Limone Costa d’Amalfi, l’oro giallo a Tavola

Non sono in grado solamente le leghe come l’oro ad adornare ed impreziosire tutto ciò a cui lo si accosta, il nostro Paese è infatti in grado di regalarci veri e propri “gioielli alimentari” le cui funzioni sono quelle d’impreziosire e caratterizzare i nostri piatti così come una gemma può accendere tutta l’eleganza di un abito o di una scollatura. Giallo come il sole dell’estate e dal profumo intenso che ci riporta immediatamente alle coste del sud Italia, ai giardini terrazzati incastonati su crinali scoscesi a picco su mari cristallini. Stiamo parlando del limone, un frutto speciale, che non dovrebbe mai mancare nelle nostre case, soprattutto perché estremamente versatile in cucina. Questo agrume richiama climi caldi e terre assolate, ed è per questo che in tutto il Sud dello Stivale, i limoni italiani, dalla Campania alla Calabria, dalla Puglia alla Sicilia, sono diventati nel corso dei secoli delle vere eccellenze italiane, come il limone di Sorrento. Oggi, però, parleremo dell’altro suo “vicino” coltivato esattamente dall’altra parte della penisola sorrentina, il limone Costa d’Amalfi IGP. Per scoprire la storia del limone in Costiera Amalfitana dobbiamo riavvolgere la pellicola e tornare indietro nel tempo. Secondo molti studiosi, a introdurre per la prima volta questo particolare agrume, prima in Spagna e poi in Sicilia (e da qui in Campania), sarebbero stati gli Arabi intorno al X secolo d.C., durante le loro espansioni e conquiste lungo tutto il Mar Mediterraneo. Secondo altre fonti storiche invece, già nella civiltà latina all’epoca di Virgilio, si parlava di citrus, che sarebbe limitativo tradurre soltanto con “cedro”: pare che, invece, con questa parola s’intendessero indistintamente specie come cedro, limone, arancio e limetta. Poi, negli anni ‘50 la grande scoperta: durante gli scavi e i restauri nella Pompei sepolta nel 79 d.C., viene rinvenuta una serie di dipinti parietali in quella che è stata ribattezzata come “Casa del Frutteto”. Qui, tra gli affreschi, si vede chiaramente un albero che cresce rigoglioso carico di frutti, con caratteristiche molto simili a quelle del limone amalfitano coltivato. Per una distinzione vera e propria tra cedro e limone bisogna aspettare il 1367: nel Medioevo, infatti, si scoprirono le incredibili proprietà del limone e la sua ricchezza di vitamina C, la cui carenza era una delle cause dello scorbuto, la malattia dei marinai. Così, i limoni diventarono il rimedio perfetto per contrastare questa patologia così diffusa tra gli amalfitani, popolo famoso di navigatori, al punto che nell’XI secolo, la Repubblica di Amalfi decretò ufficialmente che a bordo delle navi mercantili, che intrattenevano rapporti con tutto il mondo conosciuto, non dovesse mai mancare questo frutto. La richiesta crebbe a tal punto che la gente del luogo cominciò ad adoperarsi per recuperare suoli scoscesi e impervi da dedicare alla coltivazione dei preziosissimi agrumi. Da qui, nacquero i famosi e caratteristici terrazzamenti di limoneti (utilissimi, tra l’altro, per salvaguardare il territorio dal dissesto idrogeologico), anche conosciuti come “giardini dei limoni”, per la loro cura e bellezza mozzafiato. Nel corso dei secoli, i limoneti hanno plasmato ogni curva e crinale di queste colline, rendendole un paesaggio da cartolina. Insomma, da lì il limone di Amalfi inizia la sua ascesa verso l’eccellenza…Ma veniamo alle caratteristiche del pregiato oro giallo della Costiera Amalfitana che, nel 2001, ottiene il riconoscimento IGP con la denominazione “Limone Costa d’Amalfi IGP”. Innanzitutto, secondo disciplinare, questa denominazione è riferibile alla cultivar “sfusato” con caratteristiche dell’ecotipo amalfitano: proprio per questo, l’agrume è anche conosciuto semplicemente come “sfusato amalfinato”, per via della sua inconfondibile forma affusolata. A differenza di altri limoni, dall’aspetto più tondeggiante, la prima caratteristica fondamentale è infatti il profilo allungato. Come abbiamo visto ripercorrendo la sua storia, lo sfusato amalfitano è strettamente legato al suo territorio di produzione. Le sempreverdi cascate di piante dei curatissimi giardini, che terrazzamento dopo terrazzamento, scendono verso il mare azzurro e cristallino non sono soltanto un meraviglioso paesaggio. Infatti, la coltivazione dei limoni in questo territorio è a un’altitudine più elevata rispetto a quella di altre zone agrumicole italiane, esponendolo a temperature più rigide durante l’inverno. Tuttavia, il clima sostanzialmente mite anche durante la stagione fredda e la capacità dell’uomo, hanno permesso di rendere quest’area una delle più importanti nella coltivazione di questo agrume e come abbiamo detto all’inizio, i limoni vengono fatti crescere in appositi terrazzamenti, chiamati anche “macerine”, sotto impalcature di pali di castagno, di altezza variabile, che permettono di proteggere i limoni nei periodi freddi. Per quanto riguarda l’area di produzione prevista dal disciplinare, è possibile percorrere un ideale lemon tour che conta di ben tredici tappe: dal paese-presepe di Positano a Vietri sul Mare, passando per Maiori, Minori e Conca dei Marini, fino a toccare poi i borghi antichi di Amalfi, Atrani, Ravello e Cetara, il piccolo fiordo di Furore e le colline di Tramonti, Scala e Praiano. Poesia solo a nominare questi meravigliosi luoghi che danno i natali a questo vero e proprio gioiello perché, come il più prezioso dei metalli, l’oro, è in grado di impreziosire qualsiasi cosa, così il più versatile e prezioso frutto della Costiera è in grado d’insaporire, caratterizzare ed esaltare qualsiasi piatto.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares