Lo chiamano sesso debole

Lo chiamano sesso debole eppure dimostra sempre con i fatti che, è capace di cambiare il mondo. Si tratta di tre sorelle, con un cognome scomodo, Napoli, che viene annoverato tra quelli appartenenti alla malavita locale. Pare siano figlie, di un ex capomafia; di certo sono al centro delle cronache degli ultimi giorni. In apparente contrasto con questi legami, sono da anni oggetto, a Mezzojuso, un paese di poche anime, di minacce e intimidazioni in stile mafioso, in quanto titolari di un’azienda che fa gola a qualcuno. Da subito si sono ribellate con caparbia determinazione, lottando sole, sin dal 1998, contro un mostro più grande di loro. L’hanno fatto, dapprima senza le forze dell’ordine, senza le autorità, senza la vicinanza almeno di un volto amico: abbandonate da tutta la comunità che, invece di brandire le spade e combattere al loro fianco, si è voltata dall’altra parte, lasciandole al loro destino. Un destino che avrebbe potuto, prima delle “luci della ribalta” grazie ad una trasmissione televisiva di livello nazionale, rivelarsi addirittura più crudele. All’inizio l’indifferenza, poi addirittura il j’accuse di un paese che ha tentato di smentirle pubblicamente in tutti i modi. “Nessuno sapeva”, si giustifica il primo cittadino Salvatore Guardina. Addirittura, a suo dire, non sarebbe venuto a conoscenza dei reati, nemmeno dopo le denunce ufficiali nel 2014. Anni di vessazioni, in un paese che conta meno di tremila abitanti, dove tutti sanno tutto di tutti e nessuno sapeva. Non può essere credibile. È più plausibile, invece, che si siano coperti gli occhi, come d’abitudine, per non assumersi la responsabilità di dover intervenire. La malavita organizzata spaventa ancora. E tanto. Evidenziandolo ancor di più, laddove la gente non si propone nemmeno di alzare barricate, non ha nessuna intenzione di far rumore. Perché è più comodo e più sicuro spiare da dietro le persiane che intervenire anche solo verbalmente. Magari, a volersi spingere oltre, qualche appoggio non prettamente legale potrebbe far addirittura far comodo, potrebbe servire. Il “baciamo le mani” forse non si usa più. Ma l’omertà è ancora d’attualità. Serve a difendersi, ma soprattutto ad amplificare la volontà di continuare a nascondere anche a se stessi la triste verità che continua ad avvolgere e ad annientare questi territori del profondo Sud. Questo è il senso di quanto pesa questo silenzio è di quanto peserà ancora. La mafia può uccidere, ma il silenzio pure, ha detto qualcuno. Eppure, è pacifico che sia più semplice parlare di criminalità, quando la si osserva da lontano, magari attraverso uno schermo. Quando non si è costretti a conviverci. È più agevole innalzare proclami a centinaia di chilometri di distanza. In questo caso, l’unione delle donne ha fatto la forza, eppure, per loro sarà dura continuare a vivere nel posto dove sono nate e vissute. Continuare a credere in chi non le ha credute, a fidarsi di chi non è stato affidabile. Sembra quasi di vederle mentre vanno a fare la spesa, tra il chiacchiericcio delle comari al loro passaggio e gli uomini che evitano di incrociare i loro sguardi. Chi le proteggerà?

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares