Paola Zannonier Premio Strega per ragazzi 2018 Un premio che merita più attenzioni

Paola Zannonier è scrittrice e consulente bibliotecaria, docente di scrittura e formatrice del corpo docente. Ha iniziato la sua attività come bibliotecaria (alla Biblioteca Pedagogica Nazionale) e critico letterario, collaborando con le più importanti riviste del settore. Ha lavorato in campo editoriale nel settore educativo, pubblicando molti volumi educativi per Giunti, cataloghi tematici e saggi sulla lettura per Mondadori (tra i quali, Come si costruisce un percorso narrativo), e tenendo corsi di aggiornamento e formazione per insegnanti e bibliotecari in tutta Italia. Nel 2018, con il romanzo per Young Adult “L’ultimo faro” (deA Planeta) ha vinto il Premio Strega Ragazzi e ragazze.

Paola Zannonier qual è il suo rapporto con la scrittura nel quotidiano?

“Scrivo ogni giorno, domenica compresa, e leggo ogni giorno. Sono da sempre una forte lettrice. Qualcuno ogni tanto mi chiede quando trovo il tempo di leggere tanto: è semplice, io non guardo la televisione.”

Quali emozioni ha provato nel 2018 ad aver vinto il premio Strega per ragazzi?

“È stato per me un forte riconoscimento per un lavoro appassionato che svolgo da oltre 25 anni, e che non vanta semplicemente una grossa produzione: tanti titoli a volte possono essere richiesti e conformi a scelte o cataloghi editoriali. Il premio è letterario, e ha valutato il contenuto letterario del libro e credo anche del mio lavoro. Sono molto fiera di aver vinto un premio che passa attraverso varie selezioni, sia di adulti (critici) che delle scuole. Inoltre, che la Fondazione abbia deciso di accogliere anche la sezione bambini e ragazzi ha significato un riconoscimento importante per il nostro mondo.”

Credo che non sia lo scrittore a scegliere il genere letterario ma piuttosto il genere letterario a scegliere lo scrittore. Paola Zannonier come mai crede che la scrittura per bambini e ragazzi abbia chiamato la sua penna?

“E’ molto interessante e simpatico, non ho pensato che questo genere mi avesse scelta. Certo, da appassionata lettrice bambina, e in particolare delle fiabe, dei miti, di Pinocchio, forse ero la persona che poteva funzionare come autrice per ragazzi. Io so che mi sono e mi sento una scrittrice dedicata ai giovani, perché credo che si meritino buone storie, ben costruite, e non libri di puro intrattenimento. La mia è una letteratura “educativa”, cioè che propone temi per la conoscenza, non una letteratura d’evasione o di espressione del sé. Lo dico considerando questa letteratura nel suoforte cambiamento degli ultimi 40 anni, in cui “educazione” non è più “repressione” o “moralismo”, ma significa accendere la curiosità, stimolare all’osservazione, alla conoscenza di ciò che non si sa, ispirare.”

Spesso succede che il frastuono del mondo esterno ci distrae dal momento creativo. Paola Zannonier lei come protegge il suo rapporto con l’ispirazione?

“Ho il mio studio, dove scrivo. Ho ben appreso la lezione di Virginia Woolf “una stanza tutta per sé”. Stacco il telefono (modalità aereo), e per lunghi periodi conduco una vita praticamente monastica, con una routine molto precisa: scrivo, passeggio, faccio yoga. Quel che adesso molti sono costretti a fare, chiusi in casa in smart working, con qualche uscita per la spesa o una camminata, per me è la regola.”

Se potesse tornare bambina quale storia scriverebbe che potesse portare sicuro benessere ai bambini di oggi?

“Ho pensato proprio a loro scrivendo “Ti racconto le fiabe” appena pubblicato da Giunti. Ci sono io, nel dialogo con i miei nipoti, e le fiabe che mi hanno raccontato o che ho letto da bambina e da ragazza. Questo libro è la mia proposta per confortare i bambini di oggi, perché le fiabe ci insegnano che ci sono momenti difficili, ci sono ostacoli e pericoli, minacce, ma che alla fine, con intelligenza e coraggio e compassione, si può risolverli.”

