Vittorio De Sica racconta un’ Italia segnata dal conflitto.

Erano gli anni 50 circa, l’ Italia usciva dalla grande guerra . La distruzione corrodeva il paese , le cicatrici di un’ Italia guerriera erano visibili in ogni angolo , il paese era in rovina dal punto di vista architettonico , gli studi di Cinecittà anch’essi distrutti.

È in questo momento che nasce il cinema neorealista , un atteggiamento nei confronti del cinema che avrà un’ influenza nazionale . La nuova ondata è scaturita dal bisogno di raccontare i problemi lasciati dal conflitto , raccontando di gente comune e le loro quotidiane vicende, la cronaca del momento era ciò che più interessava i registi .

Il cinema neorealista si impone così come una forza di rinnovamento culturale e sociale, una rinascita fondata su idee liberali e socialiste, idee così fresche e ruggenti che hanno avuto la potenza di rompere con quel passato a cui gli Italiani incessantemente volgevano lo sguardo .

LADRI DI BICICLETTE 1948

Con la regia di Vittorio De Sica , ladri di biciclette diviene il film preso a manifesto del movimento neorealista italiano , questo incarna perfettamente le regole stilistiche quanto formali della innovazione .

Enzo Staiola, Lamberto Maggiorani, Lianella Carell, Gino Saltamerenda, Vittorio Antonucci sono i personaggi principali del film , questo girato per lo più in esterni mostra l’ italia nel suo vero essere così povera e triste. Già a partire dal piano d’ ambiente iniziale , le mura ormai sfatte sono mostrate con insistenza come se a fare da scenografia alla vita dei personaggi fossero quei residui , come se rappresentassero metaforicamente il passato ormai distrutto .

Frequenti sono le ellissi che trascurano le cause di alcuni eventi , c’ è un appiattimento tra scene salienti e scene secondarie , tutto sembra importante, tutto può essere superfluo . La storia del film scorre come la vita .

Gli attori non sono tutti professionisti si crea “ UN AMALGAMA” tra professionisti e non , tutto va a convergere nel fondamentale scopo di mostrare la vita comune in tutte le sue sfumature.

“ STA BICICLETTA CE STA O NON CE STA ” .

Tutta la trama del film ruota intorno alla bicicletta ,Antonio Ricci , interpretato da Lamberto Mggiorani, è un uomo che inizia a lavorare come attacchino comunale a Roma . Per farlo però deve possedere una bicicletta . Proprio il primo giorno di lavoro la bicicletta gli viene rubata.

È da qui che inizia a trasparire la crudeltà delle persone , il loro egoismo , la disperazione del protagonista che diviene impotenza nel momento in cui tutti gli voltano le spalle , ognuno intento nel proprio lavoro. Come se nella nuova società contasse più l’ individuo della massa .

La musica drammatica di Alessandro Cicognini accompagna quasi interamente le scene .

Il film incarna tutte quelle che sono le caratteristiche del movimento neorealista : i momenti veri , l’ appiattimento , le inquadrature sporche , la tipicità del popolo italiano , ci fa vivere la Roma di quegli anni con l’ intento di far trasparire non oltre la realtà.

Nella scena del ristorante, quasi a conclusione del film il regista da risalto alle differenze sociali , altro punto molto spesso analizzato dai registi di questo periodo , ad esempio da Visconti.

Quattro anni dopo la sua uscita questo venne ritenuto “ il più grande film di tutti i tempi “ dalla rivista britannica Sight & Sound .

Fu in seguito inserito nella lista dei “100 film italiani da salvare”

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