Lo smart working e la ricerca di un nuovo equilibrio di vita.

Viviamo in un mondo in perenne e continua evoluzione, per molti versi frenetico; un mondo in cui la tecnologia fa ormai parte della vita di tutti noi, a tal punto da non riuscire a volte nemmeno ad immaginare come fosse la vita prima di certi cambiamenti a cui ormai siamo totalmente avvezzi.

Un mondo dove, da quasi 20 anni, esiste uno strumento come Skype, che ha sdoganato le videochiamate e le videoconferenze, rendendo, di fatto, possibile realizzare meeting e colloqui di lavoro a distanza già ben prima che il termine “Coronavirus” entrasse tanto prepotentemente nel nostro vivere quotidiano.

Un virus che ha cambiato e cambia ogni giorno abitudini e comportamenti su scala planetaria e che ha portato in auge un termine, prima quasi del tutto assente dal lessico della nostra lingua: lo smart working, orrendamente tradotto da alcuni in “lavoro agile” (mah…!)

D’improvviso sembra che sia finalmente possibile lavorare da casa, senza la necessità di doversi quotidianamente recare presso un posto di lavoro, sprecare tempo nel traffico, inquinare, mangiare fuori, doversi necessariamente vestire “eleganti”, etc…

Ci siamo accorti che un altro modo di vivere, per molti versi decisamente più sostenibile, era possibile, ma attenzione: lo smart working non è lavorare da casa! Quello, al limite sarebbe, “remote working”.

Lo smart working è una nuova filosofia manageriale di lavoro, fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. 

Questa definizione, dell’osservatorio del Politecnico di Milano, ci aiuta a capire anche che lo smart working si fonda su tre pilastri: tecnologiaspazi e persone e che, quindi, è un errore associarlo al solo “lavorare da casa”, tipico del remote working o del telelavoro.

Dal punto di vista delle aziende, grazie allo smart working è possibile risparmiare parecchio: nel caso, infatti, in cui questi fosse applicato solo temporaneamente, si otterrebbe un risparmio nel breve periodo dei costi variabili, quali bollette di luce ed acqua oltre agli interventi di pulizia, da effettuare meno frequentemente. Nel caso, invece, di una applicazione dello smart working permanente, che portasse dunque a cambiare uffici, visto il minor numero di dipendenti presenti, si avrebbe una riduzione dei costi di affitto dei locali, delle spese condominiali, delle pulizie, del costo e del numero dei parcheggi (se presenti), delle note spese per trasferimenti da e verso l’ufficio, dei costi di messa in sicurezza e dei vari dispositivi per dipendenti.

Facendo lavorare una persona da casa, infatti, molti di questi costi si scaricano direttamente sul dipendente stesso, basti pensare alla corrente di casa, alla rete internet, al riscaldamento in inverno o all’aria condizionata in estate. Non è un caso o una semplice trovata pubblicitaria, il fatto che molte aziende negli Stati Uniti, tipo Google, abbiano offerto $1000 ai propri collaboratori per rendere la propria casa adeguata ad ospitare uno spazio lavorativo dedicato.

I vantaggi, in definitiva, sono molteplici sia per le aziende che per i lavoratori: le prime vedono un aumento della produttività, legata anche alla riduzione del tasso di assenteismo e del turnover dovuto ad un maggior coinvolgimento del personale. Inoltre, la possibile riduzione degli spazi fisici, come già illustrato precedentemente, porta con sé un conseguente risparmio sui costi di locazione e sui servizi, rendendo un progetto di smart working sostenibile anche da un punto di vista economico.

I dipendenti, d’altro canto, hanno benefici in termini di maggior autonomia nella gestione del tempo e maggior soddisfazione personale nel lavoro.

Ci sono, inoltre, altri aspetti vantaggiosi per l’intera comunità: il lavoro per obiettivi, infatti, porta senz’altro a un sistema più meritocratico, che va a vantaggio di tutti e, sul tema spostamenti, possiamo godere di un importante beneficio in termini di tempo, costi e inquinamento, con tutto quello che comporta anche per la rinascita delle periferie.

Che si sia a favore del cambiamento che lo smart working vero, non il semplice remote working, sta portando con sé, il vero nocciolo della questione sarà da spostare sullo squilibrio in quello che si definisce work-life-balance, per il quale potrà essere sempre più difficile definire un confine e dare dei limiti al lavoro, rischiando, così, di andare a discapito della propria vita privata.

Come diceva uno dei più grandi geni dell’umanità, Albert Einstein: “La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti.” Allora non ci resta che correre verso un nuovo equilibrio, anche grazie alle parole del noto maestro spirituale indiano Swami Satchidananda: “Non cercare la soluzione, trova l’equilibrio: esso porterà la soluzione.” 

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