Cambiano i vertici di Confindustria: fuori Boccia, dentro Bonomi

Sarà stato forse sollevato, Vincenzo Boccia, nel veder appropinquarsi il termine del suo mandato in qualità di presidente di Confindustria. A maggio 2016, quando iniziò il suo “regno” ai vertici dell’associazione degli industriali, nessuno si sarebbe potuto immaginare l’influenza primaria di una pandemia virale nell’economia nostrana e di tutto il mondo.

Eppure è stato così: negli ultimi mesi, Boccia si è fatto portavoce degli interessi produttivi cui fa riferimento, spingendo perché l’economia non si fermasse – o, quantomeno, il meno possibile – e perché si giungesse il più rapidamente possibile alla riapertura generale che ci ritroviamo a vivere in questi giorni. Il tutto, occorre sottolinearlo, spesso contro il parere degli organismi tecnici che oggi si occupano di valutare i rischi legati al COVID-19.

Lo stesso premier Giuseppe Conte aveva sottolineato, in occasione dell’inizio della “Fase 2”, come la decisione governativa di riaprire al più presto confliggesse col parere tecnico di chi considera ancora – e non a torto – la diffusione del SARS-CoV-2 nel nostro Paese troppo alta per poter garantire una riapertura in sicurezza.

Non si può dire che Boccia, pur in un ruolo quantomeno “controverso” degli ultimi due mesi, abbia avuto vita facile – come nessuna figura legata ad economia e produzione nell’Italia del lockdown. Il suo fardello passa ora al “bocconiano” Carlo Bonomi, preferito a Licia Mattioli per 123 preferenze contro 60, e confermato negli scorsi giorni con un beneplacito pressoché totale (818 a favore e 1 astenuto).

Il nuovo presidente di Confindustria è una figura potenzialmente in grado di comprendere le specifiche dell’emergenza virale più di quanto non abbia fatto il suo predecessore: fatto e formato in una multinazionale farmaceutica, ha in seguito rilevato un’azienda di strumentazione per analisi di laboratorio, per poi rimanere focalizzato nel business di quel settore. Nel 2017 è stato nominato presidente di Assolombarda.

In sostanza: un lombardo con conoscenze di diagnostica medica non è affatto una scelta casuale per guidare Confindustria in questo periodo storico, sebbene il suo nome fosse già gradito prima dell’attuale emergenza.

Non solo COVID-19, però: nel suo discorso inaugurale, Bonomi ha elencato le necessità che si ritiene saranno primarie nel corso del suo mandato. Il Coronavirus è l’inizio, ma non la fine: conclusosi il dramma sanitario, sarà l’economia a doversi riprendere e Confindustria ha preferenze ben precise per quanto concerne la gestione dell’”aftermath”.

Nelle parole di Bonomi, la volontà di evitare i postumi della crisi del 2008 sono chiari: «Ogni tentativo di perseguire soluzioni attraverso bonus a tempo, interventi a margine nel sistema fiscale o nuova spesa sociale a pioggia, con improvvisati nuovi strumenti che si sommano confusamente a quelli già esistenti, si è rivelata un’illusione».

Una presa di posizione coerente con quanto propugnato generalmente da Confindustria, e che andrà certamente sviluppata più nel concreto relativamente all’emergenza in corso, senza dimenticare il dovuto confronto con la politica, le istituzioni e i cittadini. Ed è lecito, forse, cominciare a sentire in lontananza il rumore della bagarre.

FOTO Carlo Bonomi.ANSA/ Mourad Balti Touati

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