La Mostra del Cinema di Venezia tra gli Inferi e l’Olimpo di Pedro Almodóvar

Volge al termine la 76ma Mostra del Cinema di Venezia. Un successo, senza ombra di dubbio, per l’attenzione che ha destato nei media. In particolare, le edizioni online dei giornali di moda sono zeppe di photo gallery, nonché di giudizi severi, benevoli, contraddittori, dei vari look esibiti dalle celebrità sul red carpet. In molti hanno notato, con un pizzico di astio e anche con un po’ di ragione, che molti personaggi in vetrina sul tappeto rosso sono in realtà sconosciuti o quasi. Senza particolari meriti artisti ed in particolare cinematografici – perché è sempre della mostra del Cinema quello di cui stiamo parlando – hanno sfilato influencer, blogger, personaggi caricaturali della televisione commerciale, come alcune partecipanti meteore ai vari reality show. Completamente diverso il discorso per la presenza di Chiara Ferragni. La regina di The Blonde Salad è presente al Lido, in quanto protagonista del docu-film intitolato Chiara Ferragni – Unposted. In un’intervista rilasciata al settimanale Grazia, la regista Elisa Amoruso, che ha seguito Ferragni per un anno, ha sottolineato come la pellicola non si rivolga “solo ai suoi follower, che scopriranno comunque molti aspetti che non conoscono di lei, ma a chiunque voglia capire chi è Chiara, che lavoro fa, che persona è. E come, da un passato apparentemente normale, abbia costruito un presente e un futuro incredibili”. La protagonista indiscussa della moda 2.0 ha confidato alla scrittrice Teresa Ciabatti, in una lunga intervista sempre su Grazia, che il docu-film dedicato alla sua ascesa è stato “un’esperienza incredibile, quasi una seduta di psicoanalisi. Per me, abituata a raccontarmi direttamente, lasciarmi raccontare non era facile”. Risalendo un po’ più in alto verso la vetta dell’Olimpo, ricorderemo questo Festival per il Leone d’Oro alla carriera assegnato a Pedro Almodóvar (in foto), apprezzatissimo per il suo ultimo film Dolor y Gloria, con Antonio Banderas come protagonista e premiato a Cannes come migliore attore. Il direttore Barbera ha menzionato due grandi classici del cineasta spagnolo come Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988) e Tutto su mia madre (1999), per rimarcare la grandezza del personaggio, la sua lungimiranza nel proporre temi che molto tempo dopo si sarebbero rivelati attualissimi, affermando inoltre che proprio lui “più di tutti ha saputo articolare la Spagna del post franchismo”. Umile ed autentico come sanno essere i veri maestri, Almodóvar si è commosso nel ritirare un premio più che meritato e, a dire il vero, arrivato un po’ tardi. A rendere ancora più solenne e commuovente il momento ha contribuito il lungo ed appassionato discorso che gli ha dedicato la regista argentina e presidente di giuria Lucrecia Martèl, secondo la quale “Almodóvar è stato causa e conseguenza della Movida, la contro cultura che ha riscattato la Spagna dal lungo letargo del franchismo, combattuto con le migliori armi: film, riviste, libri, musica e feste. Lo dico con la nostalgia di quegli anni ‘80, quando il desiderio era molto meno organizzato. La salute non era un bene necessario. E la città era l’avventura in cui lanciarsi (…) Molto prima che noi donne, le persone omosessuali, quelle transessuali, non ne potessimo più del miserabile posto che occupavamo nella storia, Pedro ci aveva già trasformato in eroine. Aveva già rivendicato il diritto di inventare noi stess*”.

Foto tratta dal sito web repubblica.it

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