ASCOLI PICENO. “CITTÀ DELLE 100 TORRI” E DALLE MILLE BELLEZZE

Ascoli Piceno, nelle Marche meridionali, è un gioiello di raro valore e bellezza custodito dall’abbraccio dei fiumi Tronto e Castellano. Immersa in un territorio apollineo, incorniciato da dolci rilievi sul cui sfondo si ergono le vette dei monti Sibillini, la città, deve il suo fascino unico a una storia millenaria che le ha lascito in eredità ricchezze artistiche e culturali di inestimabile importanza.

Tempi e modi della sua fondazione sono avvolti nel mistero, tanto essa è antica.

Secondo la leggenda genti di origine Sabina, migrate dalle loro terre di origine, furono condotte qui da un picchio verde e diedero vita, mescolandosi con popolazioni autoctone, alla civiltà dei Piceni. Ascoli divenne la capitale di questo popolo e mantenne anche sotto Roma una certa autonomia divenendo civatas foederata, a testimonianza della sua importanza strategica; si trovava infatti lungo la via Salaria, collegamento di vitale importanza con le saline della costa Adriatica.

Con l’arrivo del Medioevo, e dei Longobardi, la città diviene dominio del Ducato di Spoleto per poi passare , in seguito a violente lotte per il potere, di mano in mano a diverse Signorie come gli Sforza, i Guiderocchi o i Malatesta. In questo contesto, Ascoli, dà i natali a uno dei suoi più illustri cittadini: Francesco Stabii detto Cecco d’Ascoli, filosofo, poeta, medico, astrologo e autore di numerose opere, giustiziato come eretico nel 1327. La città rimarrà, poi, sotto il potere ecclesiastico fino all’anno dell’unità d’Italia.

Inevitabile conseguenza di questa storia millenaria è l’accumulo, nel perimetro cittadino e oltre, di una quantità vertiginosa di reperti e ricchezze storiche. Passeggiando per le vie del centro si ha la sensazione di visitare un museo all’aperto; dall’età antica a quella romana, dal Medioevo al Rinascimento, ogni epoca ha influenzato l’aspetto della città con lasciti di incontestabile importanza e bellezza che hanno come costante, l’utilizzo del travertino; questo marmo nobile ricavato dai rilievi circostanti, bianco e liscio, dona un aspetto onirico, quasi irreale all’ambiente cittadino.

Massimo esempio di questa magia architettonica è la rinascimentale Piazza del Popolo; fra le più belle d’Italia. Il suggestivo sfondo della cattedrale di San Francesco, l’imponente palazzo dei Capitani del Popolo e la cornice dei bassi portici donano alla piazza il caratteristico aspetto di salotto all’aria aperta dal quale si assiste, in alcune ore del giorno, alla meravigliosa azione della luce solare riflessa sulla bianca pietra.

La piazza più antica di Ascoli è invece quella dell’Arengo sede del Duomo dedicato al patrono Sant’Emidio. La cattedrale, che fu il centro della vita cittadina durante l’età comunale, custodisce fra le numerose opere di rilievo il polittico di Sant’Emidio, magistralmente realizzato dal pittore Carlo Crivelli nel 1473. Nella piazza trovano posto inoltre; l’antico battistero di San Giovanni, palazzo Panichi (sede del Museo Archeologico) e il Palazzo dell’Arengo. All’interno di quest’ultimo troviamo la meravigliosa Pinacoteca Civica composta da 15 sale ospitanti opere di rilevanza estrema; primo e secondo Trittico di Valle Castellana (Crivelli), Annunciazione (Pietro Alamanno), Istituzione dell’Eucarestia (Cola dell’Amatrice), Annunciazione (Guido Reni), San Francesco riceve le stimmate (Tiziano) e il magnifico piviale di manifattura inglese del XIII secolo che il Papa ascolano Nicol IV donò alla cattedrale della città nel 1288.

Durante l’età medievale, la presenza di numerosissime torri gentilizie valse ad Ascoli la nomina di “città dalle cento torri” (il numero reale pare si aggirasse intorno a 200) molte delle quali vennero distrutte in seguito all’occupazione da parte dei soldati di Federico Barbarossa. Un numero considerevole è comunque sopravvissuto sino ad oggi ; la torre degli Ercolani, l’unica conservata nella sua integrità, offre lo sfondo per il ponte romano di età augustea che collega il centro con la parte nord della città.

Nel punto in cui la via Salaria si immette nelle mura cittadine, troviamo un’altra testimonianza della dominazione romana, la porta Gemina e, poco oltre il suggestivo anfiteatro risalente al I secolo a.C.

La magnificenza di Ascoli Piceno, non è tuttavia immota e congelata nel passato, ma diviene il teatro perfetto dei maggiori eventi cittadini; La Giostra della Quintana, rievocazione storica e gara equestre che si svolge ogni estate nei mesi di luglio e agosto, comprende una serie di eventi che vanno dalla sfilata in costume lungo le vie del centro alle gare di arcieri, musici e sbandieratori per culminare poi negli assalti al moro del torneo cavalleresco; a sfidarsi sono i diversi“sestieri” (le sei suddivisioni della città storica). Lo svolgimento dell’antico torneo ci è testimoniato da un bassorilievo duecentesco, rappresentante lo scontro tra due cavalieri in armi, scolpito nel travertino e incastonato in un’edicola in corso Mazzini.

Il Carnevale di Ascoli è l’altro evento tradizionale che anima la città e in particolare la suggestiva Piazza del Popolo durante il Martedì grasso e i giorni precedenti. La sua unicità è data dalle originali maschere che interagendo con i passanti danno vita ad una sorta di teatro di strada.

Le sorprese che Ascoli ci riserva, tuttavia, non si limitano alle sue tradizioni o all’enormità delle sue ricchezze storiche e artistiche, ma vengono corroborate da eccellenze culinarie tipiche del luogo; una su tutte l’Oliva Fritta all’Ascolana. Ricetta nata intorno al 1800, conosciuta ed apprezzata in tutta Italia e nel mondo. L’ingrediente principe è l’Oliva Tenera Ascolana (marchio DOP dal 2005) conosciuta sin dai tempi antichi; pare infatti che i Piceni commissionassero ad artisti greci piatti decorati, preparati per contenere il prezioso frutto dell’ulivo.

Sembra impossibile, dunque, resistere all’incanto dell’antica Asculum; giungendo in questo luogo per la prima volta, il visitatore deve sentirsi un pò come si sentì Re Alarico, che, arrivato in città per distruggerla, rimase così meravigliato da decidere infine di risparmiarla.

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