Addio al cinema horror: oggi solo proiezioni spazzatura

Negli ultimi anni la produzione di pellicole dell’orrore è in pieno disfacimento evolutivo.
L’horror, a conti fatti, è uno dei generi cinematografici più penalizzati in assoluto: tuttora è
sufficiente recarsi in un multisala, in un qualsiasi periodo dell’anno, e trovare in
programmazione un film pronto per la visione. Tutto questo può apparire in primo luogo
come un fattore positivo, ma superato il periodo di uscita, la pellicola finisce dritta dritta
nel dimenticatoio più totale: gli horror che vediamo nei cinema di tutta Europa sono per lo
più pessime realizzazioni di agenzie hollywoodiane. Se nel 1975 Lo Squalo incassava 471
milioni di dollari in tutto il mondo, gli introiti di questo elevato numero di film scadenti, si
aggira si e no intorno ai 10, 15 milioni di dollari l’anno. E’ facile, dunque, dedurne le
motivazioni: i “signori” del cinema non prediligono la qualità del cast, della regia o della
trama in sé per sé, tuttavia avanzano verso la quantità, realizzando prodotti fruibili solo
per un breve periodo di tempo. Più film “spazzatura” vengono prodotti in un anno – con
un budget bassissimo – e più introiti arrivano per l’azienda. Fare cinema è diventato lo
sport preferito di chi ha capitale da investire. Investe le menti degli adolescenti, in senso
letterale, però; queste nuove teste sono oggi più che mai vittime del consumismo e di
indagini di mercato. L’essere umano è scomparso, contano solo i numeri. Per gli
adolescenti – che pullulano nelle sale con lo smartphone perennemente tra le mani – è
divertente irrigidirsi sulla poltrona per via di uno spirito che esce all’improvviso
dall’armadio, lasciando in loro solo strascichi di adrenalina.
Il cinema horror vero, quello di una volta, spaventava e mostrava le debolezze della
società del tempo, con fare antropologico-culturale entrava nelle case degli spettatori,
traendone e mostrandone i pregi e i difetti. Questo genere cinematografico è sicuramente
colonna portante del cinema stesso che col tempo tende ad abbandonare le sue radici
tradizionali e ad avviarsi verso un appiattimento costante.
Non è questo, forse, uno dei tanti specchi della nostra società globalizzata?

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