Antonio Scurati, con il suo Mussolini, figlio del secolo, è il vincitore del Premio Strega 2019

Ieri, nella storica scenografia del Ninfeo di Villa Giulia a Roma, dove, praticamente, da sempre si celebra la finalissima dell’ambitissimo Premio Strega, con 288 voti, è stato Antonio Scurati, con il suo romanzo, ormai già bestseller, ‘M. Il figlio del secolo’ (Bompiani), a brindare con il famoso liquore.

L’urna d’ordinanza per accogliere le schede voto scritte a mano, la lavagna dove scrivere il risultato finale – alla faccia della tecnologia imperante! – hanno decretato il successo di Scurati, successo che già il pubblico stesso gli aveva tributato, trasformando il suo poderoso romanzo scritto, oltre 800 pagine, in un vero bestseller letterario.

Già altre due volte Scurati era andato vicino alla vittoria finale, (nel 2009 e nel 2014), finendo sempre secondo, ma questa volta era diverso: partiva da strafavorito, con un romanzo che dalla sua pubblicazione (2018), ha mietuto successi di vendita (più di 120mila copie vendute) e ricevuto importanti attenzioni, tant’è che persino il prestigioso New York Times gli ha dedicato alcune pagine, e presto diventerà pure una serie televisiva prodotta da Wildside.

C’erano così, tutti i presupposti per un successo finale, ma non però in questi termini: ben 101 voti in più sulla seconda classificata, (Benedetta Cibrario con ‘Il rumore del mondo’ – Mondadori), che ha raccolto soli 127 voti.

“Sono felice della vittoria ma sono anche molto contento che altri italiani leggeranno questo libro. Potranno conoscere meglio la nostra storia: con la speranza che non si ripeta, anche in forme diverse”, ha dichiarato Antonio Scurati in tarda notte, perché all’acclamazione, stordito dal successo ricevuto, salito sul palchetto ha bevuto il celebre liquore che dà il nome al premio letterario, senza però proferire alcuna parola.

Il racconto scritto da Scurati è un romanzo storico, incentrato sulla figura di Mussolini, percorrendo un tratto delle sue vicende, quelle che vanno dal 1919, quando fondò il Movimento dei Fasci di combattimento, a Milano, fino al 1925, all’omicidio di Giacomo Matteotti.

Tanti capitoli brevi, come fossero tante sequenze cinematografiche di un presente che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi, ciò dà brio e leggerezza, ma anche spessore all’intero impianto letterario. Scurati guarda alla storia, ai documenti, alle testimonianze, e le rilegge, vedendole attraverso lo sguardo di Mussolini, figlio di quel tempo, figlio di quel secolo di cui sarà tra i protagonisti, inframmezzando il tutto con pennellate romanzate sulla vita privata e gli amori del duce, per realizzare così, un affresco di quel tempo, in buona sostanza autentico e sincero, ma anche così piacevole da leggere, nonostante le sue oltre 800 pagine di scritto.

Ecco, al di là di qualche sottile sfumatura, di qualche impercettibile errore storico, sottolineato già da Ernesto Galli della Loggia, con un articolo pubblicato su «Il Corriere della Sera», il 13 ottobre scorso, Scurati, che storico non è, dà vita però, a un romanzo, il primo di una trilogia, che nulla aggiunge e nulla toglie alle vicende storiche narrate e a ciò che sappiamo già su quel periodo storico.

Ma la straordinarietà e il successo di questo suo racconto sta proprio nel fatto che l’autore ha saputo cogliere la maturità del tempo attuale, e il rinnovato interesse verso un periodo storico, così lontano, e apparentemente così poco affrontato dopo lo storico De Felice.

Scurati ha percepito questa rinnovata curiosità del pubblico, e gli ha offerto un racconto godibile, che ripercorre la storia di quei cinque anni o poco più, quasi in presa diretta, stimolando curiosità e interesse, nel lettore, verso il nostro passato più recente, e rinfrescando loro la memoria scolastica, per rileggere, poi, anche l’attuale presente che non sembra, per taluni toni, così lontano dai tempi che furono.

E con un linguaggio fresco e poco accademico e pedante, ha saputo conquistare subito la platea dei lettori, che lo hanno spinto in alto, fino a brindare con un liquore Strega, che profuma solo di meritato successo.

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