Matera capitale della cultura

In futuro saremo tutti un po’ più tecnologici. O meglio, dovremo esserlo. Già nel 2010 lo sviluppo digitale era infatti l’obiettivo che l’Unione europea si era data con l’inserimento dell’Agenda digitale europea tra le sette iniziative faro della strategia Europa 2020: l’idea era che una ‘crescita smart‘, “intelligente, sostenibile ed inclusiva” passasse anche dall’incremento delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

A che punto siamo oggi? Dei progressi in effetti sono stati fatti: scuola, sanità, amministrazione, sono solo alcuni esempi dei settori della società in cui è in corso una vera e propria opera di digitalizzazione, guidata dall’Ue e messa in pratica dagli Stati membri. Ciò grazie anche ai fondi della Politica di Coesione.

La Politica di Coesione è senza dubbio determinante per promuovere la digitalizzazione dei Paesi membri dell’Ue: se da una parte ciò è dovuto alla sua grande capacità finanziaria, dall’altra un fattore decisivo è dato dal suo approccio territoriale che le permette di agire in modo flessibile a seconda dei diversi bisogni e delle diverse specificità di ogni regione. Se le tematiche dell’Agenda digitale, stabilite a livello europeo, forniscono le linee guida ai singoli Paesi, è poi a livello locale che queste vengono realizzate. Sono infatti le regioni a definire una strategia, in linea con quella nazionale, per promuovere l’economia digitale in modo funzionale alle necessità del proprio territorio. In Basilicata, ad esempio, la digitalizzazione si è mossa come spinta di cambiamento per combattere il gap infrastrutturale che la colpisce da tempo. Oltre a prevedere un innalzamento delle competenze digitali e delle piattaforme volte ad una maggiore trasparenza amministrativa, la strategia della regione si muove soprattutto sul piano del miglioramento della connettività per i cittadini, per le scuole, per gli edifici pubblici e le aree produttive.

La banda ultra larga – la cui diffusione su tutto il territorio nazionale, che rientra nella programmazione del Po-Fesr 2014-2020, è ancorungere ad una vera trasformazione digitale della società.

La regione ha anche lanciato il progetto Smart Basilicata che “mira ad identificare e sviluppare soluzioni tecnologiche innovative” per la gestione efficiente e sostenibile dell’ambiente e delle risorse energetiche (Smart energy), della mobilità, del traffico e del monitoraggio delle infrastrutture (Smart mobility) e per la valorizzazione del patrimonio urbano, culturale e paesaggistico (Smart culture and tourism), il tutto con un’attenzione particolare alla partecipazione sociale e alla fruizione di servizi smart da parte della Pa e dei cittadini.

Passi in avanti sono stati fatti anche nelle altre regioni italiane. Ciononostante l’Italia resta uno dei Paesi europei in cui le novità della digitalizzazione procedono più lentamente.

Lo scorso maggio il Digital economy and society index (Desi), uno strumento dalla Commissione europea per monitorare i progressi degli Stati membri nel campo digitale, ha indicato l’Italia al 25° posto nell’Unione in quanto al livello di digitalizzazione raggiunto. Una zona retrocessione che deve far riflettere sul futuro.

Insomma, cogliere tutte le possibilità che arriveranno dal prossimo quadro finanziario pluriennale, che verrà stabilito dall’Ue per il periodo 2021-2017, sarà essenziale per cambiare marcia al

processo di trasformazione digitale. E in questo contesto l’azione e la capacità d’iniziativa delle regioni, come mostra l’esperienza della Basilicata, devono giocare un ruolo centrale.

ha collaborato Ilaria Lang

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