isola alle coste americane, suscitava grande preoccupazione fra gli ufficiali statunitensi e canadesi. Nel giugno del 1943 l’esercito Alleato decise di attaccare intensamente con le flotte aeree e marine le postazioni giapponesi sull’isola, il tutto per preparare l’imminente sbarco delle truppe terrestri per liberare l’isolotto dagli occupanti nipponici; tuttavia, l’esercito giapponese, sfruttando la nebbia intensa che racchiudeva l’isola, riuscì a evacuare completamente le proprie truppe nel giro di due giorni, lasciando a difesa delle postazioni difensive solo alcune trappole rudimentali e nessun uomo.

Gli Alleati, ignari della fuga dell’esercito nemico, continuarono a bombardare incessantemente l’isola dal 2 al 15 agosto, giorno designato per l’attuazione dell’operazione di sbarco denominata “Operazione Cottage”. 29.000 soldati americani appartenenti alla 7ª divisione di fanteria, schierati a ovest dell’isola, e 5.300 soldati canadesi della 13ª brigata di fanteria, schierati a est dell’atollo, procedettero con lo sbarco. All’improvviso, complice la fitta nebbia e l’attivazione delle trappole giapponesi, si scatenò l’inferno: ci furono ben 28 morti causati dal fuoco amico e dalla caduta della fanteria nelle trappole nemiche raffazzonate, inoltre, 71 marinai della USS Abner Read rimasero vittime di una mina giapponese che dilaniò la poppa della propria nave, e 191 soldati statunitensi risultarono ufficialmente dispersi al termine delle operazioni.

Dulcis in (spro)fundo, durante questo autentico disastro andò disperso il sottomarino statunitense USS Grunion che, secondo recenti ricostruzioni, pare si sia “autoaffondato” nel tentativo di colpire un obiettivo nemico

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