Un’annata spaziale: bottiglie di vino portate ad invecchiare in orbita attorno alla Terra

In un campo come quello delle ricerche spaziali anche il più piccolo degli esperimenti rappresenta un passo in avanti nella comprensione di quel mondo, sconfinato, nel quale abbiamo messo piede appena nel secolo scorso e verso il quale continuiamo a guardare in modo sempre più consapevole e anche più ambizioso. Per 14 mesi la Stazione Spaziale Internazionale ha ospitato, oltre al suo consueto equipaggio, anche 12 bottiglie di Bordeaux, con l’idea di studiarne l’invecchiamento in condizioni di assenza di gravità e sotto l’influsso dei raggi cosmici: a proporre l’inedito esperimento è stata la società lussemburghese Space Cargo Unlimited, con un programma che prevede altri lanci nei prossimi sei anni; il passaggio fino alla Stazione Spaziale Internazionale è stato garantito a questo particolare carico dalla Dragon 2 della Space X, l’agenzia di proprietà di Elon Musk. Ci spiega la Professoressa Puzzarini quali potrebbero essere i risultati di un tale esperimento e perché sia stato scelto proprio il vino. In condizioni terrestri il vino è soggetto alla forza di gravità, che nel processo di sedimentazione ha un ruolo ben preciso – basti pensare alla tecnica di rotazione manuale delle bottiglie nel metodo champenoise.“Il vino, dal punto di vista chimico-fisico, è un miscuglio omogeneo in cui i componenti sono mescolati in modo uniforme”, spiega, “ma c’è qualcosa che resta in sospensione”: in assenza di gravità la decantazione non può avvenire. Bisogna dunque chiedersi, osserva la Professoressa, quali siano le conseguenze di questa differenza sull’invecchiamento e sulla conservazione. Un altro elemento presente sulla Terra e mancante invece nello spazio è la protezione dai raggi cosmici, gli stessi dai quali anche gli astronauti devono proteggersi. Si tratta di radiazioni altamente energetiche e ionizzanti. E se queste radiazioni interagissero con il vino? L’atmosfera terrestre scherma i raggi cosmici e filtra buona parte delle radiazioni ultraviolette. Il vetro scuro, spiega la Professoressa Puzzarini, è in grado di fermare parzialmente i raggi UV, evitando che provochino reazioni nei composti organici (come è il vino). Se invece le radiazioni innescassero reazioni chimiche potrebbero produrre qualcosa di nocivo per l’organismo umano, ma avrebbero anche un’azione battericida. Una caratteristica del vino che le radiazioni UV potrebbero alterare sarebbe proprio una delle più iconiche: la colorazione. Le reazioni ad esse connesse infatti tendono a coinvolgere i cromofori, letteralmente “portatori del colore”, ossia gruppi funzionali di molecole spesso responsabili appunto della colorazione. Non è la prima volta che le condizioni straordinarie nelle quali si trova la Stazione Spaziale Internazionale vengono utilizzate come campo inedito per la ricerca scientifica; i suoi laboratori in microgravità rappresentano per biologi, chimici, medici, fisiologi e fisici un’occasione straordinaria di studio. Anche materiali organici, come piante e batteri estremofili, sono già stati oggetto di sperimentazioni in ambiente di microgravità, a bordo della SSI. Secondo la Professoressa Puzzarini la “complessità” del vino, non presente negli altri elementi, potrebbe renderlo particolarmente interessante da testare, sia per la sua struttura fisico-chimica, che ne fa un miscuglio complesso poiché omogeneo ma con qualche micro-sospensione, sia perché le qualità commerciali del vino, “risultato di un potente equilibrio di sapore, odore e colore”, coinvolgono tanto la vista quanto l’olfatto, e tengono in gran considerazione il processo di invecchiamento. A qualcuno potrebbe sembrare un vezzo o una bizzarria, ma dello spazio conosciamo ancora pochissimo e ogni dato, anche quello apparentemente meno rivoluzionario, è importante, oppure lo sarà in futuro. Molto probabilmente l’umanità dovrà aspettare ancora molto tempo prima di sorseggiare un calice di vino, di chissà quale colore, a bordo di una navicella che viaggia velocissima verso pianeti lontani; ma quando lo farà sarà anche perché, tanto tempo prima, quando tutto ciò era ancora un miraggio al limite del fantascientifico, qualcuno ha condotto esperimenti sugli effetti combinati di microgravità e radiazioni solari e cosmiche, su 12 bottiglie di squisito Bordeaux.

 

 

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