Simone Ceppaglia, origine che sa di futuro

Appartenere alla propria terra e farne di questo un vanto, perchè rappresenta un viaggio di sensazioni, ricordi, sapori e profumi è un viaggio della memoria che fa fare alla terra un’ altalena continua tra andare e venire, partire per poi tornare.

Stupendo immaginare un viaggio come attesa, partire e poi nello stesso tempo affidandosi alla culla di ciò che è stato, ritornare.

Un viaggio che ha fatto letteralmente, e adesso stando fermo,fa ancora, è il viaggio di Simone Ceppaglia, Executive Chef, in terra milanese, ma pugliese d’origine.

Il suo è stato un treno in corsa per un uomo che a soli 40 anni ha morso  davvero la vita, con curve, salite continue, e vette eccelse; Simone avendo affiancato nomi unici nel panorama internazionale della cucina tra cui Oliver Glowing, nato in Germania ma di cuore italiano, che dal Quisisana di Capri, all’Aldovrandi a Roma, ha portato solo classe ed eleganza in alberghi famosi,  e Sergio Mei, per più di vent’anni chef del Four Seasons di Milano, ha messo nella valigia della sua vita solo tanta voglia di imparare e di misurarsi ogni giorno con il suo io, il suo temperamento che gli suggeriva di non mollare e di perseverare sempre e comunque.

La sua tenacia lo ha stravolto, l’ha condotto a fare senza fiatone ma a passo svelto, deciso, diligente quasi svettando le scale della sua professione, passi importanti, conducendolo anche in posti unici come in Libano, Maldive, con addosso la sua divisa, il suo Cappello da Chef, i suoi colori, le sue materie prime, la sua conoscenza, la sua grande unica e invincibile passione. Un passione che ad un fanciullo in provincia di Bari, nel paese di Gioia del Colle, fa annusare la terra, le distese boschive, gli alberi di olivo, le piantagioni di pomodori, e toccare con mano ogni singolo elemento nella sua purezza, e poi cibarsi di taralli, pane genuino, conserve di sugo, pasta come le famose orecchiette fatta in casa, e portare questo baule sempre con sè, profumi e fragranze indimenticabili.

La sua Puglia declinata in termini di territorialità, e abbracciata con candida e verace passione è oggi maestra di ogni suo piatto, come nel calamaro scottato in salsa piccante, piuttosto che nei tagliolini ripieni di cime di rapa con vongole e bottarga, o in ogni sua creazione che guarda al passato a ciò che è stato e che lui stesso  fa sbalzare nel futuro arrestandolo nel presente.

Il risultato è geniale, unico nella sua freschezza, e soprattutto creativo, minimale e pulito, come è la sua cucina.

Simone che deve tutto alla sua terra, alla sua casa, alla sua famiglia, oggi è un uomo di grande sapere, grande conoscitore delle diverse culture, e di diversi passati, e abilmente sa unire tutto quello che noi chiamiamo mondo sotto l’egida della sua cucina, facendo fondere mondo continentale con mondo pugliese, genuinità e memoria con futurismo e avvenire.

 

La sua cucina rispecchia se stesso, la sua vita e il modo di porsi con gli altri, ricordando sempre di essere in Italia: una terra con profonde e salde radici gastronomiche.

Il rispetto del lavoro, la correttezza impartitogli dai suoi genitori, sono stati solo l’inizio per scrivere il  suo passaporto, per il suo viaggio, per la sua conoscenza, e sono stati anche la giusta carta d’identità per tornare nella sua Puglia, nel suo mare, se non fisicamente, almeno e soprattutto con i suoi piatti.

 

 

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