Paola Zannonier c’è una storia che realmente ha vissuto da bambina o adolescente e vorrebbe trasformare in romanzo?

“Ci sono frammenti autobiografici in molti miei romanzi: ci sono gli anni ’70 delle stragi di Stato in Quel giorno pioveva, gli anni della ribellione dei costumi in “Rolling Star”, ci sono io con mia zia Rosa in “Voglio fare la scrittrice”, ci sono piccoli episodi che mi sono successi, ci sono amici carissimi che mi hanno ispirato, come “La linea del traguardo” o “Zorro nella neve”.”

Le piacerebbe se le sue storie per adolescenti diventassero serie tv per ragazzi?

“Sì, molto. Credo che sia arrivato il momento che le produzioni rivolgano uno sguardo alla enorme produzione letteraria per i giovani, ricca di temi e storie belle, avventurose, appassionanti, commuoventi. Dipende tutto da questo: un rapporto più stretto tra editoria e produzioni televisive e cinematografiche.”

Nella copertina di “Il Bardo e la Regina” ci sono dei fogli che racchiudono delle carte, stretti bene con un fiocco rosso. Sembra nascondano una verità mai conosciuta. Paola Zannonier quanta attenzione bisogna avere nel raccontare la verità del mondo ai bambini?

“Il Bardo e la Regina è un crossover, un libro per giovani adulti e adulti, si legge nelle scuole superiori anche per introdurre la letteratura teatrale, per conoscere Shakespeare in un modo più scatenato e divertente, e riflettere sulla storia moderna. E’ un romanzo di finzione, perché invento una relazione non provata, immaginata. Questa è la letteratura. La verità dovrebbe raccontarla il mondo dell’informazione, non il mondo della finzione narrativa. Però, vede, attraverso la finzione si vanno a toccare alcune verità, si lasciano emergere: per esempio la trasparenza tra le relazioni, che non possono basarsi sull’inganno e sulla menzogna, per esempio l’onestà, tutti argomenti cari ai più giovani.”

Parlando di verità: qual è il vero motivo per cui il Bardo ha deciso di mettersi al servizio della Regina? L’amore?

“All’epoca tutti erano al servizio della Regina, appartenevano di fatto al potere assoluto del sovrano. Non si sceglieva cosa fare, ma ci si adeguava. Shakespeare ha avuto una larghissima libertà di pensiero, di scrittura, e azione scenica, ha potuto toccare argomenti assolutamente proibiti dalla Regina, come la successione al trono, su cui ha scritto quasi tutte le tragedie celebri. Shakespeare nel mio libro si mette al servizio di sua maestà come un grande onore riservatogli dal destino.”

Paola Zannonier qual è stata l’esperienza della sua vita che l’ha portata a capire di essere una scrittrice?

“Non c’è una esperienza particolare, ma una predisposizione alla lettura e alla scrittura e un lungo addestramento, lo studio, il lavoro che ho iniziato in una biblioteca e poi scrivendo sulle riviste letterarie. Ho sempre avuto una grande dedizione verso la letteratura.”

Lei scrive per i ragazzi. Quanto hanno bisogno di vero affetto umano, che non sia la sola compagnia di un tablet o uno smartphone che un adulto gli regala per comprare il loro affetto?

“Spiace deludere i tantissimi che lo fanno, ma l’affetto non si compra. Si può ricevere donando affetto, in modo sincero: così funzionano i sentimenti, sono correnti che ci avvolgono. E anche in questo caso, non è detto che amando si è riamati, si sa. Essere creature che amano è la nostra forza. I bambini lo sono, loro amano non perché li ricopriamo di oggetti, ma perché siamo in relazione con loro, perché parliamo e ridiamo e giochiamo con loro. E soprattutto se non ci annoiamo con loro, se apprezziamo quel tempo in cui stiamo insieme, se davvero siamo presenti.”

