CARAVAGGIO CRISTIANO IN SAN LUIGI DEI FRANCESI

Il posto migliore per una “iniezione” di Caravaggio a Roma, è la piccola chiesa di  San Luigi dei Francesi vicino a Piazza Navona. In un’unica soluzione riuscirete a leggere l’intera poetica dell’artista sintetizzata in 3 capolavori assoluti collocati all’interno della Cappella Contarelli, raffiguranti il ciclo dedicato a San Matteo:  “La vocazione di San Matteo”, “L’ispirazione di San Matteo” e “Il martirio di San Matteo”. Sono tre capolavori di importanza fondamentale per la storia dell’arte: nuovi schemi rivolti al realismo ed alla ricerca della luce. Molto evidente nel “L’ispirazione di San Matteo”,  la cui prima versione sembrerebbe essere stata rifiutata dai committenti in quanto ritenuta  troppo realistica. Sembrerebbe essere stato rifiutato per mancanza di “decoro” e in particolare per quei “piedi rozzamente esposti al popolo”, con il santo che sembra un povero analfabeta, guidato letteralmente nella scrittura del Vangelo dalla mano dell’angelo. Tanto da essere sostituito dal più composto dipinto che tutt’oggi ammiriamo in chiesa. Ma davvero andò così? In realtà il San Matteo e l’angelo”  del 1602 olio su tela, 223 x 183 cm esposta al Kaiser Friedrich Museum di Berlino, fu  distrutta durante un incendio nella la seconda guerra mondiale e potrebbe non essere mai entrata in San Luigi dei francesi (ma ci piacerebbe pensare più ottimisticamente che siano stati trafugati, e che un domani qualcuno possa tornare alla luce). Dato il formato pressoché quadrato e poco adatto a una pala d’altare (con una altezza sensibilmente minore rispetto alla seconda versione), assieme all’assenza di documenti a corredo (altrimenti sempre reperiti per gli altri lavori di Caravaggio nella cappella Contarelli), l’opera potrebbe essere stata commissionata direttamente come quadro “da stanza” dal marchese Vincenzo Giustiniani. Ancora oggi la leggenda del “pittore maledetto” è estremamente affascinante e dura da scalfire.
Ma tornando all’impostazione pittorica per quello che oggi è visitabile in San Luigi dei francesi, Caravaggio studiò ogni minimo dettaglio per la collocazione in questa cappella; quindi le tele si trovano lì fin dal momento in cui Caravaggio le consegnò ai committenti. Lo confermano i tagli di luce rispettivamente in diagonale sinistra, centrale e destra che provengono dall’apertura superiore della navata (effetto sottolineato in presenza di luce solare bassa). E trovare un’opera nell’ambiente per cui fu realizzata, oltre a essere un’emozione unica, perché apprezziamo l’intenzione originale dell’autore, è una testimonianza storico-artistica di notevole importanza.
Per esempio nella   Vocazione di san Matteo” la luce è la protagonista dell’opera: una luce naturale che come in una sceneggiatura cinematografica guida l’osservatore e lo accompagna nella narrazione, illuminando il Santo chiamato da Cristo e lasciando nell’ombra chi non si cura della presenza del Signore. Ed infine l’ennesimo mistero sull’identità di San Matteo: il giovane seduto che conta le monete oppure il vecchio che indica stupito col dito se stesso? Ciascuno di noi può identificarsi con il Matteo vocato e non saranno gli anni a svelarlo. Di fatto, lo stesso Papa Francesco conobbe quest’opera in qualità di Arcivescovo dell’Argentina, visitando spesso la chiesa di San Luigi dei Francesi e contemplando il quadro della vocazione di San Matteo di Caravaggio.
A confermarcelo il Monsignor François Bousquet rettore di S. Luigi dei Francesi a Roma dal 2011. Ama da sempre l’arte, ha insegnato in Quebec, già Docente onorario della Facoltà di teologia dell’Institut Catholique di Parigi (dove è stato vicerettore alla ricerca), è membro del Pontificio Consiglio della cultura, consultore del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.  Durante l’intervista il Monsignore descrive le numerose attività parrocchiali e culturali, riconoscendo la dimensione quasi da Santuario del luogo, consideratone il flusso continuo di pellegrini.  L’ingresso nella chiesa è gratuito ed accoglie la comunità francese nella Capitale compreso studenti e dipendenti della Santa Sede. Definita chiesa nazionale, rappresenta proprio una chiesa che, a Roma, rappresenta la comunità di una nazione straniera (quattro in totale le chiese francofone a Roma). Il santo a cui la chiesa è dedicata è un santo francese: re Luigi IX che fu canonizzato (ovvero proclamato santo) da papa Bonifacio VIII nel 1297. Da sottolineare la presenza di una eccellente centro culturale: nel secondo dopoguerra il filosofo Jacques Maritain, all’epoca ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, fonda il Centro di Studi San Luigi di Francia con l’obiettivo di divulgare presso il clero e i religiosi il pensiero laico francese e nello stesso tempo di rappresentare e diffondere il pensiero e la cultura cristiani d’origine francese presso i cittadini di ogni nazionalità presenti a Roma. Il Centro viene allora ubicato presso un’ala del Palazzo di San Luigi, fondato su un terreno ceduto ai Francesi, come testimoniato nella bolla di Sisto IV, del 2 aprile 1478 e amministrato (ancora oggi), dai Pii Stabilimenti della Francia a Roma e a Loreto.
 E francese era anche il cardinale a cui era dedicata la cappella per cui furono realizzate le opere di Caravaggio che si trovano all’interno dell’edificio sacro: si trattava di Mathieu Cointrel (italianizzato in Matteo Contarelli: la cappella è quindi la celebre cappella Contarelli). Caravaggio ottenne l’incarico di decorare la cappella con tre tele grazie all’intercessione del suo mecenate, il cardinale Francesco Maria del Monte, presso la comunità francese.
Di fatto noterete come tutti i visitatori e fedeli non resisteranno ad entrare, puntando in fondo a sinistra per ammirare le opere del Michelangelo da Merisi, quasi come fosse una icona o la meta stessa del pellegrinaggio.
Tuttavia oggi capire o dimostrare se Caravaggio fosse cattolico, lascia il tempo che trova: di fatto quale fosse il suo sentire è impossibile dirlo. Innegabile è il suo rapporto con Roma e l’amore e l’apprezzamento di questa città per lui. “Non solo un gran pittore, ma sicuramente un uomo ed un cristiano” conclude con estrema ospitalità il  Monsignor François Bousquet prossimo al termine del suo mandato in Italia, incarnando appieno lo spirito misericordioso della Chiesa contemporanea.

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