A volte li vedo troppo presi dalla tecnologia tanto da non distinguere il mondo reale da quello virtuale. Ed è grave. Paola Zannonier cosa potrebbe aiutarli a distinguere e separare le vite e capire che solo la vita reale è veramente importante?

“I bambini per fortuna vanno a scuola dove vivono nella realtà, hanno relazioni con i coetanei, vivono nel presente. Il mondo virtuale può essere un rifugio, è più controllato, è gratificante. Come anche la tv che trasmette intrattenimento infinito. Ma nessun bambino al mondo rinuncia a giocare con gli amici o con un adulto, nessuno rifiuta di uscire a giocare a pallone, o a qualche sfida. Siamonoi genitori, zii, nonni, insegnanti, che rappresentiamo un esempio costante: i bambini ci studiano, e se noi passiamo le ore davanti agli schermi, anche loro lo fanno perché si devono allenare a vivere nel mondo e di questo mondo noi siamo il tramite.”

La pandemia sta portando i ragazzi a stare sempre più in casa a causa della didattica a distanza. Questo però toglie loro la socialità scolastica. Cosa secondo lei bisognerebbe fare perché non li faccia soffrire troppo?

“Le scuole devono essere aperte il più possibile, devono essere la priorità assoluta. Dobbiamo essere tutti disposti a rinunciare all’effimero, alle palestre, alle discoteche, agli aperitivi, per consentire ai nostri figli e nipoti di avere un’educazione adeguata e di vivere un’esistenza il più possibile normale. I bambini e i ragazzi possono passare qualche periodo a casa, ma poi devono assolutamente socializzare in luoghi diversi, ma protetti e questi luoghi li abbiamo, si chiamano scuola.”

A volte noi adulti distruggiamo le storie d’amore troppo velocemente, i bambini invece con la loro innocenza sembra che conoscano l’amore meglio degli adulti. Paola Zannonier dobbiamo prendere esempio dalla loro purezza per amarci di più?

“Anche i bambini possono essere crudeli. I bambini provano rabbia, invidia, gelosia, ira, in forme addirittura spaventose, con violenza. L’innocenza è relativa al fatto che non hanno schermi, dicono ciò che pensano, non sono diplomatici di certo! Con il tempo si apprendono norme sociali che permettono, per esempio, di non urtare i sentimenti altrui.

L’amore è un sentimento che ha bisogno di rispetto, cura, attenzione. E’ istintivo per i figli, ma questo non significa che resti intatto per sempre, anzi. L’amore tra persone diverse è suscitato da tanti elementi, anzitutto l’attrazione e non si distrugge se si alimenta attraverso il rispetto e la stima, l’ammirazione per l’altro, la capacità di costruire progetti, e anche, mi permetta di dirlo da una donna sposata da quasi 40 anni, dall’impegno a stare in un rapporto solidale, di comprensione reciproca.”

Paola Zannonier come possiamo aiutare i bambini ad avere il futuro che desiderano, e non quello che noi desideriamo per loro?

“Bisogna incoraggiarli. Mi è capitato non poche volte di sentir mortificare i propri figli, dicendo che non erano capaci di studiare o di non essere all’altezza di grandi sportivi o artisti. Ma anche farli sentire piccoli geni non va bene: avvertono aspettative spaventose! Bisogna seguirli nel loro percorso, ascoltarli, incoraggiarli, essere pronti a sostenerli e discutere con loro i problemi, le incertezze. Noi non abbiamo le soluzioni, né la bacchetta magica. Possiamo cercare insieme ai nostri bambini qual è il percorso da intraprendere. Ricordiamoci che per un buon tratto saremo insieme, poi spiccheranno il volo e per noi sarà una meraviglia vederli splendere all’orizzonte.”

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